Daniele Biagini, Manuel D’Amario, Elena Fazio, Teresa Federico, Yaser Mohamed, Mauro Racanati, Federica Stefanelli, Guido Targetti
scene e costumi Carlo De Marino e Matteo Zenardi
musiche a cura di Davide Mastrogiovanni
in collaborazione con Harmonia Team
luci Guido Pizzuti
regia GIANCARLO SEPE
produzione TEATRO LA COMUNITÀ
Se il dramma di Shakespeare mette in risalto il confronto tra azione e contemplazione, nell’opera rivisitata di Sepe il confronto si ripropone con un Amletò incauto e infantile e non sono tanto le parole a dimostrarlo, quanto i movimenti scattosi ed esasperati del corpo esile del suo interprete, Guido Targetti, il quale con grande maestria ha evidenziato tutta la fragilità di un “jeune homme”, obbligato a compiere un omicidio per una promessa fatta al fantasma del padre assassinato.
La scena si apre su un palco, che si riempie di dettagli scenografici lasciati nella penombra delle luci che illuminano i segnaposto con i nomi dei personaggi da un lato e le loro caratteristiche principali dall’altro.
Shakespeare intendeva portare in scena l’inazione, risaltando il dramma interiore di Amleto con la narrazione degli avvenimenti, Sepe lascia che sia l’espressività del volto e dei corpi, sempre in movimento, a descrivere il dolore interiore che non può essere raccontato, invece, a parole.
Un dolore che ha origine con la partenza in guerra del re di Danimarca e Claude, il fratello, ne approfitta per sedurre Gertrude, la regina.
L’amore illecito si conclude bruscamente con il ritorno del re dalla guerra.
In questi anni felici nasce il piccolo Amletò e Claude, roso dalla gelosia, decide di trasferirsi in Francia all’Hotel du Nord. Lì si consola tra le braccia delle sue amanti.
È l’anno 1939 e lo scoppio della Seconda Guerra mondiale è imminente.
La famiglia danese in fuga dai nazisti giunge in Francia, trovando alloggio proprio all’Hotel du Nord, che si affaccia sul fiume Saint-Martin.
Qui i personaggi prendono parola in un francese a tratti chiaro a tratti frenetico, ma assolutamente comprensibile.
Amletò incontra Ophelià, una prostituta, amica di Rose e Guillame e Laerte il musicista, innamorato di Ophelià, la quale però si invaghisce di Amletò, poco incline a ricambiarla.
È qui che si consuma l’omicidio del re ad opera di Claude e l’immediato matrimonio tra Claude e Gertrude.
Amletò disperato si ritrova a sostenere il peso di tale perdita rappresentato da un quadro, che ritrae l’immagine del padre, che porta sempre con sé e che diventa una maschera dietro cui nascondersi quando Ophelià decide di dichiarare il suo amore. L’immaturità del protagonista si dimostra anche nella promessa di vendetta fatta al fantasma del padre. Un’immaturità e una fragilità che porterà Ophelià a suicidarsi per essere stata rinnegata dal suo amato.
Un’escalation di tradimenti, amori disillusi, morti violente e dolore interiore raccontato da “I Parenti Terribili”, con estremo sarcasmo, accompagnato dalle voci di Arletty, Josephine Baker e di Margherite Boule’ch, che raggiunge il suo apice con la celeberrima frase “Essere o non essere” rivolta come domanda al fantasma del padre per capire se lui era veramente morto o no.
È la storia di un adolescente capriccioso, costretto a passare da una condizione all’altra con una madre che prima ama il padre, ma poi sposa lo zio, amici che si rivelano traditori, Ophelià che non vuole morire insieme ad Amletò ma poi si uccide e un figlio che promette al padre vendetta, ma poi fa di tutto per evitarla.
Il famoso dubbio amletico in quest’opera si trasforma in certezza: “Ma maison c’est la transition”.