“Free souls” è il titolo del nuovo album di Nicola Conte in uscita il 26 maggio per la Schema Records.
Anime libere, perché liberi bisogna essere davanti all’esigenza di intraprendere nuove strade. Come libero è stato l’artista di virare la sua produzione verso un’anima più soul e afro per queste nuove tredici tracce.
Le collaborazioni, come spesso nella sua storia discografica, sono delle più valide: Gregory Porter, Jose’ James, Marvin Parks, Magnus Lindgren, Logan Richardson, Till Bronner, Fabrizio Bosso e altri ancora.
Adorato in Giappone – la compilation “Spiritual Swingers” (EmArcy, 2010) nacque proprio da una richiesta dei discografici nipponici – Nicola Conte è anche produttore artistico dell’ultimo disco di Chiara Civello. Un lavoro che contiene classici della canzone italiana – da Paolo Conte a Gino Paoli, passando per Capossela e Sergio Endrigo – con un sound internazionale, cifra distintiva dell’identità dell’artista, che dirigendo i lavori di questa produzione (suonata dalla sua band), la firma in maniera inconfondibile.
Con oltre 400 mila copie vendute in tutto il mondo, il compositore di origini pugliesi è abituato ad abbracciare fluidamente generi e ruoli. Per alcuni è un dj, per altri un musicista pop, per altri ancora un jazzista con la predilezione per il groove. La verità è proprio questa: Nicola Conte è un artista che non crea mai musica riconducibile a un genere solo.
“Free Souls” è un ponte tra le tante cose che Nicola Conte è stato fino a oggi, e le tante che sarà. Un ponte tra le prime produzioni, che avevano un sound di matrice più europea e le ultime, caratterizzate da una sempre crescente ricerca di suoni più afroamericani. Soprattutto nei testi, scritti tutti da Conte, sono forti i richiami a una dimensione più spirituale e primitiva, con messaggi e contenuti tipici dello Spiritual Jazz, rivolti all’innalzamento dello spirito e alla ricerca dell’anima.
Anche la struttura del disco lo racconta in modo evidente: si tratta di una serie di registrazioni di alcune session tra il 2006 e il 2011, ovvero tra i due album “Rituals” e “Love & Revolution”, nessun suono aggiunto, tutto registrato in presa diretta.
È la storia di un cambiamento maturato piano piano e poi sbocciato con vigore ultimamente. Un ponte, un passaggio decisivo (e deciso): In questi anni la mia musica è cambiata. Ora suona più black e afro, e in questo disco si sente chiaramente. L’intento è quello di rappresentare una chiusura rispetto alla precedente produzione e consentire un’apertura al prossimo futuro.
“Free Souls” è soul music nella sua accezione più coinvolgente – dichiara il giornalista Nicola Gaeta – quando la voce di Marvin Parks si presenta morbida in Shades of Joy e in If I Should Lose You (uno standard di Leo Robin e Ralph Rainger da molti conosciuto come cavallo di battaglia di Hank Mobley); è Africa quando Tasha’s World e Bridgette Amofah si fanno avvolgere dalla continuità degli assoli di Magnus Lindgren e Timo Lassy (entrambi al flauto rispettivamente in Soul Revelation e in Baltimore Oriole); è jazz, e di gran classe, nei fraseggi di Gaetano Partipilo (Goddess Of The Sea, Ode To Billie Joe, Live Your Life), di Francesco Lento (una promessa della tromba jazz di questi anni in Goddess Of The Sea e Ode To Billie Joe), di Timo Lassy (Free Souls), di Greg Osby Ahmad’s Blues), di Rosario Giuliani (If I Should Lose You), di Daniele Scannapieco (Uhuru), di Logan Richardson (Sunrise un piccolo capolavoro), di Fabrizio Bosso(la bellissima African Other Blues con la voce di Marvin Parks); è ancora jazz nel riuscito contributo vocale di Josè James in Goddess Of The Sea. Mentre il groove ritmico di Teppo Makynen, Lorenzo Tucci, Pierpaolo Bisogno, Paolo Benedettini, Luca Alemanno, Pietro Ciancaglini e Michael Pinto danno il giusto colore e supporto a tutta questa operazione discografica. Né vanno dimenticati i contributi di Melanie Charles (Spirit Of Nature, Ahmad’s Blues, Live Your Life) e di Heidi Vogel (dal combo dei Cinematic Orchestra in Sandalia Dela)”.