Sabato 5 luglio è stata inaugurata la Terza Edizione della Stagione Teatrale ospitata nella splendida cornice del Teatro Romano di Ostia Antica. L’intento della Direzione Artistica di Pietro Longhi, che da anni opera con impegno nel panorama teatrale romano (Teatro Manzoni, Teatro Italia, Teatro Roma), in accordo con la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, è quello di consentire al pubblico di apprezzare interamente lo splendore di questo spazio unico al mondo, attraverso la fruizione di opere e di messe in scena consone all’incanto del luogo. Anche quest’anno privo di contributi del Comune di Roma, il programma si articola in una serie di eventi culturali classici e di performances di danza, mantenendo fede all’esigenza di programmare nelle antiche vestigia del Teatro Romano, a pochi chilometri da Roma, esclusivamente spettacoli classici che abbiano una comprovata valenza artistica e culturale, per restituire uno spazio “classico” alla sua naturale vocazione: un punto d’incontro tra popoli, genti e culture.
Molti gli spettacoli di alta qualità quest’anno in cartellone, come “Elena” di Ghiannis Ritsos (venerdì 11 luglio) con Mariangela D’abbraccio per la regia di Francesco Tavassi. L’Elena di Ritsos è la speranza, o meglio la consapevolezza (che è anche atto di fede del poeta) che qualcosa si salva sempre dal naufragio, dalla distruzione totale. Seguono “Pulcinella e l’Imperatore” (giovedì 17 luglio), per la regia e coreografia di Aurelio Gatti e “I fratelli” di Publio Terenzio Afro (sabato 19 luglio), con Pietro Longhi e Felice della Corte per la regiadi Silvio Giordani. Questo autore considerato dai suoi contemporanei “troppo moderno” usa uno stile ed un linguaggio sobrio, naturale, all’insegna della compostezza e della semplicità evitando espressioni popolari e volgari. Nel Teatro “naturalistico” di Terenzio troviamo una suspance nuova. Lo spettatore è coinvolto emotivamente nelle vicende, prova le stesse emozioni dei personaggi e l’autore non consente procedimenti “metateatrali”, cercando di trasmettere un messaggio morale. Nasce, insomma un’attenzione sociale che allora era una vera e propria rivoluzione culturale con dentro un messaggio dihumanitas.
Due attori d’eccezione, Maurizio Donadoni e Cinzia Maccagnano, interpretano “Gli argonauti / Giasone e Medea” (mercoledì 23 luglio), costruzione drammaturgica da Apollo Rodio, Franz Grillparzer ed Euripide, con regia e coreografie di Aurelio Gatti. E’ nell’accettare di mettere in discussione le proprie certezze che si rivela la vera‚ straordinaria spregiudicata intelligenza degli Argonauti e in genere di tutti i “navigatori” che decidono di uscire dalla rotta stabilita dalla convenienza e dalle consuetudini per rischiare di perdersi‚ buttando a mare le proprie convinzioni ormai ben ancorate nel calmo golfo dell’inamovibile buonsenso.
In realtà‚ il loro è un viaggio onirico‚ visionario‚ tramite il quale raggiungeranno il fondo della loro anima‚ quel luogo remoto e inviolato dove appare la luce della coscienza‚ della consapevolezza. Un viaggio di iniziazione per danza‚ teatro e musica. Eccezionale drammaturgia di Paolo Fallai per tre donne esemplari “Carmen Medea Cassandra / il processo” (venerdì 25 luglio), con due splendide interpreti Rossella Brescia e Vanessa Gravina, regia e coreografie di Luciano Cannito. E’ possibile cancellare il grigio di un pregiudizio di genere? Cassandra, Medea e Carmen ci provano, ma finiscono uccise dagli stessi drammaturghi che le hanno raccontate… o create! Vincenzo Zingaro, in veste di regista, propone, ormai come tradizione da molti anni in questo splendido Teatro, un tuffo nell’immaginario giocoso e infantile di Aristotele con l’allestimento di una delle sue migliori opere “Le nuvole” (sabato 26 luglio). Ospite d’eccezione di quest’anno Giorgio Albertazzi (martedì 29 luglio) con una sua narrazione su Miti ed Eroi “Mito e infinita dolcezza del morire corteggiando la morte… come da Garcia Lorca.” Debora Caprioglio, Antonella Piccolo e Chiara Cavalieri, sono le interpreti della pièce tratta da Aristofane “Cercasi Dea, disperatamente”(mercoledì 30 Luglio) per la regia di Rosario Coppolino. La Dea in questione è Estia, dea della casa, scomparsa misteriosamente. Possibile sostituirla con una umana? Grazie anche alle descrizioni Omeriche delle protagoniste, lo spettacolo metterà in luce la complessità della figura femminile sia sulla terra, sia nell’ Olimpo, ma sempre in modo ironico e accattivante oltre che fedele ai testi di riferimento.
Chiude il 6 agosto questa III Edizione della Stagione del Teatro Romano di Ostia Antica, “Agamennone” di Eschilo), per la traduzione di Pier Paolo Pasolini, con Renato Campese, Cristina Cirilli, Pietro Conversano e Laura Mazzi, regia di Pietro Conversano. “Dio fa che finisca presto questa pena”. Con parole cariche di angoscia, nella traduzione di P. P. Pasolini, si apre l’Agamennone di Eschilo. Un messaggio di fuoco, ripetuto di monte in monte! Ascolteremo poi le parole della Regina Clitemnestra, la donna dal cuore maschio, in cui si riflettono dieci anni di dolore represso per la morte della figlia Ifigenia. Colpa chiama colpa e sangue chiama sangue. Nuova colpa rinasce e la vendetta non si ferma. Questa è la realtà del ghenos degli Atridi, un mondo caotico e primitivo non ancora regolato dalla forza della legge.
Al tramonto l’area del Teatro si riempie di ombre e di suggestioni magiche che aiutano lo spettatore a compiere uno straordinario viaggio nel tempo.