scritto e diretto da Joele Anastasi
interpreti Joele Anastasi, Enrico Sortino, Federica Carruba Toscano
aiuto regia Nicole Calligaris
costumi Giulio Villaggio
foto Dalila Romeo
video Giuseppe Cardaci, Elia Bei, Davide Maria Marrucci
produzione DIAGHILEV
organizzazione e distribuzione RAZMATAZ
Mi chiamo Motta Giovanni ho ventitrè anni e sono siciliano. Mia madre mi ha avuto che aveva 15 anni e sono cresciuto con lei, mia zia e mia cugina Rosaria.
Arriva ad Asti, in cartellone nel prestigioso Festival Asti Teatro, domenica 29 giugno alla Casa del Teatro di via Goltieri 3 (ore 20, in replica alle 22.30) Io, mai niente con nessuno avevo fatto, di Vuccirìa Teatro, compagnia che a soli due anni dalla formazione si è aggiudicata prestigiosi premi e ha recentemente debuttato (Roma maggio 2014) con grande successo di pubblico e critica con la seconda opera del giovanissimo JoeleAnastasi ‘Battuage’.
“Io, mai niente con nessuno avevo fatto”, è la storia di Giovanni, incarnazione dell’ingenuità e della passione allo stato puro, dell’innocenza che supera tutte le barriere della conoscenza e dell’ignoranza: un pezzo unico di anima che dice tutto quello che pensa, che crede a tutto quello che gli viene detto. Giovanni è la forza e il coraggio di chi non riesce a vedere il mondo se non come uno spartito di note da danzare. L’istinto alla vita, alla sopravvivenza. Oltre la malattia. Oltre il male.
E di Rosaria, la cugina che per lui rappresenta tutto: fidanzata e sorella, madre e figlia.
E ancora di Giuseppe, amore e amante del protagonista, l’ambiguità e la violenza, ma anche la passione carnale e focosa.
Lo scenario è brutale, istintuale, carico di violenza, tinto di colori forti, un contesto in cui l’innocenza di Giovanni sembra annegare, ma al quale invece sopravvive, riscattandosi attraverso i corpi e le anime dilaniate di Rosaria e Giuseppe.
Sicilia anni ‘80, omosessualità, malattia, violenza, morte sono lo spunto per raccontare e suscitare emozioni, superando i contesti e le categorie, ma allo stesso tempo focalizzando l’attenzione su tematiche umane e sociali quanto mai presenti e scottanti.
La Compagnia, vincitrice del Roma Fringe Festival 2103 ottenendo il premio come Miglior Spettacolo, Migliore Drammaturgia a Joele Anastasi, Miglior Attore a Enrico Sortino, rappresenterà l’Italia a San Diego nella prossima estate. Con questo lavoro inoltre Vuccirìa Teatro ha vinto il Bando ‘ Stazioni d’Emergenza – per nuove creatività’ 2014, di Galleria Toledo a Napoli.
Lo spettacolo per il suo impegno a favore della sensibilizzazione e dell’informazione su una tematica sociale importante come AIDS, diversità e tolleranza, è patrocinato da ROMA CAPITALE Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico, dalla LILA Catania, (Lega Italiana Lotta contro l’Aids), GAYCS ITALIA, NPS Italia Onlus, ARCI GAY CATANIA, ARCI GAY NAPOLI, ARCI GAY CAMPANIA, ARCI GAY TORINO, DI’GAY PROJECT, CIRCOLO MARIO MIELI, ANDOS, GAY CENTER, STONEWALL.
