La giustizia è uguale per tutti? È questa la domanda che si pone La brocca rotta di Heinrich Von Kleist con Paolo Bonacelli, Patrizia Milani e Carlo Simoni e la regia Marco Bernardi in scena al Teatro Quirino di Roma.
La compagnia dello Stabile di Bolzano porta in scena un testo classico (dopo Cechov o Moliere) e lo fa con una tale accuratezza formale, una ricchezza interpretativa e un rispetto della drammaturgia da rendere lo spettacolo equilibrato e godibilissimo.
La brocca rotta poi è un piccolo gioiello, un unicum nella produzione di Kleist, votato a drammi e tensioni oniriche, che però scrive nel 1802 quel che viene definita come la più bella commedia tedesca giocando con i canoni della commedia classica, ma non senza proporre una feroce critica allegorica, ma non troppo, sulla corruzione dell’amministrazione prussiana nell’Ottocento, critica che sembra adattarsi perfettamente anche all’Italia contemporanea.
Protagonista della commedia, che si apre al mattino con la luce che filtra dalla finestra, ambientata in un piccolo villaggio prussiano agli inizi dell’Ottocento, è il giudice Adamo (Paolo Bonacelli) che ha trascorso una notte a dir poco movimentata come si capisce dalle vistose ferite che riporta sulla fronte e dalla gamba claudicante.
Nello stesso momento arriva il consigliere di giustizia Walter (Carlo Simoni) incaricato di controllare proprio l’operato del giudice Adamo e comincia un processo: la signora Marta Rull (una pedante Patrizia Milani, magnifica nella descrizione lunga, ma amorevole della preziosa brocca) chiede giustizia per la sua brocca rotta credendo che il responsabile sia il giovane Ruprecht, il fidanzato della figlia Eva.
Il meccanismo drammaturgico perfetto del testo di Kleist svela pian piano la verità che è ben altra rispetto alle apparenze, rendendo ben partecipe lo spettatore fin dall’inizio: quando il malconcio giudice Adamo entra in scena, si intuisce che è proprio lui il responsabile del “doppio delitto”, la rottura della brocca e la perdita della castità di Eva, ma la tensione comica viene portata avanti attraverso una serie continua di capovolgimenti e di indizi che sembrano lasciare ad Adamo la possibilità di farla franca.
Infatti, sebbene tutte le prove conducano a lui, i membri del villaggio, nella loro ingenuità, non riescono neppure a credere che il responsabile del misfatto possa essere proprio la massima autorità del paese.
E anche i nomi usati sa Kleist poi sono particolarmente evocativi, perfetti per incastrarsi nel gioco di capovolgimenti: Adamo è stavolta il corruttore, Eva la ragazza raggirata e Adamo e Walter rappresentano i due volti opposti della giustizia e del potere in una società semplice che necessita di una guida e che chiede giustizia.
Dinanzi a un’opera così perfetta, Bernardi rispetta ossequiosamente l’unità di tempo, luogo e azione del testo proposto in una sorta di avvincente piano sequenza regalando vivacità e brio: la struttura drammaturgica è praticamente intatta, perfetta nella sua totale cristallina continuità e la messinscena rispecchia al meglio la semplicità, anche psicologica, della Prussia rurale dell’Ottocento, fra lugubri mobili di legno (la scena è di Gisbert Jaekel) e l’abbigliamento severo (i costumi sono di Roberto Banci).
E se lo spettacolo è godibilissimo nel suo equilibrio, il merito naturalmente è anche dell’ottima compagnia e dei suoi tre pilastri portanti sempre perfetti, Paolo Bonacelli nel ruolo del giudice Adamo che richiama alla memoria tutte le eccentriche e oscene figure del teatro comico, autorità coperta di vergogna; Patrizia Milani nel ruolo della pedante signora Marta Rull, ossessionata dalla rottura della sua preziosa brocca; Carlo Simoni, l’autorevole e morigerato consigliere di giustizia Walter. Un perfetto esercizio di teatro che a distanza di duecento anni irride la fallacità umana e mostra ancora la tragica corruzione del sistema politico. In scena fino al 26 gennaio al Teatro Quirino di Roma.