Dal palcoscenico si riversa in sala una grande emozione: due mostri sacri della scena, anziani ma indomiti, leggono Love Letters di A.R. Gurney ripercorrendo cinquant’anni di vita dei due protagonisti Melissa e Andrew grondanti sentimenti, problemi, malinconie, desideri, speranze, e catapultandoci indietro nel tempo a porci domande sull’essenza della vita e sugli amori, le delusioni, le occasioni non colte.
Rappresentato per la prima volta a Broadway nel 1990, il testo è diventato un classico del teatro contemporaneo, proposto in tutto il mondo, tradotto in trenta lingue. Il motivo di tanto successo è che evoca una proiezione, narrando la vita con tutti i suoi possibili accadimenti, annotati con la sincerità di due anime che si confidano mantenendo inalterata la genuinità infantile, rimanendo nell’ombra ma sempre in contatto, da qualunque angolo della Terra.
In apertura due giovanissimi attori si scambiano letterine, piccoli messaggi e disegni (si agiva così nell’era pre-digitale priva di telefonini!) che rivelano il loro temperamento e denunciano la diversa condizione sociale. Andy è un ragazzo della middle class timido e assennato, che consegna ai bigliettini i primi turbamenti e quel lato intimo di sé che non riesce ad esprimere a parole, Melissa è pimpante, ricca e viziata, un po’ petulante e disinibita.
Le luci si abbassano e poi si riaccendono su due icone della teatro italiano sedute agli scrittoi, Valeria Valeri e Paolo Ferrari, che continuano senza soluzione di continuità la lettura delle proprie missive. Le due figure, allineate eppure distanti, sul palco nero e privo di qualunque supporto scenografico, affabulano la platea con deliziosi battibecchi epistolari. La voce calda e attempata di Ferrari accompagna la crescita di Andy, dagli impacci adolescenziali ai modi sbrigativi della maturità passando attraverso la scoperta della sessualità e l’esperienza della guerra in Giappone, come molti soldati americani. Con piglio brioso, incalza la voce ammiccante della Valeri che, confessando di passare da un college a un altro, rivela i suoi progetti di ragazza dell’alta borghesia che intende viaggiare e visitare l’Italia, non disdegnando vari approcci amorosi, esprimendosi con linguaggio colorito e a volte fortemente icastico nelle espressioni gergali. Lo scambio epistolare è la colonna sonora della loro vita, con le musiche originali di Luciano Francisci che sottolineano la progressione emotiva e il crescendo drammatico.
Due temperamenti diversi che, tra scambi di auguri natalizi e di compleanno, si rincorrono, si cercano, si stuzzicano, si confidano, si confortano, si sostengono, si offrono virtualmente una spalla per piangere, senza più incontrarsi dalla fanciullezza, mentre la vita segue il suo corso, fotografando attraverso le loro esistenze mezzo secolo di storia americana. Dalla spensieratezza e dalle schermaglie giovanili transitano gradualmente verso la mestizia, lo struggimento e i rimpianti. Andrew tenace e pragmatico si avvia alla carriera politica supportato dalla solida famiglia che ha costruito mentre Melissa, fragile e instabile, reduce da vari divorzi, scivola verso l’alcolismo e la solitudine. È troppo tardi per i sentimenti.
I giovani attori che recitano nel prologo e rientrano nel finale in un effetto scenico di continuità e circolarità della vita e del teatro, provengono dalla compagnia professionale “Piccoli per Caso” formata da ragazzi dagli 11 ai 17 anni fondata nel 2010 dai registi Veruska Rossi e Guido Governale che curano la messa in scena, e cambiano a ogni replica come in una staffetta in cui ricevono un ideale passaggio di testimone da due protagonisti assoluti del teatro contemporaneo, inarrivabili per le loro giovani velleità.
Il connubio tra il testo di Gurney e le voci di Valeri e Ferrari generano la magica alchimia del teatro di scrittura e di parola.
Teatro Ghione
Via delle Fornaci, 37 – Roma
www.teatroghione.it
fino al 26 gennaio 2014