Carmen contro Carmen: al Teatro dell’Opera di Roma va in scena una Carmen di Bizet, tradizionale che piace al pubblico senza tradirne le aspettative, la Carmen di Bizet secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio ha contemporaneamente inaugurato in prima nazionale la stagione estiva alle Terme di Caracalla.
La Carmen in scena al Costanzi (fino al 28 giugno), ultimo spettacolo prima dell’avvio della stagione estiva, è un allestimento che arriva da lontano, nato in collaborazione con il Teatro Municipal di Santiago del Cile e che si affida alla regia dello spagnolo Emilio Sagi, alla sua terza Carmen. Che dire? La storia arcinota della rovinosa passione di Don Josè per la sensuale e capricciosa Carmen, viene per l’occasione vagamente declinata nella Spagna prefranchista degli Anni Trenta-Quaranta in un’ambientazione che suggerisce povertà e miseria, ma senza scivolare mai nel folklore troppo prevedibile, neppure nella scelta dei costumi di Renata Schussheim che sono molto semplici, di linea essenziale.
Molto suggestivo l’incipit dell’opera con l’ouverture che si conclude con la caduta repentina del drappo ovviamente rosso posizionato sul sipario. All’apertura il pubblico si trova catapultato nelle scene di Daniel Bianco che si strutturano su tre aperture ad archi che lasciano intravedere il paesaggio retrostante e che gettano lo sguardo su un vialetto scosceso fatto di ciottoli e pietre. Le stesse aperture offriranno lungo tutto il corso dello spettacolo la possibilità al pubblico di assistere un po’ a livello voyeristico nelle scene successive in diversi scorci, dalla prigione alla taverna con tanto di affacci-ballatoi laterali.
Una Carmen molto equilibrata e che soddisfa ampiamente le aspettative di un pubblico che trova tutto quel che vorrebbe, dalle sigaraie in bianco (o rosa pastello) vestite con bustier e gonne lunghe, ora scalze, ora avvolte dal fumo, un Don Josè (Andeka Gorrotxategui che si alterna a Dmytro Popov) passionale, ma un po’ dimesso, una Micaela angelica (Erika Grimaldi che si alterna a Eleonora Buratto), un Escamillo sfrontato (Simón Orfila che si alterna a Kyle Ketelsen), il fiore gettato provocatoriamente, i balletti folkloristici e via dicendo.
Nel ruolo di Carmen, protagonista assoluta per Sagi, un po’ scarmigliata e seducente con i lunghi capelli ondulati, ha convinto l’interpretazione di Nancy Fabiola Herrera, una bella sigaraia per fisico e voce che si è alternata con Clémente Margaine del primo cast chiamata a sostituire per motivi di salute la georgiana Anita Rachvelishvili (già Carmen al Teatro alla Scala con la regia di Emma Dante con la direzione di Barenboim).
“Carmen non è un’opera che racconta gli amori di una donna frivola e volubile – spiega il regista spagnolo – narra piuttosto un tratto di vita di una donna con le idee molto chiare sulla propria vita basata sulla libertà, parola che viene ripetuta molte volte durante la rappresentazione e che Carmen pronuncia nel duetto finale dell’opera Libera è nata e libera morrà”.
Regia alquanto dinamica di Sagi che però ha mantenuto un po’ sottotono le entrate nella sfilata finale prima della tragedia di chiusura dell’opera comique per eccellenza: poco male perché questa Carmen piace e anche molto al pubblico, si lascia seguire con facilità, si fregia di colori caldi e sensuali, declinando le luci in base al mutare degli eventi e senza offrire rotture o scossoni di sorta.
La direzione del maestro Emmanuel Villaume al debutto sul podio dell’Orchestra romana è coinvolgente in ogni momento e pone la giusta attenzione ai recitativi, il cast è buono e sufficientemente in parte.
Le ultime repliche dello spettacolo vanno in scena mercoledì 25 (ore 20), giovedì 26 (ore 20), venerdì 27 (ore 20), sabato 28 (ore 18). Per informazioni: www.operaroma.it