Musiche Armando Trovajoli
coreografie Gino Landi
scene e costumi Giulio Coltellacci
Collaborazione Artistica di LUIGI MAGNI
Regia originale GARINEI e GIOVANNINI
Messa in scena da ENRICO BRIGNANO
Produzione LIVE NATION – MF Produzioni – TEATRO SISTINA
Con:
SERENA ROSSI nel ruolo di Rosetta
PAOLA TIZIANA CRUCIANI nel ruolo di Eusebia
VINCENZO FAILLA nel ruolo di Mastro Titta
Dopo lo straordinario successo dell’edizione 2010 con oltre 130.000 spettatori e i 4 mesi di permanenza al teatro Sistina a Roma dal 14 novembre al 9 febbraio con oltre 100.000 presenze Rugantino torna in scenacon il volto, la voce e la verve di Enrico Brignano, a Milanoal Teatro degli Arcimboldi dal 2 al 13 aprile 2014.
Accanto a lui un cast importante nei 20 ruoli e nei 20 solisti. Un grande sforzo produttivo di Live Nation, MF Produzioni e del Teatro Sistina che, come per la passata edizione, utilizzeranno scene e costumi originali firmati da Giulio Coltellacci mentre la regia di Garinei a Giovannini viene ripresa dallo stesso Brignano che per rispetto alla fedeltà del testo mette in scena il primo copione originale.
Rugantino sarà ancora in scena a dal 1° al 4 maggio a Firenze al Teatro Verdi e dall’11 al 15 giugno a New York al New York City Center per festeggiare i 50 anni della prima rappresentazione a Broadway nel 1964.
Rugantino. E’ difficile dire se sia più famosa la popolare maschera romana o il personaggio della commedia musicale di Garinei e Giovannini.
Uno spettacolo che ha fatto il giro del mondo e che, probabilmente, almeno da 50 anni, ha dato nuovo lustro e popolarità alla maschera romanesca senza appannarne il fascino perché gli ingredienti di Rugantino sfidano il tempo stesso e sono eterni come quella Roma che gli fa da pittoresca cornice.
Uno spettacolo storico, sicuramente, ma non vecchio, anzi, sempre più attuale con quella voglia di divertire e commuovere, con i suoi personaggi in bilico tra mascalzonaggine e bontà, simpatia e boria.
Come non innamorarsi di Rugantino che sa essere sbruffone, chiacchierone, vigliacco, tenero e dolce. O di Rosetta, incarnazione della venere romana, bella e irraggiungibile ma così umana. Come non commuoversi con Mastro Titta, il boia, uomo buono sempre in giro con il pesante fardello della sua professione, o non farsi conquistare da Eusebia e dalla sua ruspante simpatia?
Intorno ai protagonisti altri personaggi perfetti per rendere questo spettacolo un piccolo grande capolavoro di un teatro internazionale.
E’ inoltre impossibile tralasciare l’importanza e il fascino della musica creata dal Maestro Trovajoli: ”Roma nun fa la stupida stasera”, “Ciummachella”, “Tirollallero” canzoni che grazie a Rugantino hanno preso il volo e fatto il giro del mondo.
Nella tradizione dei grandi spettacoli di Garinei e Giovannini, si sottolinea il ritorno in buca dell’orchestra.
La Roma di Rugantino
Nel 1830 a Roma regna papa Pio VIII, in uno stato pontificio restaurato e più deciso che mai a difendere i propri privilegi, ma dove la fede ormai è rito e superstizione.
In questa situazione il popolo a Roma ha poca voce. Giuseppe Gioachino Belli vuole edificare un monumento al popolo di Roma, escluso dalla storia, e lo fa coi suoi sonetti. Da giovane aveva molto amato il teatro e i sonetti sono scene teatrali, dove la lingua racconta un carattere e una città. Si potrebbe dire che Rugantino sia la commedia che poteva scrivere il Belli, anche se i suoi sonetti saranno noti molti anni dopo, perché la realtà che Rugantino racconta è quella tragicomica del poeta. Belli racconta il carattere del popolo romano avvezzo a mangiar poco e a fare una vita grama che si sfoga da secoli, secondo la sua natura, in epigrammi e battute.
Una città soffocata dal papato, che si regala delle belle statue di gusto neoclassico scolpite da Thorvaldsen, a cui è dedicata una piazza a Villa Borghese e il cui studio é ancora riconoscibile vicino a Piazza del Popolo.