Intervista a Joele Anastasi _ Andrea Cova per Saltinaria.it_marzo 2014
Intervista per UP2U! LaStampa.it
Ufficio Stampa leStaffette lestaffette@gmail.com
Raffaella Ilari, mob. +39.333.4301603 – Marialuisa Giordano, mob. +39.338.3500177
Estratti Stampa
Saltinaria, Andrea Cova – I ragazzi di Vuccirìa Teatro, con la semplicità e l’intelligenza di cui spesso si sostanzia il teatro più memorabile, raccontano una storia dall’impatto emotivo travolgente coniugando il bozzetto paesaggistico di una Sicilia ancestrale corrosa dal sole cocente e dalla povertà con il sentore di un fato opprimente derivante dal modello della tragedia greca; sullo sfondo l’avvento di una modernità che non allevia le sofferenze ma anzi le acuisce con il dramma di una pandemia insanabile, l’intolleranza che non concede requie, la violenza nei confronti dei più deboli non sufficientemente tutelati dalla società. […] Una storia di sconcertante potenza, assolutamente attuale ma al contempo proiettata in una dimensione che si direbbe atemporale se non addirittura epica. Merito della drammaturgia onesta, acuminata, profondamente emotiva ed appassionata di Joele Anastasi, che la veste con una regia scarna e minimalista come si conviene alle tematiche proposte e alla chiave di lettura offerta dallo spettacolo. Incredibile la lucidità ed originalità con cui questo artista – è bene sottolinearlo, appena ventiquattrenne – si cimenta con la sua opera prima, tracciando dei ritratti psicologici di accecante bellezza e complessità. […] se Federica Carruba Toscano incarna una femminilità primigenia, ad un tempo carnale e materna, desiderosa di giocare le proprie carte per tentare un futuro lontano dai vincoli di radici troppo asfissianti, il fascino virile e sfrontato di Enrico Sortino rappresenta la perfetta trasposizione scenica di questo patrimonio culturale machista e retrogrado, di cui però l’impetuoso attore svela con sottile intensità il progressivo disgregarsi. Ed infine, la struggente, versatile e lacerante interpretazione di Joele Anastasi, instancabile nell’accarezzare gli infiniti stati d’animo e la tenera fanciullezza del protagonista Giovanni, con un entusiasmo e una padronanza emotiva realmente sorprendenti.
TeatroeCritica, Viviana Raciti – Irrompono sulla scena due ragazzi in biancheria e nonostante una melodia assordante è un profluvio di parole confuse ciò che ci coglie, codice segreto il cui senso è percepibile anche se non inteso sino in fondo. Non è la sonorità del siciliano che pure è lingua del testo ad impedirne la comprensione, quanto l’impossibilità ad accedere profondamente, se non attraverso uno sguardo partecipato, al loro mondo perfetto e invalicabile fatto di cuscinate, giochi e scherni che testimoniano una vicinanza intima ben oltre il loro essere parenti. […] Reazione all’impossibilità del poter raccontare un presente che non è più, è la loro una condizione isolata nella rievocazione di un passato in cui non è più possibile interagire coi propri fantasmi. […] Ci si potrà abbracciare soltanto da soli, in un misto di tenerezza e nostalgia. Eppure non soffrono di solitudine i personaggi, anzi, qualità del testo è la capacità di legare a filo doppio momenti e storie diverse, durante i quali anche due opposti come Rosaria e Giuseppe, potranno usare gesti e parole identiche per parlare di cose che seppure diverse dicono dello stesso bisogno di consolidare legami, che non possono più essere ma di cui diventa necessario riappropriarsi.
2duerighe.com, Michela Gabrielli – Sicilia anni ’80, omosessualità, malattia, violenza, morte sono lo spunto per raccontare e suscitare emozioni, superando i contesti e le categorie, ma allo stesso tempo focalizzando l’attenzione su tematiche umane e sociali quanto mai presenti e scottanti. Ma la rappresentazione degli attori è molto di più: è pura narrazione ‘senza confini’ con rispettosa, anche se dura e cruda, ‘riverenza’ e dovizia di particolari. […] Lo spettacolo si svolge sul fronte di tre monologhi e sono tutti e tre eccellenti. Non indifferente la preparazione di scena e ‘biografia’ svolta dal protagonista, ma anche impeccabile la prontezza e la violenza descrittiva e rappresentativa di Giuseppe, che, se non sia un protagonista, entra nella seconda parte dello spettacolo, quasi di prepotenza come un protagonista, e poi eccellente il dialetto siciliano della Compagnia che narra tutto con dovizia nella lingua della Sicilia più greve, a volte, ma anche più nobile, in altre.
