Benvenuti sulla Terra: precipitato cosmico di umanità e memoria, connessioni e fratture, saghe e mitologie, simboli millenari e accelerazioni verso il futuro. È un viaggio per poter tornare ad abitare questo mondo, quello che propone “Terrestri 2014-2015”, la nuova stagione del contemporaneo al Teatro Astra di Vicenza. Un viaggio che attraversa quanto a noi è più vicino, e che tuttavia richiede un atto di responsabilità per essere salvato: da parte nostra, il coraggio di una nuova evoluzione. Perché “una seconda opportunità sulla terra”, quella negata alle stirpi condannate a cent’anni di solitudine in Gabriel García Marquez, è ciò che ora dobbiamo provare a immaginare.
Il progetto è curato da La Piccionaia Teatro Stabile di Innovazione per il Comune di Vicenza con il sostegno di Ministero dei Beni Culturali, Regione Veneto, Provincia di Vicenza, Circuito Teatrale Arteven e Askoll.
“Terrestri 2014-2015” è stata presentata oggi a palazzo Trissino dal vicesindaco e assessore alla crescita Jacopo Bulgarini d’Elci e per La Piccionaia Teatro stabile di innovazione, dal presidente Carlo Presotto, dal direttore generale Pierluigi Cecchin e da Nina Zanotelli, direttore organizzativo e curatore della stagione insieme a Sergio Meggiolan.
“Per diverso tempo, in mancanza di un grande teatro e mentre l’Olimpico non era utilizzato al meglio delle sue possibilità, Piccionaia ha svolto un ruolo prezioso ed insostituibile per questa città, un vero e proprio ruolo di supplenza attraverso l’uso di un linguaggio contemporaneo – ha spiegato il vicesindaco e assessore alla crescita Jacopo Bulgarini d’Elci -. Negli ultimi anni siamo riusciti a rinnovare il ciclo di spettacoli classici e a creare una nuova grande struttura come il Comunale. Questo non significa che il ruolo del Teatro Astra e della Piccionaia è esaurito, anzi hanno ancora molto da dire e da fare. Una parte significativa del programma della stagione “Terrestri 2014-2015”, che quest’anno va ad integrare la consueta programmazione, sarà sostenuta da un contributo straordinario comunale di 15 mila euro, oltre alla quota annuale. Questo nell’ottica di crescita e sviluppo, a seguito dei cambiamenti normativi a livello statale, della compagnia a cui la giunta ha confermato la concessione del Teatro Astra per altri tre anni”.
“Si dice che gli uomini discendano dai pesci, saliti dal mare sulla terra milioni di anni fa; l’uomo oggi ha bisogno di una nuova evoluzione farsi pesce e trasformare il suo rapporto con il mondo- ha dichiarato Nina Zanotelli, direttore organizzativo e curatore della stagione insieme a Sergio Meggiolan, con l’obiettivo di illustrare l’immagine che accompagna la rassegna -. Abbiamo quindi scelto di portare all’Astra per la stagione 2014-15 quegli artisti che sanno leggere il presente e immaginare nuove forme di futuro, attraverso i linguaggi dell’arte del teatro. La vera novità è, inoltre, il percorso Classico contemporaneo che interseca il progetto, laddove un classico è un’opera che, proprio come uno di quegli antichi pesci, sa camminare verso orizzonti presenti e futuri”.
“Classico contemporaneo si sviluppa con spettacoli, residenze e workshop sul filone delle suggestioni create dal Ciclo di Spettacoli classici – ha concluso Sergio Meggiolan, curatore della stagione insieme a Nina Zanotelli -. Non mancherà la collaborazione con Classici contro, il coinvolgimento delle scuole e un focus sulla produzione video di Anagoor. Le residenze artistiche avranno come protagonisti Anagoor e i Fratelli Dalla Via che instaureranno un dialogo con la città e con altri soggetti del territorio. Anagoor lavorerà sul patrimonio della civiltà greca e romana come fondamento dell’Europa, mente i Fratelli Dalla Via analizzeranno le trasformazioni della città attraverso analisi di pratiche come parkur, free climbing, skateboard, freestyle”.
