monologo scritto da Stefano Benni
con Ambra Angiolini
Una donna qualsiasi, di nome V, nata un giorno qualsiasi in modo funambolico ripercorre, follemente, comicamente, la sua vita, alla ricerca del suo pezzo mancante: W.
V è perciò una parte che cerca il suo tutto e in questo monologo paradossale, ridicolo e doloroso, che va in scena al Teatro Vittoria dal 18 febbraio al 2 marzo, cerca una spiegazione al suo senso di infelicità e incompletezza. Nel farlo si interroga su povertà e guerra, amicizia e intolleranza, giustizia e amore: “Sono stata con Wolmer 6 anni e 2 mesi. Abbiamo totalizzato 12.346 baci e 854 coiti con una media di orgasmi per lui del cento per cento, per me del sedici per cento, media complessiva, secondo lui, del cinquantanove per cento, che non è male”. Tutto sembra sfaldarsi attorno a lei: scompare il coniglietto Walter, viene a mancare il nonno Wilfredo, sfuma l’amicizia con la compagna di scuola Wilma e si chiude squallidamente la storia d’amore con il fidanzato Wolmer.
In questo testo, ironico e fantasioso, la parola di Stefano Benni è come sempre agile, paradossale e dissacrante, sostenuta dall’interpretazione di Ambra Angiolini, per la prima volta sola in palcoscenico dopo il David di Donatello e il Nastro d’Argento per il film “Saturno contro”. V ci racconta la lotta e la rabbia che sta dentro la necessità di sopravvivenza e di difesa dello spirito critico, in un copione teatrale dove il comico è soprattutto esercizio di ribellione, un tocco di magica follia che trasforma l’angoscia in risata liberatoria.
“Come regista – spiega Giorgio Gallione – ho sempre desiderato parlare di contemporaneità in modo comico, ma con un linguaggio alto, che esulasse dal semplice sketch. Stefano Benni con i suoi libri mi è apparso come il prototipo di queste qualità. Fin dalle prime letture dei suoi libri mi sono sentito profondamente vicino all’indagine paradossale, fantastica e apocalittica della realtà che emergeva dai suoi libri e la struttura linguistica polistrumentale da lui utilizzata era di per sé profondamente teatrale. Così un giorno del lontano 1987 l’ho chiamato e gli ho chiesto se con l’Archivolto potevamo mettere in scena Il bar sotto il mare. È venuto a vedere un nostro spettacolo e ha detto “ok, mi fido”; da lì è iniziata una collaborazione che ha portato a varie trasposizioni sceniche. L’incontro con Ambra è stato invece più ‘casuale’. Ci siamo incrociati durante Crozza Italia; io terminavo la mia collaborazione al programma mentre lei entrava nel cast. Mi ha colpito la sua freschezza, la sua spontaneità nel lavoro, la sua disponibilità a mettersi in gioco. Aveva appena vinto il David per la sua interpretazione nel film di Ozpetek, Saturno contro, ed era chiaro che stesse seguendo un percorso di approfondimento. Le ho proposto di avventurarsi in un territorio per lei nuovo ma confinante con il suo. W è una donna giovane, una figura tragicomica che fa davanti al pubblico una lunga confessione- E Ambra sa interpretarla con naturalezza e sincerità”.