Paolo Rossi torna all’Ambra Jovinelli di Roma con Arlecchino, un personaggio-spettacolo, non solo ispirato alle Opinioni di un Arlecchino, il romanzo di Heinrich Böll, ma suggestionato soprattutto dall’incontro con Giorgio Strehler. Fu proprio il regista (nasce nel 1947 il suo Arlecchino servitore di due padroni, protagonista Ferruccio Soleri) a suggerire a Rossi di confrontarsi con la maschera italiana per eccellenza adattando il saltimbanco ai monologhi da stand-up. Il comico milanese sostituisce al patchwork i post colorati su cui scrivere appunti e il risultato è un Arlecchino un po’ clown, un po’ musicante, anarchico e irriverente, politicamente scorretto e divertente con cui Rossi rivendica delle chiare affinità. Di per sé questo Arlecchino rappresenta un’ulteriore indagine su quel teatro popolare che Rossi porta avanti da anni: è uno spettacolo in fieri e pre goldoniano. Esiste sì, un canovaccio (esattamente come nella gloriosa commedia dell’arte prima dell’avvento della riforma di Goldoni con l’introduzione del testo scritto), ma di certo lo spettacolo assume sfumature diverse sera dopo sera. Rossi coinvolge come sempre il pubblico, interagisce costantemente con la platea e se ben poco rimane di satira politica nel suo spettacolo (eccezion fatta per qualche fulminea e folgorante battuta sul vecchio e nuovo premier che tanto hanno in comune o per la visita nell’aldilà a Berlinguer), resta sempre un fenomeno fra vecchi e nuovi cavalli di battaglia e nella repentina capacità di trasformarsi in moderno Arlecchino, protagonista assoluto della commedia dell’arte che diventa contemporanea. Il pubblico (ovviamente compiaciuto e connivente) si inserisce a perfezione nel meccanismo accettando la struttura di finto teatro in prova con la presenza musicale de I Virtuosi del Carso (già presenti anche in L’amore è un cane blu). Doppio bis (già annunciato in apertura) con una spassosa e acuta rivisitazione di Ho visto un re, omaggio al maestro Enzo Iannacci con la complicità di della storica spalla, il musicista Emanuele Dell’Aquila.