Un cartellone di 9 spettacoli, che dal 14 novembre al 10 aprile vedrà una rosa di artisti di primo piano della scena nazionale – grandi nomi come Alessandro Bergonzoni, Ricci/Forte, Anagoor e César Brie e giovani talenti come Giulio D’Anna e Tindaro Granata – alternarsi sul palcoscenico cittadino per presentare i loro ultimi lavori. Ad incrociare questa programmazione, “Classico contemporaneo”, un progetto di studio e incursione della classicità nella città contemporanea, che affiancherà a due spettacoli altrettante residenze artistiche. Un progetto che vede classico e contemporaneo indissolubilmente intrecciati: perché, se è vero che un classico non esaurisce mai quanto ha da dire, è altrettanto vero che la sua valorizzazione si proietta verso il futuro quando apre nuovi spazi ed è in grado di generare nuove visioni e nuovi gesti. Così, il teatro all’interno di una comunità si alimenta alla fonte del classico e al tempo stesso chiede una continua rigenerazione del canoni di riferimento, che permettano al pubblico di riconoscere in esso il proprio teatro.
Ad aprire il cartellone, il 14 novembre, Alessandro Bergonzoni con le geniali invenzioni linguistiche del suo ultimo lavoro, “Nessi”. Lo spettacolo vede l’autore-attore bolognese, due volte Premio ETI e Premio Ubi 2008 come miglior attore italiano, attraversare la necessità assoluta e contemporanea di vivere collegati con altre vite, altri orizzonti, altre esperienze – non necessariamente e solamente umane – per intraprendere percorsi oltre l’io finito, verso un “noi” veramente universale. Capofila tra i giovani talenti in cartellone, il coreografo indipendente attivo tra Italia e Paesi Bassi Giulio D’Anna, che presenterà “OOOOOOO” (29 novembre), progetto vincitore del premio Anticorpi XL CollaborAction 2013: un lavoro di teatro-danza ispirato al Museo delle relazioni interrotte di Zagabria, una sorta di musical postmoderno che è un rito catartico del percorso personale di ognuno di noi. A seguire, torna al teatro Astra, dopo “L’invasione degli ultracorpi”, presentato in forma di studio nel 2013, l’irresistibile compagnia tosco-napoletana I Sacchi di Sabbia con il suo ultimo lavoro, “Piccoli suicidi in ottava rima” (venerdì 12 dicembre), che reinventa la tradizione popolare dei maggi toscani e costituisce una tappa decisiva nella pluriennale indagine della formazione sulla parodia. Il nuovo anno verrà inaugurato da “I giganti della montagna – atto primo” (24 gennaio), adattamento di Roberto Latini (per la prima volta a Vicenza) per Fortebreccio Teatro dell’ultimo dei capolavori pirandelliani – rimasto incompiuto – che mette in scena il mito dell’arte attraverso la vicenda di una compagnia di attori in una onirica “Villa degli Scalognati”.
La seconda parte della stagione vedrà l’avvio di un progetto innovativo “Classico contemporaneo”, sostenuto dal Comune di Vicenza con un contributo straordinario di 15.000 euro, proprio per ampliare la discussione e il confronto sul contemporaneo. Questo segmento progettuale costituirà un’ulteriore tappa del percorso di apertura verso i nuovi linguaggi e di approfondimento del rapporto ricco di suggestioni fra classico e contemporaneo, che ha avuto in questi anni come nucleo il Teatro Olimpico, grazie al rinnovato Ciclo di Spettacoli Classici e a Laboratorio Olimpico.
