Ottima e impegnativa l’idea di trarre un’opera teatrale dal saggio critico ‘L’elogio della Follia’ (titolo originale Stultitiae Laus in latino e in greco Morías Enkómion che latinizzato diviene Moriae encomium giocando su un doppio significato, quindi anche ‘Elogio di Moro’) scritto da Erasmo da Rotterdam (Rotterdam 1466/69 – Basilea 1536) nel 1509 quale divertissement, comunque dotto e fondato su fonti classiche, durante un suo soggiorno connotato da una malattia e da riposo forzato presso la residenza di Tommaso Moro a Bucklersbury.
Non destinato alla pubblicazione e dedicato a Tommaso Moro con cui voleva divertirsi insieme al gruppo di amici, il saggio riscuote un successo che stupisce lo stesso autore ed è tradotto in varie lingue.
Considerato uno dei lavori più importanti del mondo occidentale e pubblicato nel 1511, pare abbia avuto anche un ruolo nella Riforma Protestante.
Protagonista la Follia che in prima persona racconta con un linguaggio diretto e schietto le sue origini divine e come sia connaturata alla natura umana e si autoelogia come portatrice di spensieratezza e felicità con numerosi esempi illuminanti per poi concludere stigmatizzando il malcostume della Chiesa cattolica romana dell’epoca ed esortando a vivere allegramente.
Nella versione teatrale – compresa nel programma nel Festival Acrobazie Critiche rivolto a rendere più consapevole e critico l’approccio dei giovani al teatro e su cui gli studenti coinvolti discetteranno ancora per circa un mese – liberamente tratta dal testo del grande umanista, teologo e filosofo per la regia di Claudia Negrin e Michele Bottini, l’autoincensarsi della Follia è interrotto da personaggi folli presi a prestito dalle pagine teatrali di Pirandello, Shakespeare e altri autori: un campionario tragicomico di un’umanità fedele nei secoli alla Follia!
Tocca per prima a una giovane che rivela segni di una bellezza devastata da alcool e da una vita sregolata senza rispetto per sé e per gli altri e quindi folle, né sono da meno la casalinga frustrata e schiavizzata da un marito irresponsabile, il pazzo consapevole di esserlo che irride gli altri che credono di essere sani, il divertentissimo cliente di uno psicologo più labile e sbalestrato di lui che lo sostituirà senza che ci si avveda dello scambio e una tristissima Ophelia uscita di senno per le pene d’amore.
Interruzioni che non impediscono alla Follia di riprendere ogni volta il proprio discorso autoreferenziale portandolo a termine comunque con successo e coinvolgendo un divertito pubblico ‘iniziato’ alla perdita di sé con un gradevole assaggio di Est Est Est, vino bianco laziale di qualità ‘scoperto’, guarda caso, proprio da ecclesiastici…
Follia generatrice di disgrazie o strumento per rendere meno dolorosa la vita degli uomini? Al pubblico l’ardua sentenza!
da Erasmo da Rotterdam, Shakespeare, Pirandello e altri autori
regia Claudia Negrin e Michele Bottini
con Marisa Miritello, Gabriele Amietta, Anna di Maio, Claudio Gherardi, Chiara Salvucci
costumi e scene Paola Arcuria
luci Alessandro Tinelli
produzione Skenè Company Milano