Il grido.org, Giovanna Gentile –Arriva al cuore il lavoro del giovane talento Joele Anastasi, attraverso una recitazione cruda e diretta. La scenografia è resa essenziale dai pochi oggetti in scena: un vestito da sposa all’uncinetto e un rossetto rosso fuoco che Giovanni si spalma male sulle labbra, per diventare la “femmina” di Giuseppe. Nell’atmosfera scarna l’elemento scenografico fondamentale è la luce, che delimita gli spazi fisici e mentali dei tre personaggi. Nota di merito al bravissimo Enrico Sortino che costruisce Giuseppe, tirandolo fuori dal non facile stereotipo del macho siculo e lo lascia vivere sulla scena, crudo e vero. Ruolo che gli è valso il premio come Migliore Attore al Roma Fringe Festival 2013. La compagnia Vuccirìa Teatro al suo esordio consegna al pubblico un concetto di teatro vero, intimo e diretto. L’intento è di porre lo spettatore di fronte all’interrogativo sul senso profondo del nostro agire, sulla possibilità di guardarci dentro andando fino in fondo, con onestà.
Il Fatto Quotidiano, Salvatore Coccoluto – Un dramma a tre voci ambientato nell’universo popolare della Sicilia di fine anni ’80.
Recensito.net, Francesca Saturnino – Dopo quasi un’ora in apnea, le luci si riaccendono in sala e lo scroscio degli applausi rompe la bolla di silenzio e in cui eravamo sospesi. Questo spettacolo è un viaggio catartico, cura e malattia insieme, uno shock psicofisico necessario, com’è necessario trattare alcuni temi.(…) L’interpretazione dei tre attori è intensa e travolgente, le parole musicali del dialetto palermitano si legano perfettamente a una recitazione che mette il corpo e la fisicità al centro della narrazione, con il giusto vigore ma con ma anche con una delicatezza commovente: il risultato è uno spettacolo struggente e autentico, che riporta il teatro a una dimensione originaria- e necessaria- che negli ultimi tempi gli autori “arrivati” sembrano aver dimenticato.
Andrea Messina, Napoli Urban Blog – La giovane compagnia mette in scena con grande capacità, forza ed unione un teatro considerato dagli intellettuali di carattere “civile” dove il grido e la disperazione arrivano ben oltre le porte del teatro.
Sicilianews, Eleonora Giunta – Nessuna scenografia, si direbbe, considerando che gli unici elementi in scena sono un baule, un abito e un rossetto: uno spettacolo che non necessita di sottotitoli visivi, che è già completo di una scenografia forte, fatta di evocazioni e di parole, paesaggi chiari e definiti. […] Davvero penetranti risultano i tre attori in scena che, con crudezza e semplicità, hanno portato sul palco i loro personaggi, abbandonando schemi accademici e performance da manuale.
Messina Oggi, Maria Sala – Costantemente alla ricerca di un linguaggio che la contraddistingua e la faccia uscire dal ‘mucchio’, la compagnia teatrale Vuccirìa mette al centro di tutto l’attore e le sue possibilità creative per giungere a un ‘essenzialismo’ scenico che porti gli interpreti ad agire come ‘animali’, come specchio e veicolo per raccontare quegli stessi personaggi che vivono come ‘bestie’ ai margini della società. Un’immagine che stravolge gli equilibri della società nella quale viviamo, ma che raggiunge pienamente il suo scopo.