Il nuovo filone progettuale dell’Astra vedrà un appuntamento di caratura internazionale: quello con la pluripremiata sperimentazione di Ricci / Forte (6 febbraio). Per la prima volta a Vicenza, il collettivo presenterà “Darling”, cortocircuito tra la saga narrata da Eschilo nell’Orestea (458 a.C.) e la crisi del nostro tempo, tra autodistruzione, falsa morale e – insieme – estrema tensione etica. Nasce dall’incontro tra un grande nome del teatro internazionale, il maestro argentino César Brie, e una giovane compagnia milanese, Eco di Fondo, l’appuntamento del 27 febbraio con “Orfeo ed Euridice” (finalista progetto Inbox 2014). Lo spettacolo ripercorre il mito classico di colui che, con la sola forza del suo canto, tentò di strappare l’amata Euridice al regno dei morti; ma se è il suo canto che la tiene in vita, lasciarla andare significa ucciderla, o è il gesto d’amore più puro? Un interrogativo quanto mai attuale, nella cui luce è nata per questo appuntamento la collaborazione con l’associazione vicentina “Curare a casa”. A seguire (14 marzo) Antonio Viganò guiderà l’Accademia Arte della Diversità nello – debitore a Julie Anne Stanzak (danzatrice storica del Tanztheater di Pina Bausch) per le partiture corporee – “Il suono della caduta”: la caduta degli angeli “umani, troppo umani” già raccontati da Rilke, Wim Wenders, Buñuel, Tabucchi e Garcia Marquez, per interrogarsi sul valore della vita, quella che ha tutto il peso della gravità, della caducità e dell’amore. Con una compagnia unica in Italia, formata da uomini e donne che, come spiega il regista “devono essere bravi due volte: una per cancellare tutti i pregiudizi sulla loro disabilità, la seconda per fare un lavoro di qualità artistica”. L’appuntamento successivo, il secondo di “Classico Contemporaneo”, sarà il 27 marzo con Anagoor e il loro “Virgilio brucia”, disegno corale di un impero dagli ampi confini, attraversato dalla vicenda del poeta latino e del suo alter ego Enea: la fuga da un mondo in fiamme, l’eredità dei padri e la fondazione di una nuova civiltà. E sullo sfondo, un interrogativo: “a che servono la poesia e la letteratura in tempi di violenza, a che serve cantare le gesta degli eroi?” L’evento sarà realizzato in collaborazione anche con il progetto “Classici Contro 2015 Teatri di Guerra” dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e replicato la mattina successiva per le scuole superiori. Chiude il cartellone un’altra regia d’eccezione, quella di Serena Sinigaglia per Tindaro Granata in un lavoro ispirato alle pagine dello scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun. Il giovane talento siciliano, già apprezzato sul palco dell’Astra con “Antropolaroid” e “Invidiatemi come io ho invidiato voi” sarà l’intenso interprete di “Il libro del buio” (10 aprile), storia di come il giovane soldato Salem, rinchiuso con i suoi compagni per 18 anni in una cella nel sottosuolo, sia riuscito a sopravvivere e a non perdere la ragione.
Ma il progetto non si esaurisce qui. “Terrestri” sarà arricchito da incontri con gli artisti, laboratori (tra cui quello di danza con Giulio D’Anna, quello con Antonio Viganò e un percorso sul teatro sociale) e da una serie di spettacoli e attività fuori stagione, ideate con alcune tra le realtà più significative del nostro territorio nell’ambito della promozione sociale e nell’innovazione teatrale (Curare a Casa, Scarp de Tenis, Livello 4, Patricia Zanco). Con un evento speciale transregionale: la possibilità di partecipare con il Teatro Astra ad una trasferta emiliana per assistere al terzo capitolo della trilogia di Mario Perrotta su Antonio Ligabue: un evento unico che, alla fine di maggio 2015, occuperà il paese di Gualtieri (città natale del pittore) e le sponde reggiane e mantovane del Po con attori, musicisti, danzatori, video-makers e artisti figurativi, invadendo tutto il territorio intorno al fiume come scenario della vicenda.
