Dal 4 al 16 febbraio Simone Cristicchi propone il suo singolare viaggio nella memoria del secondo conflitto mondiale
“Mio nonno è morto in guerra” è un vivace e appassionante mosaico di memorie, canzoni e videoproiezioni, i cui protagonisti sono piccoli eroi quotidiani, uomini e donne attraversati da uno dei più violenti terremoti della storia: la Seconda guerra mondiale. Storie di bombardamenti nelle borgate romane, storie di fame, di madri coraggiose, di prigionieri in Africa, di soldati congelati nella ritirata di Russia. Storie di lager e di guerra partigiana. Le testimonianze reali e inedite raccolte da Simone Cristicchi ci trasportano tra le voci potenti di un’umanità nascosta tra le macerie. Cambiando voce, abiti, musiche ed atmosfere, l’istrionico “cant’attore” dà vita a ogni singolo personaggio, in un caleidoscopi odi emozioni capaci di commuovere e far sorridere amaramente su una delle più grandi tragedie mai accadute. In un’epoca di bombe “intelligenti” e guerre “umanitarie”, questi preziosi testamenti di memoria diventano un monito per tutti, e uno stimolo alla costruzione di un futuro di pace. Racconti come schegge di vita, aneddoti fulminanti, parole a volte delicate come cristallo, a volte taglienti come lame affilate. “Sono voci – osserva Cristicchi – che raccontano la stupidità e l’assurdità della guerra, di una guerra che non è mai finita”.
Reduce dal successo con “Magazzino 18” e prima ancora con “Li romani in Russia”, Simone Cristicchi presenta uno spettacolo sulla memoria della seconda guerra mondiale, uno spettacolo di parole e musica, commovente, coinvolgente e ironico: un affresco di piccole e grandi storie individuali, un mosaico di istantanee emozionanti, schegge di voci inghiottite dal vortice della Grande Storia e salvate dall’oblio.
Palco spoglio, 14 vecchie sedie accatastate, che proiettano sullo sfondo una ragnatela di luce, un pianoforte, strumenti giocattolo. Questo è quanto basta per raccontare le storie “in bianco e nero” di quattordici piccoli eroi quotidiani, storie cariche di speranza, umanità e resistenza.
A questa raccolta di aneddoti e ricordi, si affiancano brani scelti dal repertorio della canzone popolare e d’autore: Francesco De Gregori, Ivano Fossati, Boris Vian, canti alpini reinterpretati da Cristicchi accompagnato al pianoforte da Riccardo Ciaramellari. Parole narrate e cantate che prendono vita anche grazie alle atmosfere sonore create da Gabriele Ortensi attraverso la magia del theremin, degli strumenti giocattolo, che immergono lo spettatore nella tridimensionalità del racconto.
Cristicchi, procedendo con la sua narrazione priva di reticenze e al tempo stesso delicata, riesce a offrici un punto di vista dal quale è impossibile tirare una riga netta tra buoni e cattivi. Esistono solo uomini e donne giuste, al di là delle etichette di amici o nemici ed un unico grande messaggio: “i nostri nonni morti in guerra, muoiono ancora di più, oggi, in questi tempi di finta pace”. Uno spettacolo costruito dando risalto soprattutto a una “geografia dell’anima” e dell’emozione nel ricordo, e nato dall’urgenza di non disperdere la memoria e i valori civili ad essa legati, così come afferma lo stesso Cristicchi: “Credo fermamente che se ogni ragazzo italiano, oltre a studiare a scuola le scienze o la geografia, sapesse raccontare la storia dei propri nonni, nel nostro paese assisteremmo ad una piccola grande rivoluzione culturale.”