E’ impresa non facile trovare un aggettivo che qualifichi l’arte attoriale di Fausto Russo Alesi. Ci limitiamo a definire straordinaria l’interpretazione che ci ha offerto nelle vesti dei sette personaggi che animano la commedia “Natale in casa Cupiello” di Eduardo. Nella sua prismatica esibizione le diverse intonazioni, la mimica, le pause, gli sguardi, il linguaggio del corpo sono sempre funzionali al personaggio che interpreta. Fausto Russo Alesi, uno e trino, ha curato anche la regia e l’adattamento della commedia che ha trascritto, con la massima fedeltà al testo, in forma di monologo. In realtà non di una monodia si tratta, ma di una splendida polifonia. Dedichiamoci ora all’opera.
Protagonista della commedia è Luca Cupiello, un uomo abulico, inerte che sembra non rendersi conto dei problemi quotidiani che colpiscono i membri della sua famiglia (le preoccupazioni del fratello Pasquale, il comportamento “anomalo” sia del figlio Tommasino sia della figlia Ninuccia). Eduardo contrappone il mondo onirico di Luca e il matriarcato di Concetta.
Gli interessi sembrano risvegliarsi quando Luca si dedica alla costruzione del “presebbio” che per lui rappresenta la sua certezza, uno spazio alternativo alla realtà in cui vive. Luca infatti chiederà in continuazione allo scettico figlio “Tommasì, te piace ‘o presebbio?” e solo trovandosi in fin di vita avrà la soddisfazione di sentirsi rispondere il sospirato Sì. Il presepe è dunque metafora della vita. Contrappone la sua serenità di cartapesta al drammatico presepe familiare vivente in cui Luca si dibatte tanto che alla fine, nell’impossibilità di trovare un equilibrio fra la dimensione del sogno e quella reale, si lascia morire. Lui, il prototipo dell’anti eroe, ha vissuto in drammatica solitudine un modello sociale che, in silenzio, ha sempre rifiutato.
“Natale in casa Cupiello” più che una commedia amara il cui tema dominante è la solitudine (che si cela in un contesto di contrasti familiari) e l’incomunicabilità (ognuno parla, ma nessuno ascolta) è un dramma fortemente realistico pieno di sfumature comiche e grottesche.
La scena di Marco Rossi è nuda, una piattaforma pericolante come la vita della famiglia dei tanti Cupiello che animavano, allora come oggi, il presepe umano. Molto belle e funzionali le musiche di Giovanni Vitaletti realizzate in collaborazione con Accademia Teatro alla Scala. Il servizio luci è curato da Claudio De Pace.
Grande successo.