“Classico contemporaneo” si presenta anch’esso come un progetto articolato su più livelli. A fianco agli spettacoli, infatti, propone due residenze artistiche: due tra le maggiori compagnie venete, gli stessi Anagoor e i Fratelli Dalla Via, avranno modo di risiedere al teatro Astra per portare avanti la propria ricerca teatrale, ma anche per instaurare un dialogo con la città attraverso prove aperte, workshop, contatti con le scuole di teatro e altri soggetti del territorio. Un progetto che metterà risorse e competenze a disposizione di artisti e pubblico, con l’obiettivo di costruire un ambiente favorevole alla produzione e alla circolazione della cultura teatrale. La residenza di Anagoor sarà incentrata sul patrimonio della civiltà greca e romana come fondamento dell’Europa, a partire dalla premessa che, nel suo processo di trasmissione, ogni svolta nella fortuna del classico è sottoposta all’ipoteca del contemporaneo e del moderno. Mettendo in dialogo questi elementi con la complessa dinamica di immagine, parola, suono e video propria del teatro di Anagoor, la compagnia curerà un workshop di canto polifonico antico e un incontro con le scuole superiori della città, e presenterà al pubblico una personale della propria produzione video. I Fratelli Dalla Via, già ospiti dell’Astra durante la scorsa stagione, dedicheranno la loro residenza a “Questo non è un ostacolo”, progetto di studio sulla possibilità di leggere le trasformazioni della città attraverso l’analisi delle pratiche visuali, artistiche e performative del parkur, del free climbing, dello skateboard, del freestyle. Vicenza, città classica per eccellenza, diventerà il “palcoscenico-palestra” in cui queste discipline dialogheranno attraverso il teatro, e lo spazio urbano diventerà occasione per guardare la città con altri occhi. Tra settembre e dicembre 2014 la compagnia entrerà in relazione con le realtà sportive cittadine per una vera e propria contaminazione di conoscenze, per giungere poi alla stesura di un testo che verrà messo in scena nel marzo 2015, in collaborazione con i soggetti coinvolti, in forma di elaborazione performativa spettacolare. Infine, sempre durante la residenza, i Fratelli Dalla Via cureranno il workshop di drammaturgia “Da Smemoranda ad Andrea Pazienza”.
Gli abbonamenti saranno disponibili dal 14 ottobre, in tre diverse formule: all’intera rassegna (intero 100 euro, ridotto 80 euro), a 5 spettacoli a scelta libera (intero 60 euro, ridotto euro 50) e infine ai percorsi tematici di 4 spettacoli (intero 50 euro, ridotto 40 euro). Le tessere saranno prenotabili anche telefonicamente e acquistabili presso l’Ufficio del Teatro Astra (nuova sede in Contrà Barche 55) con i consueti orari: dal martedì al venerdì dalle 9.30 alle 13 e dalle 15 alle 18, e fino all’8 novembre anche il mercoledì pomeriggio fino alle 19 e il sabato mattina dalle 10 alle 13. I biglietti, da quest’anno senza diritto di prevendita, saranno in vendita dal 10 novembre al costo di 14 euro l’intero e 12 euro il ridotto (€ 15 e 13 per Alessandro Bergonzoni).
Informazioni per il pubblico: Ufficio Teatro Astra, contra’ Barche 55 – Vicenza; telefono 0444 323725, info@teatroastra.it, www.teatroastra.it
IL PROGRAMMA
ven 14 nov alessandro bergonzoni nessi
sab 29 nov giulio d’anna ooooooo
ven 12 dic i sacchi di sabbia piccoli suicidi in ottava rima
sab 24 gen roberto latini i giganti della montagna – atto primo
ven 06 feb ricci / forte darling
ven 27 feb cèsar brie / eco di fondo orfeo ed euridice
sab 14 mar antonio viganò il suono della caduta
ven 27 mar anagoor virgilio brucia
ven 10 apr serena sinigaglia / tindaro granata il libro del buio
Inaugura la stagione, venerdì 14 novembre, l’attore e autore bolognese Alessandro Bergonzoni con “NESSI”. Ovvero connessioni, ma anche fili tesi e tirati, trame e reti, tessute e intrecciate per collegarsi con il resto del pianeta. O meglio, dell’universo. Al centro dello spettacolo, la necessità assoluta e contemporanea di vivere collegati con altre vite, altri orizzonti, altre esperienze – non necessariamente e solamente umane – per intraprendere percorsi oltre l’io finito, verso un “noi” veramente universale. Bergonzoni è immerso in una cosmogonia comica, circondato da una scenografia “prematura” da lui concepita, e alle prese con un testo che a volte potrebbe anche essere – e questa è una vera e propria novità – una candida e poetica confessione esistenziale. Senza per questo rinunciare alla sua dirompente visione stereoscopica che è diventata, in questi anni, materia complessa, comicamente eccedente e intrecciata in maniera sempre più stretta tra creazione, osservazione e deduzione. Nessi che mostrano un personalissimo disvelamento che, molte volte anche grazie ad una risata, porta dallo stupore alla rivelazione.
