Con la notevole offerta teatrale che Milano offre pensavo che andare al Piccolo Teatro a vedere “Dopo il silenzio” di Francesco Niccolini e Margherita Rubino tratto dal libro “Liberi tutti” scritto dell’attuale Presidente del Senato Pietro Grasso sarebbe stato un esercizio retorico avendo letto il libro e partecipato in modo diretto o indiretto a tanti dibattiti sul fenomeno mafioso. Ma dopo un attimo di esitazione ho pensato che andare al Piccolo sarebbe stato un atto di solidarietà, una dimostrazione di partecipazione civile.
Il teatro era presidiato dalla polizia e guardie del corpo per la presenza del Presidente Pietro Grasso, del sindaco Giuliano Pisapia e altre autorità. Devo subito dire che la riduzione teatrale del libro ha caricato il contenuto di una dirompente forza emozionale grazie anche all’interpretazione intensa dei bravissimi attori. Il messaggio della pièce è chiaro: per non morire di mafia bisogna avere la forza e il coraggio al limite dell’incoscienza di mettersi in gioco per combattere l’illegalità, la sopraffazione e scardinare con l’esempio e le giuste motivazioni il silenzio omertoso di tanti, troppi cittadini. E questa svolta deve partire dalle scuole per evitare che i giovani non ancora soggetti alle ataviche incrostazioni culturali che ereditano dalla “famiglia” si lascino succhiare l’anima dalle tentazioni della mafia. La rappresentazione teatrale (non mi sembra appropriato parlare di spettacolo) che ha carattere narrativo ed è ricco di contenuti drammaturgici va oltre l’esperienza individuale e autobiografica di Grasso. Nel racconto scenico Sebastiano Lo Monaco interpreta la figura del Procuratore Antimafia e ha al suo fianco la moglie interpretata da Mariangela D’Abbraccio, donna che quotidianamente con coraggio e determinazione combatte la criminalità attraverso la formazione culturale – fondata sul principio della legalità, libertà, tolleranza, rispetto, onestà – dei giovani allievi di una scuola palermitana.
In una scena scarna (una sala d’attesa) siedono il Procuratore e la moglie quando entra un giovane nevrotico (Interpretato dall’eccellente Turi Moricca) che, di fronte alle domande di circostanza del magistrato, risponde con arroganza e aggressività. Si accende dunque un colloquio che ben presto degenera in uno scontro che non è solo generazionale. Si assiste ad uno scontro fra due visioni del mondo, della vita, dell’essere, fra due esperienze esistenziali che configgono. Il ragazzo per ignoranza, disperazione, per la povertà che non gli consente di allevare i due piccoli figli ha percorso quello che lui ritiene essere stata l’unica strada che gli ha permesso di vivere: la via del crimine mafioso. Il magistrato e il ragazzo confrontano le loro vite, le loro esperienze così diverse e nel crescendo di intensità il dialogo, veloce, asciutto e crudo si fa lotta. Ma alla fine il Procuratore e la moglie dopo estenuanti argomentazioni riescono a incrinare le dure convinzioni del giovane. Scorrono sul video in una sequenza emozionante i ricordi delle intimidazioni della mafia, delle bombe delle stragi con i nomi delle vittime da Falcone, Borsellino, il Generale Dalla Chiesa, Bonsignore, Livatino, Rostagno, don Puglisi, il piccolo Giuseppe Di Matteo sciolto nell’acido e tanti altri. Viene anche ricordato il riscatto della Chiesa grazie agli interventi del Cardinale Pappalardo e di Papa Giovanni II dopo che il Cardinale Ruffini aveva detto che la mafia era solo un’invenzione per colpire la D.C. Quando nel finale la voce registrata dei bambini intona il “Noi no” e “Io non ho paura” e una voce ricorda i nomi delle vittime Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, ebbene in quel momento l’emozione si moltiplica, si fa commozione ed è difficile trattene la lacrima che urge. Poi tutti in piedi per l’ovazione finale!
Non possiamo dimenticare l’ottima regia di Alessio Pizzech, gli interventi video di Giacomo Verde, le belle e funzionali musiche di Dario Arcidiacono e le luci curate da Luigi Ascione e i costumi di Cristina Da Rold.,