LiveUniCT, Isabella Calabretta – Il dramma si mette a nudo in modo più che letterale, svelando la pelle dei protagonisti e della loro vita: un’incredibile testimonianza di fatti difficili da accettare nella loro verosimiglianza o attualizzare nella nostra epoca quanto in quella passata in una Sicilia crudele e povera che è forse più facile riconoscere.
Pensieri di Cartapesta, Enrico Benedetti – Chi pensava che tanto fosse stato già scritto, chi credeva che il teatro off dovesse rimanere fuori dalla scena contemporanea, chi infine aveva ormai rinunciato a sfogliare nuove e sconosciute proposte, dovrebbe finalmente andare a vedere questo spettacolo.
Recensendum, Andrea Di Mattia – Un vero dramma, che colpisce, affonda più e più volte la lama nel costato degli spettatori, che ci trasporta con immediatezza nella realtà siciliana, che è poi la realtà di molte parti d’Italia e non solo. Un’affezione verso il protagonista e l’amica che il testo crea immediatamente e resta sino alla fine. Tre bravissimi interpreti per una recitazione impeccabile.
Lampidipensiero_blog – L’opera è un affresco epico in cui la coinvolgente frenesia delle battute in un siciliano a volte strettissimo, diventa materia concreta, intonaco sonoro. […] quella che sta in scena è la tragedia greca. Amore e morte dialogano dall’inizio alla fine, senza lasciare tregua allo spettatore. […]Un lavoro di grande valore che coinvolge attori giovani di talento, fortemente impegnati e capaci di restituire al teatro quella dimensione sociale che sembrava perduta da tempo.
Mariomieli_blog, Dario Accolli – Preparatevi a una scenografia scarna e a una sceneggiatura di grande equilibrio narrativo, rigorosa e vibrante disperazione. Preparatevi a sentire le lacrime. Preparatevi all’idea di pensare, almeno per un attimo, di abbandonare il vostro posto in sala e di andare ad abbracciarli, tutti e tre, per dire loro che è tutto finito che adesso non devono più avere paura.
Sannio Teatri e Culture, Elide Apice – Una pièce che non smetterà di sorprendere e coinvolgere per la drammaturgia che tocca con delicatezza e brutalità, temi ‘scabrosi’, per l’essenzialità della scena, per la capacità di interpretazione e, in assoluto, di rendere originale un tema, l’omosessualità e i suoi corollari che avrebbero potuto essere banalizzati.[…] Storia di ingenuità e dolore, di speranza e orrore, di sapere e non sapere nella Sicilia degli anni’80: su tutti la figura di Giovanni che sgomenta per la sua ingenuità.
PAC, Carla Russo – L’attore di Vuccirìa Teatro è chiamato a ricercare l’essenzialismo scenico che lo porti ad agire come un animale affinché possano emergere i personaggi, selezionati tra le bestie relegate ai margini della società.[…] Il racconto monologante, in stretto siciliano, dei singoli, a tratti simultaneo e disunito, diventa corale e il loro narrare si congiunge “verbalmente”. Eppure, gli attori, fatta eccezione per la scena iniziale (ingresso in sala di Giovanni e Rosalia che si rincorrono e danzano), non si toccano mai.
Corriere dello Spettacolo, Andrea Alex Nobile – Joele Anastasi, regista ed interprete del lavoro, ci accompagna con grande delicatezza e sensibilità tra le pieghe della vita dei protagonisti, riuscendo a cogliere, anche grazie all’indiscutibile bravura degli attori, i chiaroscuri psicologici ed emotivi di Giovanni, Giuseppe e Rosaria.