Sabato 29 novembre Giulio D’Anna porterà in scena “O O O O O O O”, progetto vincitore del premio Anticorpi XL CollaborAction 2013. Uno spettacolo di teatro danza sul tema delle relazioni fallite e delle loro rovine, ispirato al Museo delle relazioni interrotte di Zagabria. Il risultato: uno specchio dello stato sentimentale dei giovani adulti europei in una sorta di musical postmoderno che si propone di offrire un momento di autoidentificazione e riflessione. Dati statistici si mescolano alle biografie dei performer, che sono stati chiamati ad articolare verbalmente e fisicamente memorie ed esperienze di intimità danneggiata. Sfidando il senso comune di ciò che è considerato confortevole e socialmente adeguato, il desiderio di condividere ricordi personali ha condotto alla creazione di una serie di documenti viventi che rendono giustizia a emozioni altrimenti intraducibili. La loro espressione diventa qui un atto rituale, una cerimonia catartica. Può diventare anche fonte di ispirazione per la nostra ricerca personale e rafforzare la nostra credenza in qualcosa di più significativo della sofferenza casuale?
Dopo “L’invasione degli ultracorpi”, presentato in forma di studio nel 2013, torna al Teatro Astra l’irresistibile compagnia tosco-napoletana dei Sacchi di Sabbia con “PICCOLI SUICIDI IN OTTAVA RIMA” (venerdì 12 dicembre), un lavoro che, grazie alla complicità della storica Compagnia del Maggio, segna una tappa decisiva nella pluriennale indagine della formazione sulla parodia. Lo spettacolo reinventa la tradizione popolare dei maggi toscani sottoforma di una raccolta di episodi, recitati in ottava rima e in quartine di ottonari. Avventura, western e fantascienza (uno degli episodi è il ben noto “L’invasione degli Ultracorpi”, i cui temi vegetali e di rinascita si sposano perfettamente con quelli del canto in maggio) saranno gli ingredienti con cui prenderanno forma piccole allegorie di genere, riformulate secondo quest’antica tecnica popolare.
La programmazione del 2015 apre sabato 24 gennaio con “I GIGANTI DELLA MONTAGNA – ATTO 1°”, adattamento di Roberto Latini dell’ultimo dei capolavori pirandelliani, rappresentato postumo nel 1937 e incompleto per la morte dell’autore (l’ultimo atto ci è stato trasmesso dal figlio Stefano che aveva appuntato il racconto del padre) . Lo spettacolo mette in scena il mito dell’arte attraverso la vicenda di una compagnia di attori (la Compagnia della Contessa) che, nelle sue peregrinazioni al limite della sopravvivenza e nella difficoltà di portare in scena il proprio spettacolo giunge alla Villa degli Scalognati, in un tempo e luogo indeterminati fra favola e realtà. Nella casa, abitata da personaggi grotteschi guidati dal Mago Cotrone – che sembra già conoscere i motivi del fallimento del loro tentativo artistico – la compagnia sembra avere un appuntamento col proprio doppio. Cotrone e la contessa Ilse (il-sé) stanno uno all’altra come scienza e coscienza, mentre i Giganti sono come proiezioni di sé. Spiega il regista: “Voglio immaginare tutta l’immaginazione che posso per muovere dalle parole di Pirandello verso un limite che non conosco. Portarle ‘al di fuori di tempo e spazio’, come indicato nella prima didascalia, toglierle ai personaggi e alle loro sfumature, ai caratteri, ai meccanismi dialogici, sperando possano portarmi ad altro, altro che non so, altro, oltre tutto quello che può sembrare”.
