Domenica 13 aprile alle ore 18 Daniela Poggi interpreta L’AMORE IMPAZIENTE, testo di Valenria Moretti con la regia di Silvio Peroni.
Il percorso mistico che conduce all’Amato non conosce né tregua né riposo, è un amore impaziente, smisurato, esclusivo, ostinato che si dà senza risparmio. Completamente aperto, visceralmente teso verso l’infinito. E’ una precipitazione. Una folgorazione. Un amore che varca la misura. Un amore che ha bisogno di “dirsi”, di dichiararsi.
“Il mio dire è un devastare” (Angela da Foligno).
C’è un corpo vuoto e un corpo pieno. Il primo rifiuta il cibo e sceglie la macerazione. Il secondo aspira all’unione totale, alla congiunzione, all’Amore che illumina.
Sotto gli occhi dello spettatore si dispiega, attraverso il nostro personaggio femminile, un universo a sé, coinvolgente e impervio, fragile e duro, ossessivo e malinconico.
“Fatevi una cella nella mente dalla quale non possiate più uscire “ (Caterina da Siena).
L’oniricità che percorre il lavoro è spontaneamente affluita, certo suggerita dall’argomento che non prescinde da una ricca documentazione su monachesimo e santità femminile.
In filigrana, durante lo spettacolo, l’eco di una soffitta speciale: quella descritta nei “Cahiers” da Simone Weil. Spazio che custodisce una delle sue esperienze mistiche. Luogo d’amore e di conoscenza, di finitezza e di tensione verso l’Assoluto, dove si esplorano gli abissi e le vette del cuore.
“Il mio dire è un devastare” (Angela da Foligno).
C’è un corpo vuoto e un corpo pieno. Il primo rifiuta il cibo e sceglie la macerazione. Il secondo aspira all’unione totale, alla congiunzione, all’Amore che illumina.
Sotto gli occhi dello spettatore si dispiega, attraverso il nostro personaggio femminile, un universo a sé, coinvolgente e impervio, fragile e duro, ossessivo e malinconico.
“Fatevi una cella nella mente dalla quale non possiate più uscire “ (Caterina da Siena).
L’oniricità che percorre il lavoro è spontaneamente affluita, certo suggerita dall’argomento che non prescinde da una ricca documentazione su monachesimo e santità femminile.
In filigrana, durante lo spettacolo, l’eco di una soffitta speciale: quella descritta nei “Cahiers” da Simone Weil. Spazio che custodisce una delle sue esperienze mistiche. Luogo d’amore e di conoscenza, di finitezza e di tensione verso l’Assoluto, dove si esplorano gli abissi e le vette del cuore.
Biglietto intero 15 euro (+1 euro di prevendita), ridotto 12 euro (+1 euro di prevendita), con Apericena Spes a 18 euro. Fuori Abbonamento. Spettacolo inserito alla’interno della rassegna “Con occhi nuovi“.
Informazioni, prenotazioni e prevendite presso la cassa del teatro in via Sospello 32 (aperta al pubblico dal martedì al giovedì dalle 16 alle 19, venerdì e sabato dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19), all’indirizzo e-mail prenotazioni@teatromassaia.it o al numero 011.257881 (in orario di biglietteria). Biglietti acquistabili online sul sito www.teatromassaia.it
CON OCCHI NUOVI
La Rassegna “Con Occhi Nuovi”, che i Frati Cappuccini hanno pensato in continuità con la precedente “M’illumini d’immenso”, vuole inserirsi all’interno del pressante invito della Chiesa e di Papa Francesco a ripensare l’evangelizzazione proponendo le cose di Dio nelle cose dell’uomo.
L’iniziativa – unica nel suo genere in quanto a numero di spettacoli, continuità e professionalità – prende ispirazione da un pensiero di M. Proust: “Il vero viaggio di scoperta non consiste nella ricerca di terre nuove, ma nell’avere occhi diversi”.
È importante spezzare l’ovvietà della quotidianità, che ci trova tutti nella frenetica ricerca di cose sempre nuove e diverse, per scoprire e cogliere una quotidiana novità dei giorni: c’è una “sana monotonia” dove niente rimane uguale, se nuovo è lo sguardo, l’approccio. La vita sorprende continuamente, e continuamente ci coglie impreparati al bello e al brutto; forse occorre cercare forme nuove per dire le cose di sempre, ma che rendono un giorno sempre diverso da un altro.
L’iniziativa – unica nel suo genere in quanto a numero di spettacoli, continuità e professionalità – prende ispirazione da un pensiero di M. Proust: “Il vero viaggio di scoperta non consiste nella ricerca di terre nuove, ma nell’avere occhi diversi”.
È importante spezzare l’ovvietà della quotidianità, che ci trova tutti nella frenetica ricerca di cose sempre nuove e diverse, per scoprire e cogliere una quotidiana novità dei giorni: c’è una “sana monotonia” dove niente rimane uguale, se nuovo è lo sguardo, l’approccio. La vita sorprende continuamente, e continuamente ci coglie impreparati al bello e al brutto; forse occorre cercare forme nuove per dire le cose di sempre, ma che rendono un giorno sempre diverso da un altro.