Il Festival Aperto, nel contenitore del Reggio Parma Festival, mobilita a pieno regime i tre spazi della Fondazione I Teatri – Municipale, Ariosto, Cavallerizza – per sei intense settimane di musica, danza e spettacolo dal vivo all’insegna della contemporaneità. Cui s’aggiungono altri luoghi della città: i Chiostri di S. Pietro, la Chiesa di S. Carlo, la Biblioteca Panizzi. A Reggio Emilia dal 27 settembre al 2 novembre 2014.
27 Epifanie, ovvero manifestazioni della forza espressiva che le arti performative attingono alla compresenza umana viva e pulsante di artisti e pubblico. 27 eventi spettacolari (per una cinquantina di appuntamenti contando ogni più minuta replica) che sono altrettante espressioni dell’oggi e del nostro viverci dentro, nei modi che lo spettacolo dal vivo permette e che altre forme di comunicazione non permettono più: prendersi il tempo, riflettere, esercitare la critica, vivere un sogno. Chiudere il mondo fuori dal teatro, proprio per pensare e ripensare il mondo.
La VI edizione del Festival Aperto si chiude (il 31/10 e 2/11) con un’opera nuova, Il sogno di una cosa di Mauro Montalbetti (musica), Marco Baliani (libretto e regia), Alina Marazzi (regia video), per il 40° della strage di Piazza della Loggia a Brescia, un canto civile su quella strage, impunita come tante altre. Un progetto per non dimenticare, che non si esaurisce, così gli autori, in “un fermo immagine del passato, ma si trasforma in un atto di resurrezione”. Un mese prima (il 27/09), Il grande bianco di Roberto Paci Dalò, tratta della Grande Guerra a 100 anni dallo scoppio: uno spettacolo musicale che è anche un’installazione immersiva e itinerante. Al centro del Festival (l’11 e 12/10), Jessica and Me, di Cristiana Morganti, in prima assoluta: una riflessione sul senso dell’“altro da sé” che implica il fare danza e teatro.
Tre punti, artisticamente e tematicamente emblematici del programma, fra i quali si snodano altri eventi-epifanie, la condizione umana sempre al centro, tanto nei grandi fatti pubblici, quanto nei piccoli fatti intimi: l’amore nelle canzoni di Ute Lemperda poesie diPablo Neruda; le “anime” dei migranti nella coreografia Souls di Olivier Dubois; la vecchiaia in Vader di Peeping Tom; l’indignazione per i disastri italiani espressa in musica da Fabio Cifariello Ciardi in Voci Vicine; l’energia trascinante o contemplativa nei concerti di Mike Stern Band, Rob Mazurek Pulsar Quartet, Sincronie Spettrali, Senteri Selvaggi, Arzan 2.0; il lavoro performativo coi ragazzi (Virgilio Sieni), coi “matti” (Festina Lente), con non-artisti (Barbara Bonriposi); le figure solitarie e gigantesche del Capitano Achab (nel Moby Dickdi Roberto Abbiati), di Don Chisciotte (Aterballetto), di Gesù (Babilonia Teatri); lo scavo nella voce-parola nel reading di Chiara Guidi; la nuova coreografia italiana di Off-Balance.
Luoghi, orari, prezzi e altre informazioni, su www.iteatri.re.it.