Venerdì 06 febbraio sarà la volta del collettivo Ricci / Forte, per la prima volta a Vicenza, con il suo “DARLING”, un cortocircuito tra Eschilo, Hannah Arendt, Gregory Crewdson, Edward Hopper, Antonin Artaud e i Led Zeppelin. Lo spunto è nell’Orestea, trilogia tragica che valse a Eschilo la vittoria alle Grandi Dionisie del 458 a. C. e che racconta la saga degli Atridi: il ritorno di Agamennone dalla guerra di Troia, il suo omicidio per mano della moglie Clitemnestra e del di lei amante Egisto, la vendetta del figlio Oreste sugli assassini di suo padre, la persecuzione delle Erinni contro il matricida. Vicende che nelle mani di Ricci/Forte diventano punto di osservazione per aggredire la realtà e parlare del nostro tempo, con un linguaggio che non si fa scrupolo di saltare dal teatro al reality, dalla performance alla canzonetta. Obiettivo è il tempo della crisi che attraversiamo, con l’inconsapevolezza e la degenerazione autodistruttiva, le impossibili speranze, la falsa morale e, paradosso estremo, quel bisogno di etica di cui parlava proprio Hannah Arendt.
Venerdì 27 febbraio sarà in scena il progetto finalista della rete Inbox 2014, “ORFEO ED EURIDICE”, per la regia d’eccezione del maestro argentino César Brie. Sul palco, la giovane compagnia milanese Eco di Fondo esplorerà il mito greco di colui che, con la sola forza del suo canto, riuscì a convincere gli dei dell’Ade ad aprirgli le porte degli inferi per strappare alla morte la sua amata sposa Euridice. Ma se è il suo canto che la tiene in vita, lasciarla andare significa ucciderla, o è il gesto d’amore più puro? La forza e la poesia del mito si intrecciano così con due temi controversi: l’accanimento terapeutico e l’eutanasia. Senza offrire risposte, lo spettacolo interroga lo spettatore sulla forza e la grandezza del sentimento d’amore. L’evento è realizzato in collaborazione con l’associazione vicentina “Curare a Casa”, impegnata nell’assistenza e nel sostegno gratuiti ai malati e alle loro famiglie nella delicata fase del fine vita.
Sabato 14 marzo salirà sul palco l’Accademia Arte della Diversità per la regia di Antonio Viganò con “IL SUONO DELLA CADUTA”. Gli angeli intuiscono ciò che gli uomini chiamano “i sentimenti”, ma non possono viverli. Sono profondamente amorevoli e non è dato loro di essere altrimenti, poiché non possono concepire l’alterità: e così nemmeno la paura, la gelosia, l’invidia o l’odio. Conoscono i modi con cui vengono espressi, ma non i sentimenti in sé. Un tema che ci consente di interrogarci sul valore della vita, quella che ha il peso della gravità, del dolore fisico, della ferita che sanguina, della caducità e dell’amore. Quella che si può trasformare, quella che sogni ma non puoi realizzare, quella dell’ingiustizia e della mano del giudice. Abbiamo maestri illustri che ci hanno guidato: Rilke, con le sue “Elegie Duinesi”, Peter Handke e Wim Wenders con “Gli angeli sopra il cielo di Berlino”, Buñuel con “L’angelo sterminatore” e James Stephens con “Semidei”. Tabucchi e Garcia Marquez, ognuno con il suo stile, ci hanno raccontato dell’angelo caduto sulla terra, nel pollaio o nella rete per la cattura degli uccelli. Ma qual è il suono di questa caduta?
