Il Lago dei cigni di Cajkovskji protagonista della stagione estiva del Teatro dell’Opera di Roma: alle Terme di Caracalla va in scena l’applaudita versione di Patrice Bart, intrigante e psicoanalitica variante, già apprezzata dal pubblico in teatro in apertura di stagione. La storia arcinota dell’amore romantico e rovinoso fra Odette, vittima del crudele mago Rothbart e del principe Sigfried che si lascia sedurre da Odile con l’inganno, viene arricchita e riletta con la presenza della Regina Madre, legata a un rapporto morboso per non dire incestuoso con il figlio principe tanto che lo steso Siegfried sembra trovare la libertà nell’amore prima e nella morte dopo.
Cromaticamente la dicotomia bene-male, cigno bianco-cigno nero viene giocata e offerta al pubblico fin dall’inizio grazie alla presenza delle balaustre bianche e nere mentre i costumi di primo Novecento, bellissimi, di Luisa Spinatelli donano inusuale eleganza non solo nel primo atto, ma soprattutto nel terzo atto con le signore in lungo e gli uomini in smoking senza disdegnare variazioni interessanti negli abiti delle danze di carattere rispettando però la compostezza dei tutù classici.
La coreografia (il secondo atto è ripreso da Petita e Ivanov) e la messa in scena di Bart convincono e affascinano, ma qualche perplessità resta non solo a livello drammaturgico sulla risoluzione: Rothbart (un aitante Manuel Parruccini che si alterna con Riccardo Di Cosmo e Giudeppe Schiavone) fin troppo compianto dalla Regina Madre, muore praticamente strangolato da Siegfried alla fine vittima stessa del mago, mentre scompare del tutto Odette.
È lo stesso Lago visto a dicembre all’apertura di stagione (e che aveva vissuto qualche momento difficile a causa dell’agitazione sindacale che aveva visto contrapposto il corpo di ballo con l’Orchestra in sciopero), ma gli spazi aperti di Caracalla sembrano regalare nuovo respiro a un balletto di pregnante eleganza e sensualità: brilla il principe Siegfried di Dinu Tamazlacaru (che si alterna con Paulo Arrais e Giuseppe Picone), brava Jurgita Dronina (Principal all’Het Nationale Ballet) molto convincente nel ruolo di Odette (si alterna con Liudmila Konovalova e Alessandra Amato), molto applaudito Alessio Rezza, svettante come non mai nel ruolo di Benno che acquista maggiore rilevanza in scena così come la Regina Madre che vive della regalità di Gaia Straccamore. Notevole l’effetto a Caracalla del fumo (bianco e nero) fra il terzo e il quarto atto: sostanzioso l’effetto, ma forse un po’ esagerato dato che ha finito per travolgere pubblico e orchestra.
La direzione d’orchestra di Nir Kabaretti è apparsa invece un po’ rallentata e poco sostenuta sin dall’inizio finendo per dilatare fin troppo alcuni tempi (incluse le danze di carattere del terzo atto in particolare). Nel complesso però Il lago dei cigni è sempre Il lago dei cigni: incantevole e godibilissimo anche in ogni suo prevedibile momento. Forse ancor di più con un tocco di variante psicoanalitica. Dopo la prima del 3 luglio, si replica il stasera7 luglio (ore 21), mercoledì 9 (ore 21), venerdì 11 (ore 21), martedì 15 (ore 21). Prossimo spettacolo in scena, La Bohéme di Puccini che debutta il 14 luglio.