Ilpickwick.it, Michele Di Donato – Turpitudini di un mondo arretrato. Retaggi ancestrali di una terra descritta come forse (probabilmente) più non è da tempo. Un contesto sociale, una storia, tre vite esemplate che prendono corpo sulla scena. Così un palco spoglio e semivuoto si trasforma in uno spicchio di Sicilia dipinto come una pala d’altare: un baule sullo sfondo e tre figure in ribalta, tre figure come a formare un polittico, come fossero tre quadri da vedere prima uno alla volta, poi tutti insieme, quadri parlanti, a tratti all’unisono fra più voci. […] Tre vite, tre anime, tre sofferenze differenti e differentemente intense, il gioco delle luci a scandire i cambi di scena senza interrompere mai la continuità narrativa.
Napolinews.org, Amedeo Junot – […] Confessioni e ricordi, amplificati dalla potenzialità affabulatoria e ipnotica del dialetto siciliano.
Recensito.net, Maria Lucia Schito – Cosa significa fare uno spettacolo “off”? Potrebbe ben spiegarlo Vuccirìa Teatro, che col suo spettacolo ce ne dà una fulgida dimostrazione. La pièce è quanto di più scarno ed essenziale si possa immaginare: eppure quanto di più splendido.
Teatro.org, Alessandro Paesano – Una scrittura dal linguaggio altamente emotivo e privo di eccessi barocchi o di retorica, che sa rimanere poetico anche quando racconta i dettagli più prosaici.
La Nouvelle Vague, Giulia Bornacin – Vuccirìa Teatro stupisce per la sua semplicità e bravura. Tre attori, perfetti nei loro ruoli. Che raccontano la storia dal proprio angolo ‘buio’. Sono diretti, essenziali, veri.
Libertaonline.net, Claudio Valerio Vettraino – Raramente ci si trova di fronte ad un testo così denso e pregno di emozioni, sentimenti e contrasti umani.
LesFlaneurs.it, Lou Andrea Dell’Utri Vizzini – Chi crede che non sia più necessario parlare di malattia, di omosessualità, che fare un teatro del pathos non serva più, dovrà ricredersi.
Dramma.it, Caterina Matera – Una pièce ricca di espressività popolare, brillante scorcio antropologico che scava nelle profondità dell’entroterra siciliano. Una confessione di innocenza, una performance coinvolgente e vibrante. [...]
Estratti dall’intervista a Vuccirìa Teatro
di Alessandro Paesano, Teatro.org
Tre voci, tre personaggi, tre storie.
Giovanni, un giovane naïf ed effeminato che scopre il sesso e forse l’amore con un giovane uomo, a 19 anni. Sua cugina Rosaria che sogna di riscattarsi da una origine regionale che vive come condizione di miseria, morale prima ancora che materiale.
Giuseppe un giovane uomo attratto dagli uomini ai quali si concede solo fisicamente.
Scritto in una lingua stupenda, in perfetto equilibrio tra catanese e italiano. La forza dei personaggi di Anastasi sta nella solidità della lingua con cui sono scritti, nel respiro letterario con cui sono concepiti, nella icasticità con cui si raccontano e, naturalmente, sta anche nella bravura immensa dei tre interpreti. Federica Carruba Toscano è una forza della natura. Muliebre, dai capelli lunghissimi, sa usare il proprio corpo con una consapevolezza attoriale sorprendente, come quando si veste della propria nudità in un controscena durante uno monologo di Giovanni, passando dall’ilarità alla disperazione con una padronanza dei registri recitativi solida e sicura. Anastasi ci regala un Giovanni disarmante, naïf ed effeminato più per candore che per una inconscia provocazione, all’inizio disturbante nella sua sprovvedutezza, che si teme affettata, ma che presto ce lo fa amare perché Anastasi costruisce il suo personaggio senza ricorrere ad alcun cliché, portando in scena una vulnerabilità schietta e indifesa, che è propria di Giovanni e non dell’omosessuale effeminato. Enrico Sortino sa esplorare la disperazione tenera dell’uomo innamorato che solo dinnanzi la malattia e la paura della morte riesce ad affrontare i propri sentimenti, nel momento in cui crede che non possano più avere un seguito.