Dopo Lingua Imperii, venerdì 27 marzo, grazie anche alla collaborazione di Centrale Fies torna il collettivo di Castelfranco Anagoor con “VIRGILIO BRUCIA”. Tratto dai libri II, IV e VI dell’Eneide, non è uno spettacolo sull’Eneide, quanto piuttosto uno sguardo spaventato sulla frattura che fende l’esistenza di un poeta, come è Virgilio, diviso tra l’introspezione e il servizio all’ideologia politica. Virgilio è Enea, un eroe che porta nel nome un dolore insostenibile, riluttante eppure capace di assumersi l’onere di una missione immensa, sproporzionata per un solo uomo. Virgilio come Enea si carica sulle spalle un enorme fardello e con esso attraversa il bruciante processo della creazione, inseguendo vie di fuga dalle fiamme divoranti del proprio sentire, delle proprie urgenze, laddove fuggire dall’incendio è mettere in salvo se stessi, e mettere in salvo una tradizione a brandelli levando un canto funebre per ciò che non sarà più, perché la propria creazione darà l’addio definitivo ai padri di cui conserviamo il dna dando il via ad una nuova lingua. Virgilio prima di morire richiese agli amici di bruciare l’Eneide perché incompleta. Non lo fecero. Così abbiamo potuto conoscere le imprese di Enea, scampato alla distruzione di Troia, che per mare raggiunse l’Italia, come i tanti naufraghi di oggi. L’eroe approdò nel Lazio e la sua stirpe diede origine al popolo romano. Virgilio stesso si pose la domanda: a che servono la poesia e la letteratura in tempi di violenza, a che serve cantare le gesta degli eroi? Sullo sfondo il mondo intero, le moltitudini, le migrazioni, la precarietà dell’esistenza, i capi, i pastori e i contadini, i trionfi e i fallimenti della politica, l’indifferenza e insieme la straziante mitezza del mondo naturale, la fragilità e insieme l’assurda ferocia degli uomini, la Storia che come una macchina avanza senza aver cura delle sofferenze degli individui di qualsiasi regno essi siano e l’esperienza, a caro prezzo pagata, del dolore, l’unico tra le nostre passioni ed affetti a durare in eterno. Sul palco, anche un coro di voci europee ed extraeuropee a disegnare un impero dagli ampi confini in cui confluiscono musicalità colte e popolari, influenze orientali e occidentali, armene e bizantine, ma anche la tradizione balcanica e quella macedone che conservano il germe misterioso dell’arte aedica e del coro pretragico, fino alle composizioni minimaliste del più lirico tra i contemporanei, l’inglese John Tavener (1944 – 2013), e del suo toccante Funeral Canticle, scritto in occasione della scomparsa del padre.
Chiude il cartellone di TERRESTRI 2014-2015 venerdì 10 aprile il ritorno all’Astra di Tindaro Granata. Dopo gli applauditissimi “Antropolaroid” e “Invidiatemi come io ho invidiato voi”, l’artista siciliano sarà sul palco con “IL LIBRO DEL BUIO”, spettacolo tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun per l’adattamento e la regia di Serena Sinigaglia. Che spiega: “Quella de ‘Il libro del buio’ non è una semplice lettura: è un’esperienza viva, concreta, che assomiglia ad un esercizio spirituale. Siamo noi, con Salim, dentro quella cella non abbastanza alta da ospitare il nostro corpo, siamo noi a mangiare legumi e pane secco due volte al giorno, ad essere immersi nel buio e nel freddo di una notte che dura diciotto anni. Solo un grande scrittore riesce, con la semplice forza della parola, a immergere il lettore così tanto dentro di essa, che egli può respirarla, sentirla sul suo corpo. Un corpo privato di tutto, isolato, straziato da malnutrizione, freddo, privazioni di ogni genere. Ma Salim si salva e riemerge dal buio. Innanzitutto smette di odiare: perché in quelle celle si muore di odio, non di consunzione. Poi smette di sperare, cioè di desiderare ciò che non può avere. Per farlo, si può ricorrere alla preghiera, certo. Ma Salim ha un’arma potente: la cultura. Le storie che ha imparato fin da piccolo, i libri che ha amato per tutta la vita, le parole che ha appreso nel corso dei suoi studi: questi sono i potenti alleati contro la morte e il degrado, frammenti di una bellezza, disinteressata e libera che, sola, può salvare lui e i suoi compagni di detenzione”.