Marco Paolini omaggia Jack London, o meglio diventa Jack London, in Ballata di uomini e cani, caloroso omaggio – work in progress dedicato allo scrittore americano. Con tecnica affabulatoria Paolini si rivolge e coinvolge il pubblico e fra dramma e ironia dà vita e colore a tre diverse storie che evidenziano lo strettissimo e drammatico rapporto fra uomo e natura, ma anche fra uomini e cani, ricostruendo le atmosfere della fine del XIX secolo, i paesaggi di frontiera, le terre di confine tra Canada e Alaska, la mitica corsa all’oro del Klondike, fra boschi, ghiacciai e freddo, quello vero, dove si muovono vagabondi e mute di cani. “A lui (Jack London) devo una parte del mio immaginario di ragazzo – dice Paolini – ma Jack non è uno scrittore per ragazzi, la definizione gli sta stretta. È un testimone di parte, si schiera, si compromette, quello che fa entra in contraddittorio con quello che pensa. È facile usarlo per sostenere un punto di vista, ma anche il suo contrario: Zanna Bianca e Il richiamo della foresta sono antitetici. La sua vita è fatta di periodi che hanno un inizio e una fine e non si ripetono più. Lo scrittore parte da quei periodi per inventare storie credibili dove l’invenzione affonda nell’esperienza ma la supera”. Lo spettacolo si dipana attraverso stralci autobiografici della vita di London e tre fra i racconti eletti dello scrittore statunitense, Macchia, Bastardo e Preparare il fuoco. In Macchia, “unico cane da tiro che non tira”, Paolini racconta con umorismo e brio la mitica corsa all’oro nel Klondike, attraverso la personalità di un cane individualista e sui generis. In Bastardo, i toni diventano più drammatici nel definire un rapporto d’amore e odio il cane Bastardo e il suo padrone, lo zingaro Leclèr e in Preparare il fuoco, un giovane avventuriero e il suo husky affrontano il gelido inverno del Klondike. Ora al di là dell’argomento, Paolini è sempre amabilmente riconoscibile per la sua cifra stilistica e narrativa, incentrata quasi sull’urgenza del racconto e con brio e vivacità mantiene la narrazione sempre coinvolgente e sul filo della suspance. Per arricchire la tensione emotiva che trapela da un racconto che toglie il fiato, Paolini si affida al solido e ininterrotto accompagnamento musicale di ballate e musiche originali di Lorenzo Monguzzi alla chitarra, Gianluca Casadei alla fisarmonica e Angelo Baselli al clarinetto, sempre sul palco e alle animazioni video di Simone Massi. In scena fino al 2 febbraio al Teatro Argentina di Roma.