Gente che di solito non va mai a teatro e che è venuta per conoscerci ci ha detto ma se questo è il teatro evviva! Forse stiamo andando verso un nuovo modo di fare teatro. O uno molto vecchio. Cioè del teatro che ti prende allo stomaco. Anche per i prossimi lavori di Vucciria Battuage e L’amore è un’altra sono spettacoli che prendono la pancia del pubblico e fanno indagare su un’altra parte di noi, quella non manifestata.
Nel periodo storico in cui stiamo vivendo gli attori interpretano se stessi nei panni di un personaggio. Si chiedono cioè come io attore interpreterei questo personaggio? Invece per noi significa calare le nostre anime le nostre emozioni dentro la prigione di una altro corpo, di un’altra testa, di un’altra anima e lasciarla vivere.
Ecco perché può subentrare un discorso sulla ricerca, perché cambia tutto. Cambia il baricentro di ognuno di noi, cambia l’energia, cambiano la parola e il pensiero.
La Compagnia
Vuccirìa Teatro, compagnia teatrale di recentissima formazione (2012), opera tra la Sicilia e Roma. Fondata da Joele Anastasi ed Enrico Sortino,collabora fin dall’inizio con la compagnia l’attrice Federica Carruba Toscano.
La Compagnia lavora sulla ricerca di un proprio linguaggio autorale che sia l’incontro tra una drammaturgia originale e una ricerca attoriale attiva. Al centro l’attore e le sue possibilità creative per giungere a un “essenzialismo” scenico che porti gli interpreti ad agire come “animali”, come specchio e come veicolo per raccontare quegli stessi personaggi che sono “bestie” ai margini della società.
Joele Anastasi così presenta la compagnia: ‘Crediamo in un teatro che nasca dall’esigenza di raccontare qualcosa di preciso. Chi fa teatro ha per noi ha la responsabilità di compiere un atto che non sia trascurabile. Evitare ciò che è trascurabile, ciò di cui si può fare a meno, ciò che non muove gli spettatori, che li intrattiene senza cambiarli senza farli tremare fin nel profondo.’
“Io, mai niente con nessuno avevo fatto” è il loro primo lavoro.
‘Su un immaginario profondamente intimo ho cercato di gettare le basi per la costruzione della drammaturgia, nel tentativo di ascoltare semplicemente la mia esigenza, il mio personale “urlo solitario” impregnato di una forte connessione con tutte quelle emozioni grandi, grandissime, mastodontiche della mia terra. Un qualcosa di intimamente radicato ad una fortissima “sicilianità”. Facce vissute, bambini che giocano per strada, violenza, delinquenza, malattia e ignoranza si sono mescolati e sono diventati i pezzetti del mio puzzle, della storia che volevo raccontare.’ (Joele Anastasi)
La Compagnia ha debuttato a Roma, nell’ambito della Stagione ‘Dominio Pubblico’ dal 2 al 4 maggio, con il nuovo lavoro “Battuage”, che continua il percorso di indagine e racconto dell’autore su famiglia, violenza, omosessualità, aids, indagando in particolare in questo caso, il mondo della prostituzione.
Lo spettacolo ha registrato il sold-out in ognuna delle quattro repliche, riportando grande successo di pubblico e critica.
