Dopo la trionfale inaugurazione della nuova stagione con l’Ernani di Verdi diretta da Muti, il Teatro dell’Opera di Roma apre la stagione di danza 2013-2014 con il classico dei classici, Il lago dei cigni di Caikovskij. Un’inaugurazione però che ha riservato non poche sorprese e qualche brivido: salvata la prima, che ha rischiato di saltare, l’agitazione sindacale delle sigle CGIL, FIALS, LIBERSIND, si è fatta però sentire e non poco, finendo però per coinvolgere solo ed esclusivamente l’Orchestra, dato che il balletto è andato in scena con il supporto di una registrazione audio come ben indicato al pubblico prima dell’ingresso in teatro.
Nel pomeriggio poi era già arrivata la notizia della nomina (che circolava da giorni) di Carlo Fuortes come nuovo sovrintendente della Fondazione Capitolina. “Sarà un mio preciso impegno continuare la strada dell’eccellenza artistica nata con la presenza del Maestro Muti, per migliorare ulteriormente la programmazione e l’immagine internazionale del Teatro dell’Opera” aveva dichiarato Fuortes, in serata a teatro per la sua uscita ufficiale in veste di sovrintendente.
Interessanti novità anche sul fronte del balletto: il nuovo allestimento del Lago dei cigni con la coreografia e la messa in scena curata da Patrice Bart non è stato propriamente classico, ma ha riservato più di qualche gradevole sorpresa.
Bart punta su una rilettura di carattere psicoanalitico mettendo in evidenza lo stretto, strettissimo legame (quasi da complesso edipico) fra Siegfried e la Regina madre (una regale Gaia Straccamore) che acquista fin da subito notevole importanza. Sulle note iniziali del balletto non scorre la consueta trasformazione di Odette in cigno, ma si osserva subito il legame, quasi morboso, fra il principe e la madre ripercorso attraverso la fanciullezza e l’adolescenza di Siegfried.
Le scene e i costumi di ricercata semplicità di Luisa Spinatelli gettano lo spettatore in un’ambientazione tardo romantica, a cavallo fra l’Ottocento e il Novecento: sembra di essere in una sorta di versione lussuosa del Giardino dei ciliegi di Cechov con l’elegante giardino con colonnine dorate che si apre sul lago malinconico che domina in lontananza, le due balaustre con i cigni che si fronteggiano (naturalmente uno bianco, l’altro nero), le dame in lunghi abiti bianchi da giorno con le cinture rosa e gli uomini nei loro completi grigi fra cui spicca il principe Siegfried (Mikhail Kaniskin, principal dancer dello Staatsballett Berlin) in velluto con alamari dorati, molto pensieroso e oppresso dalla madre.
Secondo atto più tradizionale con l’entrata in scena del cigno bianco Odette (un’elegante e ammaliante Anna Tsygankova, étoile del Dutch National Ballet) e i cigni (molto numerosi, circa trenta sul palco) e terzo atto che si trasforma in una sofisticata festa d’inizio secolo con le donne in nero e gli uomini in smoking. La regina balla audacemente con Rothbart (Manuel Parrucini), pure lui in smoking e qualche tocco di folklore (anche nei costumi) resta nelle danze di carattere con una seducente Odile-cigno nero accompagnata da quattro ancelle in nero. Qualche perplessità la desta il duello finale in cui Rothbart muore addirittura strangolato da Siegfried: muore anche il principe, compianto dalla madre inconsolabile.
Un Lago dei cigni diverso, ma intrigante, che nel complesso, e nonostante la registrazione audio, è piaciuto e non poco al pubblico che ha applaudito con entusiasmo non solo i celebri pas de deux della bella coppia Tsygankova-Kaniskin e le variazioni, ma l’intera compagnia di ballo in chiara rotta di collisione con l’orchestra. Dopo la prima alquanto agitata, Il lago dei cigni va in scena per 11 repliche, fino al 29 dicembre e poi dall’11 al 16 gennaio. Nel ruolo di Odette si alterneranno Alessia Gay, Iana Salenko, Alessandra Amato e Svetlana Zakharova (a gennaio) Nel ruolo di Siegfried si alterneranno con Mikhail Kaniskin, Claudio Cocino, Paulo Arrais, Dinu Tamazlacaru.