Con Storie naturali e strafottenti: dalle opere di Giuseppe Patroni Griffi prosegue il progetto di “teatro e letteratura” dello Stabile partito nel 2013 con Il mare non bagna Napoli di Anna Maria Ortese e proseguito nel 2014 con L’armonia perduta di Raffaele La Capria, di adattamenti scenici di romanzi e racconti di autori napoletani e che a Napoli hanno dedicato loro opere.
Sotto il titolo Storie naturali e strafottenti – di rimando alla commedia “scandalo” del 1974 di Patroni Griffi, Persone naturali e strafottenti – andranno in scena come sempre al Ridotto (tranne uno nella sala del Mercadante) cinque spettacoli tratti dalle opere dello scrittore, drammaturgo, regista e sceneggiatore napoletano morto a Roma nel 2005 a 84 anni.
«A dieci anni dalla morte di Giuseppe Patroni Griffi – dichiara il direttore Luca De Fusco – è giusto che la sua città si ricordi di lui e lo faccia principalmente, anche se non esclusivamente, attraverso sue opere considerate minori e che ci sembra giusto riportare alla memoria». «Le messe in scena – continua De Fusco – saranno come al solito sobrie ed essenziali, tese a mettere in risalto la pura parola dell’autore, anche se questo autore, a differenza della Ortese e di La Capria che lo hanno preceduto, rivela sin dagli esordi una naturale teatralità che da scrittore puro lo porterà a divenire drammaturgo e regista teatrale. La parola letteraria in questo caso ha quindi una sua naturale teatralità».
Ad aprire la rassegna, lunedì 3 novembre alle 21.00 al Ridotto, sarà D’estate con la barca con la regia di Luca De Fusco interpretato da Gaia Aprea, che resterà in scena fino a giovedì 13 novembre. D’estate con la barca apparve per la prima volta sulla rivista Nuovi Argomenti, pubblicato nel 1955 dall’editore Vallecchi insieme a Ragazzo di Trastevere e Un ospite di passaggio. E’ il racconto della gita in barca lungo la costa di Posillipo di due coppie di ragazzi: una gita per fare l’amore, lontano dal mondo, i suoi divieti, le sue ipocrisie. Una bellissima giornata di sole e di ardori giovanili, su cui piomba, inaspettata e beffarda, la morte.
Il secondo spettacolo andrà in scena il 9, 10 e 11 gennaio al Teatro Mercadante. Si tratta di Il mio cuore è nel Sud con la regia di Mariano Rigillo che ne è anche interprete. Ballata in versi e prosa di Patroni Griffi con musiche di Bruno Maderna – che verranno eseguite dal vivo dall’Orchestra del Teatro di San Carlo – fu composta nel 1950 per la Radio nazionale vincendo il premio Microfono d’argento come miglior radiodramma dell’anno. E’ la storia di una giovane donna sedotta dal canto malinconico e solitario che giunge oltre le mura delle case, di un ignoto progioniero sepolto in un carcere. La donna non sa nulla dell’uomo, eppure se ne innamora, preda di uno smarrimento emotivo e esistenziale senza ritorno. Lo spettacolo è coprodotto con il Teatro di San Carlo.
A seguire, dal 22 gennaio al 1 febbraio 2015, al Ridotto, andrà in scena La morte della bellezza con la regia di Benedetto Sicca, che lo interpreta insieme a Mauro Lamantia. Pubblicato nel 1987 il romanzo è ambientato a Napoli negli anni della seconda guerra mondiale. Nella città devastata e ferita si incontrano, per caso, in una sala cinematografica oscurata dai bombardamenti, il 27enne italo-tedesco Lilandt ed il giovane liceale Eugenio, che, attratti l’uno dall’altro, fanno l’amore. La storia di una relazione sentimentale e virile vissuta all’ombra di una città violentata e stravolta dalla guerra.
Quarto spettacolo del programma – in scena al Ridotto da giovedì 12 a domenica 22 febbraio 2015 – Ragazzo di Trastevere, con la regia di Giuseppe Sollazzo. Protagonista del racconto del 1951 è Otello, giovane sottoproletario bello e senza scrupoli che, pure essendo sposato, si prostituisce con ricchi omosessuali, intrattenendo con alcuni di essi delle vere e proprie relazioni.
Chiuderà la rassegna lo spettacolo La notte blu del tram con la regia di Pino Carbone, interpretato da Francesca De Nicolais, in scena al Ridotto dal 5 al 15 marzo 2015.
