Uno dei romanzi più rappresentativi del Novecento diventa spettacolo teatrale. La coscienza di Zeno, capolavoro di Italo Svevo, è di scena al Mercadante di Napoli. Riscritto da Tullio Kezich nel 1963, e in questo allestimento diretto da Maurizio Scaparro, prende vita sul palco la vita dell’inetto per antonomasia: Zeno Cosini.
Come nelle pagine del libro rivivono sul palcoscenico i capitoli della vita di Zeno. Tutto parte dalla psicoanalisi. Zeno è in cura da uno psichiatra e l’occasione è proficua per rivivere a flashback le fasi della sua esistenza. Un diario umoristico che spazia dal rapporto con il padre (Zeno ancora si chiede se era una carezza o uno schiaffo la mano del padre allungata sul suo viso in punto di morte) all’irrinunciabile vizio del fumo, dall’amore per Ada al matrimonio di ripiego con la sorella bruttina Augusta passando per la rivalità con il cognato. L’esistenza dell’inetto, che considera la vita “non bella né brutta ma originale”, si sussegue su di una scena elegante, che ora diventa interno borghese, ora caffè triestino, grazie ad un bellissimo gioco di pannelli. Tecnicismo raffinato e necessario che permette mutevoli e repentini cambi di scena, anzi “cambi di capitoli”.
Il tutto si svolge tra una piacevole recitazione, fra tutti spicca ovviamente il bravissimo Giuseppe Pambieri, e interni distinti con gradevoli musiche di accompagnamento e qualche piccola nota di colore che non si allontana poi tanto dal romanzo di Svevo (si veda l’esistenza di una quarta sorella più piccola). Eppure c’è qualcosa in questa messa in scena di Scaparro che un po’ tradisce il romanzo sveviano. Vuoi per l’ottima e ironica interpretazione di Pambieri che ci fa quasi piacere Zeno come un personaggio brillante e non passivo. L’ironia e la sobrietà della rivisitazione lasciano forse ben poco all’introspezione. Ben recitato, elegante e di certo raffinato, ma alla fine al pubblico resta poco dell’inerzia esistenziale tipica del protagonista sveviano, in fondo il vero motore drammaturgico che in scena a stento si percepisce. Divertiti dall’inetto che rinuncia alla psicoanalisi, e si crede guarito, poiché il fumo non gli ha creato mai danni e la moglie gli è stata sempre fedele, dimentichiamo il dramma esistenziale di chi la vita non la vive ma la subisce.
di Tullio Kezich dal romanzo di Italo Svevo
regia Maurizio Scaparro
con
Giuseppe Pambieri | Zeno Cosini
Nino Bignamini | il dott. S. / Giovanni Malfenti
Giancarlo Condé | il dott. Coprosich / Enrico Copler
e con
in ordine alfabetico
Silvia Altrui | Anna Malfenti
Guenda Goria | Ada Malfenti
Margherita Mannino | Alberta Malfenti
Marta Ossoli | Carla Gerco
Antonia Renzella | Augusta Malfenti
Raffaele Sincovich | Luciano
Anna Paola Vellaccio | La signora Malfenti
Francesco Wolf | Guido Speier
scene Lorenzo Cutùli
costumi Carla Ricotti
musiche Giancarlo Chiaramello
Produzione Compagnia del Teatro Carcano