Ancora prima di vedere il film “Registe” di Diana Dell’Erba, me ne ero fatto una buona idea. Ne avevo letto qualcosa e mi piaceva l’idea di portare in scena coloro che davvero fanno questo mestiere, un film dentro il film. Poi amavo l’idea di una pellicola “povera”, senza effetti speciali ma che mostrasse sudore, passione, vittorie oltre che fallimenti, delusioni. Insomma nell’idea che abbiamo di chi fa film, oltre che vedere bella gente e frequentare il gran mondo (pochi), sappiamo che tanti arrancano con una buona idea in tasca a cercare soldi per produrre. E quando l’ho visto non sono rimasto deluso. Davvero. Nell’ottimo montaggio le registe del calibro di Lina Wertmüller, Cecilia Mangini, Francesca Archibugi, Francesca Comencini, Wilma Labate, Cinzia Th Torrini, Roberta Torre, danno molto di più di quanto dicono. Ci vedi le scale percorse con il cappello in mano, i no ricevuti, le delusioni, le notti passate ad aspettare un segnale, i dubbi, le angosce delle prime, ma anche la gioia dei successi che prima che economici sono di crescita, di quando pensi che andrà male invece… e naturalmente il contrario. Insomma la vita di questo mestiere che è molto meno idilliaco di quanti si pensi, molto più crudo di quanto appaia e per riuscire devi avere un sacco di doti ma sopratutto la testardaggine, la faccia tosta e non credo basti neppure la fortuna più sfacciata. Occorre lavorare tanto. L’unico aspetto del film che non mi ha convinto è la fiction. La messa in scena di aspetti della vita di Elvira Notari (1875-1946) la prima regista italiana, tolgono a mio avviso pathos e ritmo. E’ nata così l’idea di intervistare Diana Dell’Erba, la regista.
E’ piacevole parlare con Diana, quasi rilassante. Il suo sguardo ha qualcosa di magnetico, e occhi verdi o comunque è come lo fossero. Appena ci sediamo nei tavolini di via Po di fronte ad un bar, entro subito in argomento. Vorrei scrivere sul suo film, ma vorrei sapere innanzitutto perché l’ha fatto, la motivazione data alla proiezione del film sulla percentuale di registe donne rispetto agli uomini (7 ogni 100) non mi convince. Ci sono tante attività dove avviene il contrario e poi, proprio nel campo cinematografico mi sembra impossibile accampare pretese di quote rosa Ed, in effetti, alla base del film c’è un messaggio personale affinché ognuno realizzi sé stesso. “Sii ciò che sei” c’è scritto sulla locandina del film, al di là dell’età, del sesso, e di tutti i problemi che incontrerai. Per la mia posizione rispetto alla fiction la trova interessante, anche perché siamo in pochi a non averla apprezzata. Abbiamo anche parlato dell’attrice Maria de Medeiros, che non avevo riconosciuto. E’ la stessa di “Pulp Fiction” strepitoso film di Tarantino, ed impersona la ragazza di Bruce Willis, quella un po’ persa e sognante che lo costringe nella trama, a tornare a recuperare l’orologio. L’avevo identificata con lei stessa e Diana mi ha detto che si assomigliano, e che è quasi identica alla madre, persona a cui è molto legata e mi informa, pittrice di un certo valore. Ha una lunga frequentazione con Louis Nero, regista con una propria casa di produzione, di cui è attrice negli ultimi due film. Da lui e dallo staff de L’Altrofilm ha imparato tutto ciò che sa del cinema, facendo dalla fotografa di scena alla responsabile cucina, dalla produzione esecutiva all’assistente alla regia. Ho espresso il mio entusiasmo per i dialoghi con le registe, che nel suo film diventavano monologhi potenti, e dal suo sorriso ho capito che apprezzava.
Intervista a Diana Dell’Erba
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