Scritto nel 1948 è il racconto dell’iniziazione al sesso di Eugenio, ragazzino di tredici anni, avvenuta su un tram ad opera di uno sconosciuto. L’inatteso incontro con l’adulto signore suscita nel ragazzo emozioni profonde, tali da indurlo a voler sapere di più.
Come per le precedenti edizioni anche questi allestimenti si avvalgono delle scene di Luigi Ferrigno, dei costumi di Zaira De Vincentiis, del disegno luci di Gigi Saccomandi.
I cast degli interpreti di Il mio cuore è nel sud, La morte della bellezza e Ragazzo di Trastevere sono in via di definizione.
Il calendario di spettacoli sarà affiancato da una serie di incontri a cura di Mariano D’Amora, di approfondimento e dibattito dei temi posti dalle opere di Patroni Griffi.
Il primo si terrà martedì 4 novembre alle 18.00 allo spazio Libri&Caffè del Mercadante, dedicato al racconto D’estate con la barca e al dramma in versi Il mio cuore è nel sud, due testi del primo Patroni Griffi (“scrittore – scrive Mariano D’Amora – che al pari di altri della sua generazione (Moravia, Testori, Pasolini) approda al teatro dopo aver esordito nella narrativa”), oggi riproposti attraverso il teatro e i suoi linguaggi.
Sono disponibili, ma solo fino al 12 novembre, mini abbonamenti ai 5 spettacoli al costo complessivo di 30 euro; successivamente l’ingresso ai singoli spettacoli è di 15 euro. Per lo spettacolo D’estate con la barca, su ogni ingresso al costo di 10 euro è previsto un secondo ingresso omaggio. E’ possibile acquistare presso la Biglietteria del Teatro Mercadante e, online, sul sito: www. vivaticket.it
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Ridotto del Mercadante
Piazza Municipio – Napoli
Info: tel. 081.5524214 | info@ teatrostabilenapoli.it | www. teatrostabilenapoli.it
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Peppino Patroni Griffi
di Luca De Fusco
Nel 2005 moriva Giuseppe Patroni Griffi, Peppino per tutti quelli che lo conoscevano e gli volevano bene.
In un suo testo che speriamo di mettere in scena presto (In memoria di una signora amica) aveva raccontato il dilemma dei giovani intellettuali della Napoli del dopoguerra incerti tra restare e partire. Un dilemma superato dai tempi ora che ci si può muovere tra Napoli e Roma con la velocità di chi fa un tratto di metropolitana. Lui scelse di partire e si installò a Roma in modo stabile. Napoli restò assai presente nella sua opera. Come autore, visto che a Napoli sono ambientati moltissimi dei suoi lavori teatrali e ancor più letterari. Come regista, visto che a lui si deve la riscoperta di Viviani, letto in chiave espressionista e non oleografica e il lancio di talenti napoletani da Mariano Rigillo a Lina Sastri, al suo adorato Mastelloni e tanti altri.
Nell’ultima parte della sua carriera Peppino si avvicinò anche a Eduardo, che pure all’inizio non amava, essendogli estraneo sia il mondo piccolo borghese che l’impegno sociale. La “famiglia” di Patroni Griffi era infatti quella del teatro Eliseo, spazio dove è stata scritta una parte della storia italiana più che in ogni altra sala romana. Peppino nasceva come mascotte del gruppo di De Lullo, Valli, alla lontana discendeva da Visconti, non da quello neorealista dei primi film ma da quello decadente della seconda parte della sua filmografia.
Patroni Griffi fu quindi generoso con Napoli, senza chiedere niente in cambio. Diede per la prima volta dignità al personaggio del “femmniello”, non dimenticò mai le sue origini ma la sua mentalità aristocratica lo portò a non chiedere mai una carica e la sua carriera fu svolta in gran parte nel teatro privato.
A dieci anni dalla morte ci sembra quindi giusto che la sua città si ricordi di lui e lo faccia principalmente attraverso opere considerate minori e che ci sembra giusto riportare alla memoria. Lo facciamo con il suo “Mastroianni” (Mariano Rigillo), con un mio omaggio all’amico per il quale ho avuto l’onore di produrre un mirabile Marivaux all’epoca del Festival delle Ville Vesuviane, e attraverso teatranti più giovani che non l’hanno conosciuto personalmente ma che hanno imparato ad amarlo attraverso la lettura.
Le nostre messe in scena saranno come al solito sobrie ed essenziali, tese a mettere in risalto la pura parola dell’autore, anche se questo autore, a differenza della Ortese e di La Capria che lo hanno preceduto, rivela sin dagli esordi una naturale teatralità che da scrittore puro lo porterà a divenire regista teatrale, lirico e cinematografico.