‘Iniziando a lavorare su Battuage mi sono trovato davanti a qualcosa di molto diverso dal mio primo lavoro, che ha abbandonato un po’ della luce che lo caratterizzava per abbracciare altro. E non posso che riconoscermi in quest’antitesi, che guida la mia vita. Battuage è proprio questo. Vuole portare a galla tutto quello che abbiamo rinchiuso a pressione dentro di noi. Come una scatola esplosa che riversa “un’altra natura”, intima e brutale, che ci parla di noi in maniera autentica e violenta, dolorosa solo per delle orecchie che non vogliono sentire ma non per le nostre. Un viaggio oltre la moralità, verso l’istinto e il nostro lato oscuro dove non serve indossare il vestito “buono” delle feste.’ (Joele Anastasi)
Joele Anastasi, dopo un biennio di formazione presso l’Accademia Internazionale del Musical di Catania, frequenta la Link Academy di Roma. Nel 2012 partecipa al Laboratorio Internazionale di Teatro della Biennale di Venezia tenuto da Claudio Tolcachir. È protagonista di vari corti per cinema e televisione. In teatro è diretto da Silvio Peroni nello spettacolo Scene da un grande affresco. Nel 2013 è uno degli attori scelti dalla regista spagnola Angelica Liddell, all’interno della Biennale di Venezia 2013, per la realizzazione del primo studio de Lo Stupro di Lucrezia che nel settembre 2014 debutterà all’Odeon di Parigi con successivo tour internazionale da ottobre a dicembre 2014. Firma la regia e la drammaturgia di “Io, mai niente con nessuno avevo fatto” con cui si aggiudica i premi Miglior Drammaturgia e Miglior Spettacolo al Roma Fringe Festival 2013.
Enrico Sortino,classe 1978, frequenta giovanissimo l’Accademia di Arti Drammatiche “Umberto Spadaro” del Teatro Stabile di Catania, continua lo studio della drammaturgia e della musica presso l’Accademia “Corrado Pani” di Roma, diretta dai fratelli Claudio e Pino Insegno. Tra i lavori più importanti in cinema si segnalano: Gli Astronomi diretto da Diego Ronsisvalle, Ridi Ridi diretto da Mirko Mucilli, Mia diretto da Robert Gilbert, Native diretto da John Real (vincitore di tre Globi d’oro) e Banned diretto dai fratelli Giuliano. Per i film TV: Paolo Borsellino diretto da G.M. Tavarelli, Il commissario Rex diretto da Marco Serafini, Squadra Antimafia 6 regia di Samad Zamandili e Kristof Tassin. Per il teatro: Un diamante sulla fronte diretto da Caterina Spadaro, Buonasera buonasera diretto da Claudio Insegno, I meneni diretto da Walter Manfrè, Io, mai niente con nessuno avevo fatto di Joele Anastasi. Per il Musical: Les Folies de Paris (Moulin Rouge) regia Fulvio Crivello, Caino e Abele e La Baronessa di Carini diretti da Tony Cucchiara, Troglostory regia di Angelo Tosto, Macbeth diretto da Enrico Petronio, Evita diretto da Marco Savatteri, Rent diretto da Gisella Calì. Vince il premio Miglior Attore al Roma Fringe Festival 2013.Nel 2006 fonda a Catania l’Accademia Internazionale del Musical che recentemente ha inaugurato la nuova sede a Palermo.Nel 2012 e 2013 è selezionato da Declan Donnellan e Nick Ormerod per la Biennale di Venezia. Ha pubblicato il libro Sette volte un uomo. I sette Peccati Capitali.
Federica Carruba Toscano frequenta l’Accademia Europea d’Arte Drammatica “Link Academy” di Roma. Subito dopo il diploma la troviamo a teatro con la performance ‘A.M.O’ per la drammaturgia e regia del duo artistico Industria Indipendente e nel cortometraggio Camera in affitto, regia di Giancarlo Gallotti, col quale realizza anche lo spot per la campagna di sensibilizzazione Siamo tutti Alzheimer, dal titolo Ruota di scorta. Dal settembre 2012 vive tra Francia e Italia.
Attualmente è impegnata nella spettacolo Vicini di stalla, regia di Ninni Bruschetta e Minchia SignorTenente, regia di Nicola Pistoia.
Biglietti: 6 euro
Prevendite presso il Teatro Alfieri: 10-13 giugno, 17-20 giugno con orario 10-17. A partire dal 24 giugno tutti i giorni a partire dalle 10. Info e prenotazioni: 0141.399057 – 0141.399040