Con “Guappo e altri animali” continua il progetto “L’armonia perduta”, portato avanti dal Teatro Stabile di Napoli. Cinque racconti di Raffaele La Capria diventano cinque spettacoli per il piccolo spazio sperimentale del Ridotto. Dopo il debutto con “L’amorosa inchiesta” per la regia di Luca De Fusco, è toccato ora a “Guappo e altri animali” diretto da Francesco Saponaro. Le pagine da cui è tratto lo spettacolo sono quelle in cui La Capria mostra un’infinita tenerezza nei confronti del mondo animale. La scena è semivuota, un bambino esce da una botola a destra del palco e si posiziona in scena. Proiettate in uno sfondo ideale ci sono le immagini del mondo animale, i pesci rossi, il verde della campagna, il blu del mare che hanno ispirato lo scrittore novantunenne. Seduto in prima fila c’è uno spettatore speciale, lo stesso La Capria che assiste alla messa in scena. Protagonista dello spettacolo è Giovanni Ludeno, che in un lungo monologo, intervallato solo da pochi momenti in compagnia del piccolo Leone Curti, racconta al pubblico di incontri straordinari. Il canarino che, durante una passeggiata in villa comunale, viene a poggiarsi sulla spalla. Oppure i pesci rossi ed il polpo visti nell’acquario della Stazione zoologica Anton Dohrn. E, seppur lontani da noi, il protagonista sente di condividere con gli animali il dolore, la sofferenza dell’essere al mondo, la costrizione. Questa “simpatia” per il mondo animale (nel senso etimologico del termine, come “patire insieme”) lo porta a prendere con sé un cane randagio, di quelli che a Napoli rovistano tra i rifiuti, un vero e proprio “can’ ‘e munnezza”. Quel cane, che il protagonista chiamerà Guappo, diventerà il suo migliore amico, ricordato con nostalgia in una lettera finale. Sebbene sia lodevole l’esperimento di Saponaro, che ha tratto dalle bellissime pagine di La Capria, uno spettacolo ben costruito, risulta invece più piatta la presenza scenica e la performance di Giovanni Ludeno. Simpatia e dolore, ricordi d’infanzia e interrogativi amari non riescono a trovare sul palco quel quid, che manca ad uno spettacolo che riesce solo in pochi momenti a coinvolgere emotivamente il pubblico.
Scene Luigi Ferrigno, costumi Zaira de Vincentiis, disegno luci Gigi Saccomandi, musica Paolo Petrella, video Renato Zagari. Una produzione del Teatro Stabile di Napoli.