di e con Michele Abbondanza e Antonella Bertoni
regia Michele Abbondanza
produzione Compagnia Abbondanza/Bertoni
Doppia esecuzione di partiture coreografiche in parallelo, senza mediazione alla relazione, dalla massima lontananza possibile in 20 metri quadrati fino alla configurazione di finali pietà lontane.
Ognuno dei due interpreti segue il suo percorso nello spazio, nel tempo e nelle forme che assume a seconda degli stati d’animo che attraversa e che possono svilupparsi, regredire, ritornare ma anche sovrapporsi stratificandosi, creando quindi ancora nuove azioni come sommatoria di quelle precedenti. Nell’ignoranza dell’altro (utopico in 20 metri quadrati), provando a restare sul proprio percorso, ben sapendo comunque di appartenere e rientrare nella stessa immagine. Nell’avvenire di queste due libere “Esecuzioni”, si percepisce un crescendo di considerazione reciproca, fino a quando i due sentieri solitari cominciano a incrociarsi, trovando inizialmente rari punti in comune e poi via via incontrandosi sempre più frequentemente; anche aggrappandosi, in questo naufragio comunicativo, l’uno all’altro come due naufraghi al legno della zattera, non per amore del legno ma per amore della propria salvezza e quindi di sé. Come già accennato, oltre che a una “libera” (una parte dell’azione sarà “aperta” e lasciata all’estemporaneità: anche in fase di allestimento, non siamo riusciti a inanellare una prova uguale all’altra), assistiamo a una “doppia” esecuzione, che, anche se composta quasi integralmente da assoli, crediamo possa appartenere alla categoria del “duo”. Chi vedrà e non solo le nostre scelte, potrà trovare i ponti o al contrario le soluzioni di continuità tra i due personaggi; Può rendere l’idea un paragone sportivo, come quello della gara di sci alpino detta “Parallelo” : i due atleti scendendo contemporaneamente uno a fianco dell’altro su due piste giustapposte, soli nel loro essere in due, immensamente concentrati su di sé, somiglianti e complici nella rappresentazione, ma aventi un solo ed unico scopo: vincere sull’altro. Qui però non c’è nessuno che vuole vincere sull’altro, competere avrebbe implicato comunque l’essere in relazione, ma per questo la lontananza può risultare ancora maggiore passando dall’iniziale, sorda e solitaria indifferenza, attraverso sprazzi e tentativi di imitazione, fino alla reciproca, fragile assistenza nelle composizioni finali di pietà lontane. Esecuzioni quindi anche del quando la vera pena capitale (alla quale il titolo, nemmeno troppo velatamente allude), potrebbe essere il comune destino del continuare “l’inesorabile danza” del vivere. Le caratteristiche, le invenzioni, le forme (quello che si dice con un brutto termine : “la cifra stilistica”) degli autori, essendo qui anche interpreti, può venir meglio isolata e visualizzata senza mediazioni e, quasi come fosse messa sotto una lente di ingrandimento, offerta a un’analisi asettica, quasi autolesionistica e spietata.
Auto-costretti al passo (“Quanti dolci pensier, quanto disio/Menò costoro al doloroso passo”, Dante) double, presentiamo qui, condividendo con lo spettatore i rischi di due esecuzioni, sommarie, capitali o semplicemente danzate. (M.A.)
Qualunque ramo ha origine da un tronco,
senza mai perdere di vista l’albero intero,
nella terra friabile del tempo
e delle cose che appaiono e scompaiono,
stiamo.
Grati all’esistenza, ed alla sua insensatezza,
potremo sentirci più vicini,
l’uno all’altra.
Come un’ultima scena prima che il sipario separi,
quando il pubblico si alza,
più leggero o pesante,
lì, il corpo e la sua azione
sono portatori della scintilla creativa.
Quel corpo che è, fa, evoca,
è ponte per la linea drammaturgica.
Il rigore (richiesto) è da una parte stimolo salutare
e dall’altra, espressione di fondamentalismo,
come un bisogno di noi
rimasti orfani dalla scomparsa della partecipazione collettiva.
Siamo forme che in un tempo attraversano uno spazio.
Il corpo dell’uomo è sacro
e il corpo della donna è sacro.
Apparteniamo a questo luogo
e ognuno ha il suo posto nella processione.
Vogliamo comprendere.
L’altro è un fine o un mezzo?
(A.B.)
Prenotazione necessaria. Si terrà anche in caso di pioggia
Ingresso 12 euro
Info e prenotazioni 02 66200646 – www.olinda.org – olinda@olinda.org
MM3 fermata Affori FN, scendere in testa al treno, uscita via Ciccotti
ultima partenza da Affori FN per il centro ore 00.15
Anche quest’anno il pubblico verrà accolto al Pini dagli esercizi di impresa sociale:
Bar e Ristorante Jodok, Olinda Catering e OstellOlinda.
Ulteriori informazioni: Olinda, ufficio stampa Rosita Volani 339 4060124