A Milano scocca l’ora del Tango con Festival Tango per Un’estate con la musica 2014, la stagione estiva de laVerdi.
Vero e proprio evento nell’evento, la rassegna – lungo un percorso di nove appuntamenti dal 27 luglio al 7 settembre – disegnerà la storia di una forma d’arte da ascoltare oltre che ballare cheil Premio Oscar Luis Bacalov – coordinatore artistico del festival – definisce con grande efficacia un vero e proprio “vizio”.
E sarà proprio Bacalov a dirigere l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi nel primo programma in cartellone, domenica 27 luglio (ore 18.00) all’Auditorium di Milano in largo Mahler. Sul palco anche il pianoforte di Eduardo Hubert e il bandoneón di Juanjo Mosalini: due “mostri sacri” del tango argentino e illustri esponenti della musica contemporanea sulla scena internazionale. Con loro la soprano Erika Pagan.
Intenso il programma della serata: emozioni garantite per il pubblico con Stravinskij (Tango), Bacalov (Trìplo concerto), Piazzolla (Mìlongón Festivo), Gubitsch (Suite) e Hubert (Martulango).
(Info e prenotazioni: Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, orari apertura: mar – dom, ore 14.30 – 19.00. Tel. 02.83389401/2/3, www.laverdi.org, biglietti euro 15,00/12,50/9,00).
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Programma
Igor Stravinskij
Tango (versione per orchestra)
L’interesse e l’attrazione di Stravinskij per il tango risalgono al 1918, alle tre Danze, Tango, Valzer e Ragtime, inserite nella Histoire du soldat. Dopo l’antico folklore “barbarico” russo, il suo percorso di appropriazione di musiche di origine popolare si estendeva al repertorio di consumo e grande successo urbano e internazionale, al servizio di una eccezionale capacità di manipolazione e nobilitazione dei suoni. Nel 1940, a Hollywood, Tango diventava una composizione per pianoforte, poi trascritta per orchestra. Una prima volta, nel 1941 da Felix Gunther, subito eseguita dall’orchestra jazz di Benny Goodman. Una seconda, nel 1953, da Stravinskj stesso, che accrebbe l’organico strumentale nella sezione dei fiati. Nella versione orchestrale rimane riconoscibilissimo il carattere pianistico di quella originale. Tango è infatti prima di tutto un magnifico esercizio e esempio di virtuosismo ritmico, esaltato da elementi tipicamente jazzistici come le sincopi, le pause e ritardi, la varietà di altezze sonore nell’emissione. Non a caso nello stesso periodo Stravinskij compose il celeberrimo Ebony Concerto per l’orchestra di Woody Herman (1945).
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Luis Bacalov
Triplo concerto per bandoneón, soprano, pianoforte e orchestra
Il tango è, curiosamente, un’arte molto ricca dal punto di vista dei contenuti. Dico curiosamente perché è considerato appartenere a una tipologia popolare di musica, che comunque non significa musica di seconda classe. Molti musicisti dell’area cosiddetta “colta” del Novecento hanno utilizzato o preso spunto da materiale etnico sudamericano, argentino e cubano in particolare. Montevideo e Buenos Aires sono i centri del tango, ma il repertorio etnico argentino è contadino, non urbano. Il tango è musica cittadina e ci sarebbe aspettati che fosse stato sfruttato maggiormente: invece, pochissimi fra i musicisti “colti” vi hanno fatto ricorso per utilizzarlo come spunto per composizioni sinfoniche. E questo è successo fuori dall’Argentina: penso a Stravinskij e Milhaud. Gli argentini, invece, non l’hanno mai fatto. Io ho pensato che fosse il caso di rischiare l’utilizzo del tango e delle sue radici per opere più complesse e con il Triplo ho fatto un lavoro di riscoperta delle radici del tango, ricorrendo, tra l’altro, a uno strumento popolare come il bandoneón, strumento per me insostituibile. Penso che il recupero di materiali e strumenti popolari all’interno di opere sinfoniche apporti freschezza e interesse, contribuendo a mantenere attuale la musica sinfonica.
