Una commedia strutturata magistralmente, con finezza d’intelletto e precisione. L’attenzione del pubblico è catturata e interessata da una trama che si dispiega progressivamente, come in un romanzo giallo: i dettagli del fatto in questione si svelano inizialmente in indizi impliciti che vanno via via culminando in un finale che esprime a gran voce il cuore narrativo e le problematiche morali della vicenda. È uno specchio, parodistico ma veritiero, di un tipo di funzionamento della giustizia che purtroppo si ripresenta dall’antichità fino ai giorni nostri, è spunto di riflessione sulla diffusa scarsezza morale, sulla facilità di corruzione e di lesione dell’andamento giuridico, su quanto l’assenza di valori e l’egoismo di un singolo possano ledere la comunità. Un’opera dalla storia semplice ma ben organizzata, che presenta elementi classici (ad esempio l’intrecciarsi di vita personale e attività pubblica come base della trama, a innescare una serie di problemi) e mette in scena una vicenda emblematica di situazioni eternamente attuali. In accordo al sostrato emblematico della commedia, è naturalmente conseguente la concentrazione, sin dalla prima scena, sul personaggio del giudice Adamo, protagonista attivo che causa l’accaduto. Curiosa e interpretabile in svariati modi la scelta di questi nomi (Adamo ed Eva) in connessione con l’idea della genesi del peccato. Un cast esperto ed affiatato, con Patrizia Milani, Paolo Bonacelli e Carlo Simoni, ha interpretato i diversi personaggi con eccellente capacità attorale senza indulgere alla sollecitazione farsesca malgrado la sapidità delle battute.. Funzionale lo spazio scenico allestito da Gisbert jaekel, belli i costumi di Roberto Vanci. Il meccanismo drammaturgico ha funzionato alla perfezione grazie alla regia di Marco Bernardi.