E’ inesorabile, la patina del tempo opacizza anche una delle più brillanti e divertenti commedie consacrata da critica e pubblico. Quando sessant’anni fa debuttò a Broadway si viveva in un mondo diverso, i valori etici erano alla base di una società puritana, ipocrita, perbenista, ma dire oggi (come scrive il regista) che la commedia in scena al Teatro Manzoni è “una feroce satira di costume contro il perbenismo che sembra non avere epoche” fa sorridere. Lo iato fra le epoche c’è ed è profondo. Ma avendo attualizzato la piéce, portandola ai giorni nostri, di “feroce satira” ieri sera non si è visto traccia. E’ stato solo un moderato divertissement condizionato dallo svolgimento scenico che purtroppo richiamava alla memoria il famoso film e la commedia di cui Edoardo Erba ha tradotto e curato l’adattamento. Ma anche lui ha commesso, a mio avviso, un errore: mantenere il titolo del popolarissimo film ha caricato di aspettative gli spettatori trascurando il fatto che questa commedia sta in piedi da sola senza quel supporto che ha tutta l’aria di essere uno “specchietto per le allodole”.O, in subordine, avrebbe dovuto titolare “Quando la moglie è in vacanza” da George Axelrode non di. La versionein scena al teatro Manzoni è una piacevole commedia musicale con belle canzoni scritte da Renato Zero e interpretata magnificamente da un Massimo Ghini in grande spolvero, padrone della scena, preciso nei tempi e misurato nella gestualità. Molto indovinato da parte del regista Alessandro D’Alatri l’utilizzo di immagini video su grande schermo per evocare, come in un fumetto, situazioni vere o immaginate e per agitare i fantasmi creati dai disagi esistenziali del protagonista. Bravi tutti gli attori dalla giovane splendida Elena Santarelli il cui vitalismo ha messo alle corde l’irresoluto Ghini a Edoardo Sala, Anna Vinci, Clara Costanza, Francesca Pisanello, Chiara Rosignoli, Luca Scapparona, Davide Santoro.La storia in breve.Nell’afa di Roma, mentre moglie e figlio sono in vacanza, Richard conosce la vicina del piano di sopra e, dopo le prime schermaglie, cede al fascino della ragazza malgrado sia condizionato dalla gelosia nei confronti della moglie che nel luogo di villeggiatura ha ritrovato un vecchio corteggiatore. Dopo una sequenza di buffi tentativi, finalmente Richard riesce a conoscere (in senso biblico) la ragazza. Ma alla fine della performance il maschio piccolo borghese decide di mettere fine alla bella storia non per una improbabile crisi di coscienza o lacerante senso di colpa, ma per l’atteggiamento possessivo della ragazza e per il timore che la moglie lo venga a sapere con le prevedibili conseguenze.