Il Triplo concerto parla di cose vere, non di astrazioni; vengono citate situazioni drammatiche, vi compare il ricordo delle madri dei desaparecidos. Incorporare la musica non in un contesto astratto, ma nella realtà della storia argentina, è stato il punto centrale della mia ispirazione. Il brano è in quattro movimenti, con una variante significativa rispetto alla tradizione, perché il terzo è una gigantesca cadenza per bandoneón e pianoforte, senza l’orchestra. La voce compare nel secondo movimento e nell’epilogo. Nel secondo tempo il testo accenna alla realtà, anche alla più terribile; nel quarto, invece, è incentrato sulla nostalgia del tempo che fu, che è l’essenza stessa del tango, una delle sue sfaccettature…È un voler dare un addio a qualcosa che non c’è più: la mia musica vuole rappresentare anche i ricordi delle generazioni più antiche, quelle della memoria, della nostalgia. Nel Concerto il clima è molte volte struggente, lirico. Non tragga in inganno il quarto movimento, che inizialmente è vivace, sembra un gioco, affidato a motivi allegri e scanzonato. Ma dopo tutto si spezza e l’epilogo è l’altra faccia della medaglia.
Il mio lavoro non vuole apportare novità di scrittura. Gli antecedenti del procedimento compositivo sono da ricercarsi in Ravel e Prokof’ev, con il tonalismo disgregato in alcuni momenti. Non pretendo di usare strutture nuove, anche se così corro il rischio di fare musica “antica”; ma lo faccio con libertà, lontano dagli estremismi di certe scuole contemporanee. Questa libertà l’ho imparata da Luciano Berio, un genio che ha saputo fare musica rompendo con le ideologie.
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Luis Bacalov
Astor Piazzolla
Milongón Festivo
Milongón è il tango uruguaiano tradizionale. Piazzolla ne compose questa reinterpretazione intorno al 1970. Aveva cominciato a creare uno stile moderno per il tango nel 1956, combinandolo con la musica popolare argentina, con quella classica contemporanea e con il jazz. Era il suo “Nuevo Tango”, adatto per le sale da concerto come per le piste da ballo. Apparentemente Milongón Festivo rimase inedito fino al 1990. La riscoprì tra le carte di Piazzolla il violoncellista José Bragato, suo amico e archivista. Eccettuato il lento e sensuale episodio centrale,ha un ritmo e un temperamento quasi frenetici. L’euforia che trasmette ha fatto dire che in confronto il Mambo di Leonard Bernstein in West Side Story sembra addomesticato.
Nel 2001 Milongón Festivo è stato registrato dal bandoneónista Juan José Mosalini e nel 2009 trascritto per grande orchestra dal direttore e musicologo argentino Gabriel Castagna.
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Tomás Gubitsch
Suite
Chitarrista, compositore e direttore d’orchestra, Gubitsch si è formato nella tradizione musicale classica da Bach a Schönberg, affiancandovi poi le esperienze del rock e del pop, in particolare i Beatles e Frank Zappa. A 19 anni Piazzolla lo chiamò come chitarrista nella sua orchestra per il tour europeo del 1977. Ha composto e registrato molta musica per il tango contemporaneo ma anche lavori per orchestre da camera e sinfoniche.
In a tango state of mindè stata eseguito per la prima volta nel 2011 a Växjö, Svezia, daJames Crabb con la Musica Vitae Chamber Orchestra. Il suo stile particolarmente brioso asseconda lo scopo di fare scoprire e apprezzare la straordinaria qualità del bandoneón, strumento spesso relegato nel repertorio popolare e confuso con la fisarmonica. Il titolo nasce da un duplice gioco ironico di rimandi. L’espressione “in uno stato psicologico di tango” si riferisce infatti alla storica canzone New York State of Mind, del grande divo rockBilly Joel: ossia il personaggio di cui poi si chiede ”Chi è questo ragazzo? Mai sentito parlare di lui…”.
Appunto l’estrosità è un carattere di Gubitsch. Autore di una composizione tratta dall’Allemande della Suite per violoncello n.3 di Bach, l’ha presentata così: “Come tutti sanno, Johann Sebastian Bach è stato molto influenzato da me. Al punto tale che nel 1719 compose (per me) la propria Suite in Re maggiore per chitarra elettrica BWV 1007. Rendendosi rapidamente conto che la chitarra elettrica non era ancora stata inventata, l’anno dopo trasformò quella Suite in un brano per violoncello BWV 1007, portandola nella trasposizione alla tonalità di Sol maggiore”. (Luis Bacalov)
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Eduardo Hubert
Martulango
Martulangoè un tangocomposto per pianoforte, bandoneón, violino e archi. Presenta un’alternanza di ritmi binari e ternari in un dialogo tra i solisti, ai quali è lasciato anche in ampio spazio per l’improvvisazione.
Fra i suoi interpreti conta grandi solisti comeMartha Argerich, Néstor Marconi e Michael Guttman.
