“Questo lavoro non è un documentario ma una finzione basata su fatti reali” recitano le note di chiusura di Viva l’Italia – Le morti di Fasto e Iaio, spettacolo scritto da Roberto Scarpetti con la regia di César Brie che resta in scena al Teatro India di Roma fino al 2 novembre. Viva l’Italia è un bell’esempio di teatro civile (coprodotto dal Teatro dell’Elfo e dal Teatro di Roma) che rielabora uno dei momenti più bui della storia del nostro Paese offrendo ricchissima materia teatrale. In novanta appassionanti minuti si affacciano e s’intrecciano il passato e la memoria degli Anni di piombo in Italia: si comincia dal rapimento di Aldo Moro, si conclude con la strage di Bologna, al centro della storia si intrecciano le morti di due giovani Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, due diciottenni milanesi frequentatori del centro sociale Leoncavallo, barbaramente uccisi a colpi di pistola la sera del 18 marzo 1978, appena due giorni dopo il rapimento di Aldo Moro da parte delle BR. Sulla scena spoglia con le proiezioni delle luci di Nando Frigerio, la drammaturgia storica di Scarpetti si sviluppa non attraverso il classico narratore onnisciente, che svela segreti o informazioni nascosti al pubblico: la scelta è invece quella di ricostruire la Storia (pubblica e privata), attraverso cinque diversi monologhi continuamente intrecciati tra loro in cui emergono le emozioni e la disperazione dei personaggi che siano la vittima o l’assassino, mettendo in scena lo stesso Fausto (Federico Manfredi), sua madre (Alice Redini), Giorgio, uno degli assassini (Umberto Terruso), il commissario della Digos (Andrea Bettaglio), il giornalista dell’Unità (Massimiliano Donato) che indaga sul caso. In tal modo lo spettacolo getta una luce inedita sugli intricati e bui avvenimenti della storia del nostro Paese: le indagini sulle Brigate Rosse si collegano direttamente al morte dei due ragazzi del Leoncavallo al terrorismo nero legato ai servizi segreti deviati. Fausto infatti abitava in via Montenevoso 9, di fronte al civico 8, dove si trovava un covo dei brigatisti, osservati dai servizi segreti collocati al piano superiore del palazzo dove abitava il ragazzo assassinato. L’autore Roberto Scarpetti (vincitore della Menzione speciale Franco Quadri al Premio Riccione per il Teatro nel 2011) ha il pregio di intrattenere con estrema efficacia e di raccontare con sensibilità accurata una delle pagine scure del nostro Paese, il regista Cesar Brie di intrecciare inedite soluzioni registiche ai dialoghi sfruttando pochi attori per più ruoli e lasciando rivivere con disincanto una realtà trasformata a tratti in finzione. Lasciando intatto il coinvolgimento non solo intellettivo, anche emotivo del pubblico.