Elegante, chiara e coinvolgente interpretazione teatrale di Le affinità elettive, romanzo innovativo e dal successo immediato (pur se accompagnato da contestazioni) pubblicato come quarto della sua produzione nel 1809 da Johann Wolfgang von Goethe (Francoforte sul Meno 1749 – Weimar 1832), eclettico pensatore capace di spaziare non solo nella poesia e nella prosa, ma anche nelle discipline scientifiche quali le scienze naturali che esercitano su di lui una forte influenza.
L’opera, infatti, si ispira al De actractionibus electivis (1775) del chimico svedese Torbern Bergman (1735-1784) il quale afferma che gli uomini esattamente come il resto della natura si attraggono e si respingono in ogni settore, anche sessuale, secondo una sorta di legge in virtù della quale due elementi in presenza di un terzo o di altri due si scompongono e si legano a questi creando nuove coppie, così come spiegato con adamantina chiarezza dal ‘Capitano’ nella pièce teatrale.
Si deve a Paolo Giorgio – creativo regista, docente di teatro e cofondatore con Sarah Chiarcos nel 2013 del Circolo Bergman (che trae il nome dallo stesso chimico che ha ispirato Goethe in quanto sua finalità è rendere produttivi su progetti comuni artisti di diversa provenienza) produttore della pièce – e alla Chiarcos (che ne ha ridotto con sapiente incisività il testo) la trasposizione in una rappresentazione teatrale semplice, lineare e pulita di un romanzo la cui complessità si è trasformata in un comprensibile e piacevole spettacolo capace di attrarre con la forza evocatrice della parola.
Minimalista, infatti, la scenografia e quasi inesistente se non per un tappeto verde evocatore del parco che circonda la dimora di Edoardo e Carlotta e della passione per il tennis (svago della buona borghesia), coppia all’apparenza salda, ma i cui equilibri sono scossi dall’arrivo del Capitano (amico di Edoardo) e della dolce e tenera Ottilia (nipote di Carlotta) determinando una situazione di destabilizzazione: un campo di battaglia in cui da una parte si schierano razionalità e buon senso e dall’altra passione, insicurezze, dubbi e istinto insieme a un’innocenza primigenia.
Una rappresentazione straordinariamente godibile in cui i bravissimi Caterina Bajetta, Gabriele Bajo, Tomas Leardini e Francesca Pedrazzi con un abbigliamento moderno, ma quasi atemporale, si muovono con equilibrata professionalità trascinando gli spettatori all’interno di una storia che si rivela di assoluta contemporaneità trattando dei fragili e delicati equilibri della coppia.