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Biografie
Luis Bacalov – Direttore
Nato a Buenos Aires nel 1933, comincia la sua formazione musicale a cinque anni, studiando pianoforte con Enrique Barenboim. Comincia presto l’attività concertistica in Argentina come solista, in duo con il violinista Alberto Lisy e in gruppi di musica da camera. Fa ricerche sul folklore musicale di varie nazioni sudamericane. Dagli anni ’60 si dedica in Italia e Francia anche alla musica per il cinema, collaborando fra gli altri con Lattuada, Damiani, Scola, Petri, Wertmüller, Greco, Pasolini, Fellini e Rosi. Per le musiche de Il Postino, regia di Michael Radford, ha avuto numerosi premi e nomination, fra cui il David di Donatello e il Premio Oscar, il Bafta (British Academy for Film and Television Arts), il Premio Nino Rota. Per La tregua di Rosi ha ottenuto una nomination per il David e per il Vangelo secondo Matteo di Pasolini una dalla A.M.P.A.. Ha vinto il Globo d’oro per la musica de Il Consiglio d’Egitto di Emidio Greco.
Come pianista si è dedicato a partiture di Bach, Chopin, Beethoven , Stravinskij e Berio. Come direttore, accanto al repertorio tradizionale e contemporaneo, esegue musiche di autori latino-americani, incluse le proprie. Nel 2003 ha inaugurato la Cavea dell’Auditorium – Parco della Musica di Roma con il programma Cinema Italiano, dirigendo l’Orchestra della Accademia di Santa Cecilia. Ha interpretato al pianoforte il suo Triple Concierto per soprano, bandoneón e pianoforte con la Santa Barbara Symphony Orchestra, eseguito poi con l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, con cui ha tenuto numerosi altri concerti. All’Accademia di Santa Cecilia ha suonato con Martha Argerich nei programmi dedicati ad autori latino americani. Ha composto per chitarra, violino, vari gruppi strumentali e per pianoforte e orchestra. La sua Misa Tango per soli, coro e orchestra registrata dalla DGG, direttore Myung-Whun Chung con Placido Domingo, Ana M. Martinez e Hector U. Passarella, è stata eseguita nel 1999 a Roma con l’Orchestra di Santa Cecilia. Per DGG ha registrato la rielaborazione per pianoforte e orchestra dei tanghi di Piazzolla e il suo Tangosain (nomination al Latin American Grammy Awards 2001).
Nel 2004 ha diretto il debutto della sua prima opera teatrale Estaba la Madre per l’Opera di Roma, regia di Giorgio Barberio Corsetti. Nel 2008 ha diretto per l’Accademia Musicale Chigiana la prima della sua opera-balletto y Borges cuenta que…, regia di Barberio Corsetti. L’Arena di Verona gli ha tributato un omaggio con un concerto al Teatro Filarmonico da lui stesso diretto.
Nel 2008 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano gli ha conferito il Premio Vittorio de Sica per la Cultura.
E’ docente di Composizione di musica per il cinema all’Accademia Chigiana di Siena.
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Erika Pagan – Soprano
Ha studiato canto presso il Conservatorio di Musica “G. Verdi” di Milano dove si è diplomata, sotto la guida del Maestro Vittorio Terranova. Ha partecipato al Master Internazionale di perfezionamento vocale all’Accademia delle Muse di Lucca, tenuto da Katia Ricciarelli, e nello stesso anno al Master di Perfezionamento per cantanti lirici a Deutschlandsberg in Austria. È stata una delle protagoniste al Festival Barocco “Arcadia in Musica” della città di Bibbiena, nell’opera Polifemo di N. Porpora, eseguita nella prima ripresa moderna, e nell’opera Acis And Galatea di G. F. Händel oltre allo Stabat Mater di G. B. Pergolesi. Ha vestito i panni di Ismene nell’opera Mitridate di N. Porpora, al Teatro La Fenice, al Teatro Malibran di Venezia, al Festival Mozart di Rovereto e al Teatro Calderón di Valladolid in Spagna. Ha debuttato nei ruoli di Norina nel Don Pasquale, Adina ne L’Elisir d’Amore, Musetta ne La Bohème. Particolarmente apprezzate sono state le sue interpretazioni nei Carmina Burana di Orff a Nizza, nel Magnificat di Bach, nel Magnificat e nel Gloria di Vivaldi. È stata protagonista, come soprano solista, in diverse repliche del Requiem di W. A. Mozart presso la Fondazione Teatro Arena di Verona, dirette dal Maestro Marcus Bosch. Ha cantato al Teatro Carlo Felice di Genova prima e al Teatro San Carlo di Napoli poi ne La Vedova Allegra, e nuovamente al Teatro Carlo Felice di Genova nella produzione di Nabucco per la regia di Saverio Marconi e la direzione di Daniel Oren. Per il Maggio Musicale Fiorentino ha partecipato all’opera Natura Viva del compositore contemporaneo Marco Betta. Ha debuttato nel ruolo di Ciboletta in Una Notte a Venezia di Johann Strauss. Dopo aver vinto l’audizione ha partecipato ai corsi di alto perfezionamento Opera Studio presso l’Accademia di Santa Cecilia tenuti dalla Signora Renata Scotto. Ha cantato presso il Teatro dell’Opera di Roma in Il naso di D. Šostakovič, per la regia di Peter Stein e la direzione di Alejo Pèrez.