Roma è oggi la più grande capitale europea, la Roma di Rugantino è una città di centocinquantamila abitanti, un grosso paese. E’ una città dove le rovine, non ancora restaurate, testimoniano un passato mitico, che rende anche più amara la realtà priva di speranze. SPQR: SoloPretiQuiRegnano. E le feste, le fiaccolate, i grandi funerali perfino le esecuzioni sono l’unico motivo di distrazione da una situazione disperata. Pasquino, la statua dove si portano le proteste anonime contro i potenti, assomiglia a Rugantino: tira il sasso, ma annisconne la mano.
Il popolo può fare solo questo, brontolare , ma Rugantino non si limita a brontolare lui mozzica, almeno a parole, e sfoga nel riso anche una voglia di vita che certo le circostanze non favoriscono. Siamo alla vigilia di un cambiamento dove, a prezzi molto alti per gli italiani, si ritroverà l’identità nazionale, e quello romano è un eroe sgangherato, che ritrova una dignità che informerà di sé tutte le speranze del Risorgimento.
Rugantino nasce come titolo di una rivista, nel 1848. Nel primo numero il fondatore del giornale, Odoardo Zuccari, presenta il personaggio come un tipo cresciuto a botte perché c’ha sempre voglia de rugà, (ruganza viene da arroganza).
Anche altri personaggi romani hanno un carattere analogo, Meo Patacca, Gigi er bullo, Ghetanaccio perché la provocazione fa parte della tradizione del popolo romano che piuttosto che perdere una battuta preferisce prendere una mazzata. “Lui me le ha date, ma io quante gliene ho dette!” E’ il ritratto di un popolo affamato e senza futuro che si sfoga almeno a parole . Rugantino è vestito come un popolano della Roma papalina del 1830, il personaggio è già presente prima, nel teatro delle marionette a Villa Borghese. Il giornale rivaluta un nome e un personaggio che fanno parte della tradizione della città, legato a Roma da un legame polemico, amoroso e ironico come si ritrova nella straordinaria canzone di Trovajoli “Roma nun fa la stupida…”.
Alla prima al Sistina tutto il pubblico alla fine usciva dal teatro cantandola.
SINOSSI
Nella Roma papalina del XIX secolo Rugantino (Enrico Brignano), giovane spaccone, arrogante e avverso a qualsivoglia lavoro, vive di espedienti aiutato dalla fida Eusebia (Paola Tiziana Cruciani) che egli spaccia per sua sorella.
I due insieme ottengono vitto ed alloggio raggirando il frescone di turno: dapprima un anziano prelato il quale, deceduto, non dona loro alcun lascito; e quindi Mastro Titta (Vincenzo Failla) il celebre boia dello Stato Pontificio, autentico personaggio storico.
Mastro Titta è anche proprietario di una locanda che gestisce insieme al figlio soprannominato Bojetto, (Andrea Pirolli) dopo l’abbandono da parte della moglie che non approvava il suo mestiere. Egli si prende cura di Rugantino e di Eusebia ma finisce per innamorarsi di questa, un amore che è presto ricambiato.
Entra in scena la bella Rosetta, (Serena Rossi) moglie del violento e gelosissimo Gnecco Er Matriciano, (Simone Mori) croce e delizia di tutti i giovani romani, compreso Rugantino, il quale con degli amici scommette di sedurla prima della Sera dei Lanternoni. Il giovane, nonostante umilianti peripezie, riesce nell’intento ma finisce con l’innamorarsi della ragazza, così da non far menzione, per rispetto, dell’impresa ai suoi compagni, un contegno che presto viene meno a causa del suo carattere spaccone, ferendole i suoi sentimenti.
Durante il Carnevale, Gnecco viene assassinato da un criminale mentre Rugantino è altrove in compagnia di una nobile. Il protagonista si fa trovare casualmente accanto al cadavere e quindi, onde riscattarsi, si autoaccusa dell’omicidio, il quale movente sarebbe l’amore per Rosetta. Imprigionato e condannato a morte, con Rosetta che si dichiara perdutamente innamorata, sale sul patibolo sostenendo la colpevolezza, dimostrando così, affrontando la morte, di essere un vero uomo. La vicenda si conclude con Mastro Titta che giustizia un Rugantino finalmente rispettato e ammirato da tutti.