da Molière
traduzione e adattamento Tommaso Matteicon e regia di Alessandro Preziosicon Nando Paone nel ruolo di Sganarelloscene Fabien Ilieu
costumi Marta Crisolini Malatesta
luci Valerio Tiberi
musiche Andrea Farri
supervisione artistica Alessandro Maggiprodotto da Alessandro Preziosi, Tommaso Mattei, Aldo AllegriniKhora.Teatro – TSA Teatro Stabile d’Abruzzo
Il sipario si apre su una delle storie più affascinanti e appassionanti di sempre: il Don Giovanni, un archetipo che parla delle più profonde pulsioni umane.
Don Giovanni è un nobil uomo che passa la vita a sedurre le donne e burlarsi delle persone pie, seguito dal suo fedele servitore Sganarello. La storia è un avvicendarsi tra la fuga dai fratelli di Donna Elvira (che vogliono rimediare al disonore subìto: prima l’ha convinta a sposarlo rinunciando ai voti presi e poi l’ha abbandonata), le peripezie per conquistare nuove donne e soprattutto l’incontro con la statua di un uomo ucciso in duello: il convitato di pietra.
Il primo a mettere in scena la storia fu Tirso De Molina nella cattolicissima Spagna del Siglo de Oro, con il suo El burlador de Sevilla y convidado de piedra.
Don Juan è un uomo che si burla degli altri, il suo piacere non è erotico ma celebrale poiché seduce le donne per disonorarle non per passione; è immorale e per questo verrà punito dalla statua dell’uomo che ha ucciso condannandolo alla dannazione eterna.
Dagli attori della Commedia dell’Arte, Moliere prenderà spunto per allestire la tragicommedia Dom Juan ou le festin de pierre in cui Don Giovanni è un cavaliere che vive libero dai codici sociali, è un uomo che seduce le donne con ogni mezzo, per poi lasciarle non appena ne trova un’altra; lo fa in barba alla morale e a Dio, è un libertino che vive con l’inganno e l’ipocrisia.
Sarà Mozart poi a sviluppare la figura di un Don Giovanni libero pensatore, rappresentante di una nuova molare libertina, un antieroe, desideroso di godere di tutto, senza fermarsi mai.
L’allestimento dell’opera curato da Preziosi, che oltre ad essere il protagonista è anche il regista, attinge giustamente dalla tradizione: abiti settecenteschi e personaggi fedeli nella caratterizzazione, che vuole il Don Giovanni impertinente e astuto libertino, e il servo Sganarello, interpretato dall’eccellente Nando Paone, divertente e ruffiano, portavoce del buon costume ma anche delle ipocrisie del tempo.
Alla messa in scena spetta il compito di trasportarci da Moliere ai giorni nostri, rendendo contemporaneo questo grande classico con accattivanti musiche e luci e un interessante scenografia proiettata, che rende a tratti onirica la visione. Un opera che grazie a questa nuova forma dà nuova forma anche ai contenuti: il Don Giovanni è l’homo novus dei nostri tempi, arrogantemente abbarbicato nella sua non-morale libertina che usa ogni espediente e sotterfugio pur di vivere a modo suo, un uomo che si fa vanto dell’ipocrisia e che si burla degli altri.