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Eduardo Hubert – Pianoforte
Pianista, compositore, pedagogo, si è diplomato presso il Conservatorio Nazionale di Buenos Aires con Antonio De Raco, seguendo la scuola di Vincenzo Scaramuzza. Nel 1974, si è trasferito in Italia, perfezionandosi con Fausto Zadra, Carlo Zecchi, Guido Agosti e studiando Direzione d’orchestra con Franco Ferrara e Leonard Bernstein. Da segnalare la sua intensa collaborazione con la grande pianista Martha Argerich che, oltre a vederli impegnati in numerosi concerti in coppia,ha portato Hubert a diventare, dal 2000, coordinatore artistico del “Festival Incontro Martha Argerich” di Buenos Aires. Pianista, compositore, pedagogo, ricercatore e direttore d’orchestra, ha studiato pianoforte al Conservatorio di Buenos Aires e nella stessa città si è laureato in Ingegneria. In Italia dal 1974, ha studiato Composizione di musica elettronica al Conservatorio di S. Cecilia di Roma sotto la guida di Franco Evangelisti. Nel 2010 Martha Argerich suona all’Accademia di S. Cecilia il suo Martulango per pianoforte, bandoneón, violino e archi.
Ha conseguito la “licence de concert” e il “Prix de virtuosité” presso il Conservatorio di Losanna. Ha insegnato alla Musikhochschule di Karlsruhe, all’Università di Losanna, all’Accademia di Santa Cecilia e in vari Conservatori in Italia e all’estero. È professore di Musica da camera presso l’Istituto di Alta Cultura “L. D’Annunzio” di Pescara.
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Juanjo Mosalini – Bandoneón
Nato nel 1972 a Buenos Aires, Juanjo Mosalini è figlio di Juan José Mosalini, grande figura del tango argentino. Ha trascorso la sua infanzia immerso nella comunità di musicisti argentini, avendo il privilegio di ricevere i primi insegnamenti musicali da Gustavo Beytelmann e da Enzo Giecco. A sedici anni cominciò a studiare bandoneón con suo padre. Nel 1993 fu creata la classe di bandoneón al Conservatorio di Gennevilliers di cui divenne assistente di cattedra per cinque anni. Attualmente insegna al Conservatorio di Gennevilliers.
Erede della tradizione del bandoneón, ha sviluppato tutte le sfaccettature dello strumento che, in seno agli strumenti d’insieme, perpetua la grande espressione musicale dell’Argentina. È interprete appassionato dei maggiori compositori dell’inizio del XXI secolo. Vent’anni di carriera fanno di Juanjo Mosalini una delle figure più importanti dell’avanguardia musicale dell’Argentina in Europa. In duo con il chitarrista Vicente Bögeholz, esplora l’universo dei ritmi argentini nell’odierna musica da camera. S’immerge inoltre nelle improvvisazioni e nella composizione della musica elettronica con la complicità del contrabbassista jazz Olivier Sens.
Mosalini è uno dei rari bandoneonisti internazionali che suona regolarmente come solista nelle grandi orchestre classiche: Rotterdam Philharmonic Orchestra, The Israel Symphony Orchestra Rishon Le Zion, Seoul Philharmonic Orchestra, Orchestre de Bretagne, Orchestre de Picardie, Orchestre ONPL, Camerata de Bourgogne, Orchestra de Santa Barbara, Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, Orchestre Symphonique de Berne, Orchestre Symphonique de Winterthur, Orchestra del Teatro Massimo di Palermo, Budapest Concert Orchestra e Orchestra della Magna Grecia.