Raggiungiamo telefonicamente Giuseppe Giacobazzi per un’intervista, in attesa del suo spettacolo Un po’ di me (Genesi di un comico) che andrà in scena venerdì 7 novembre 2014 al Teatro Verdi di Firenze.
Nel suo precedente spettacolo, “Apocalypse”, lei prendeva in esame l’attualità italiana. Che cosa l’ha portata a scegliere invece il tema autobiografico per questa sua nuova tournée?
Forse la maturità, perché arrivati a 50 anni si comincia a guardarsi un po’ indietro; e poi, soprattutto, ho sentito l’esigenza di regalare al pubblico un po’ più di conoscenza dell’uomo, anziché del personaggio; dopo tanti anni che la gente si è preoccupata di venirmi a vedere ed ha speso denaro e tempo, credo che fosse un regalo dovuto.
Quindi che cosa scopriremo dell’uomo Giuseppe Giacobazzi?
Innanzitutto ciò che mi ha portato a diventare padre. In effetti, tratto un tema piuttosto “spinoso”, però con leggerezza, e raccontandolo ho scoperto che c’è molta più gente di quanto uno possa pensare che ha vissuto la mia stessa esperienza ed è, quindi, un bel momento di condivisione.
Ha anticipato, infatti, la domanda che le volevo fare, perché immagino che l’iter che avete intrapreso per diventare genitori non sia stato facile, e non deve esserlo nemmeno descriverlo in chiave comica…
Infatti questa era la parte un po’ più preoccupante, più difficile da rendere dal punto di vista della “presa sul pubblico”, invece alleggerita e lavorata un pò meglio è un pezzo che si ascolta gradevolmente e fa ridere lo stesso.
Il pubblico finora, quindi, immagino abbia reagito positivamente…
Sì, decisamente, è stata una piacevole scoperta, un momento di condivisione che unisce molto di più; e di conseguenza il personaggio Giuseppe Giacobazzi passa in secondo piano, in primo piano c’è Andrea Sasdelli (vero nome del comico, n.d.a.) e quindi è più facile rivolgersi ad uno che non è mai andato in televisione.
Nel suo spettacolo cita il libro di Francesco Piccolo, “Momenti di trascurabile felicità”, un mosaico di situazioni quotidiane ironiche e divertenti. Anche lei ha fatto una sua piccola lista…
Sì, una piccola lista per cercare alcuni momenti di piccola felicità, come Francesco fa col libro.
Una piccola anticipazione?
La ricchezza, il come ti senti ricco, quando il Telepass fa alzare la sbarra… il senso di potenza che ti dà (ride).
Condivido in pieno.
Senta, in questo periodo di crisi, che purtroppo non risparmia il teatro, non è facile ottenere un gran successo di pubblico come il suo; gli ultimi spettacoli hanno registrato il tutto esaurito. A che cosa pensa che sia dovuta tutta questa affluenza e questo affetto della gente nei suoi confronti? Non penso solo alla bravura ed alla notorietà che ha raggiunto grazie alla televisione…
Io voglio sperare che ci sia qualcos’altro che colpisca il pubblico. Oltre alla notorietà televisiva; certo in tv la gente ti vede e quindi magari piaci e si aspettano qualcosa, ma io credo che in tutti questi anni di teatro (ho fatto tante serate in teatro negli ultimi cinque/sei anni), acquisti comunque una credibilità. Ho sempre avuto molto rispetto per il pubblico che paga il biglietto, ed investe il suo tempo ed i suoi soldi: non ho mai portato in teatro una cosa che ho fatto in televisione, cerco di dare sempre alle persone che mi vengono a vedere un qualcosa di diverso, qualcosa che non ha mai visto, e che può solo gustare a teatro. Inoltre la disponibilità, probabilmente, il fatto che le persone si sono sempre riconosciute in quello che racconto, perché io racconto cose di tutti i giorni fondamentalmente, e ritengo che la mia vita non sia poi diversissima da quella degli altri, anzi penso che sia assolutamente uguale, e questo ha fatto sì che ci sia questo interesse.
Io spero di riuscire a rappresentare quello che viene da questo spettacolo. Sinora ci sono riuscito e spero di continuare fino alla fine della tournée.
Lei è un artista poliedrico e versatile, un monologhista eccezionale, un attore. Nel suo nuovo spettacolo si cimenta anche con il canto, ed inoltre è un autore di “povesie”, ispirate a personaggi di tutti i giorni. Se non sbaglio ne ha scritte più di cento…
In realtà sono una settantina.
Be’, comunque, un numero notevole…
Io ho cominciato come poeta comico, ma poi mi han fatto notare che era più bello quando parlavo tra una poesia e l’altra, piuttosto che le poesie in sé per sé, quindi son diventato monologhista.
E quali sono i poeti o i generi letterari che lei preferisce?
Mi piace la prosa e il romanzo. Per quel che riguarda la poesia io sono legato ai vecchi poeti. Amo, infatti, fare le prove sul palco prima di uno spettacolo, gli ultimi accorgimenti tecnici, e comincio a decantare “Quel ramo del lago di Como..”, e poi anche il Foscolo mi è molto caro, “All’ombra dei cipressi e dentro l’urne confortate di pianto…” e a quel punto vedi la gente che comincia a sbattere la testa contro il muro e capisci che le prove sono finite (ride).
Devo dire comunque che c’è un clima bellissimo, sono entusiasta di questo gruppo di lavoro, dopo tanti anni ho trovato un gruppo fantastico, ci divertiamo troppo.
Dall’inizio della sua carriera ha all’attivo molte collaborazioni; qual è quella che probabilmente ha avuto più importanza sia sul piano lavorativo che su quello umano?
Dunque, io ho fatto tante cose insieme a tanta gente, quello è vero. Restando soltanto nell’ambito del teatro, credo che l’incontro più importante, per il lavoro che abbiamo condiviso, sia stato quello con Carlo Negri, che è l’autore con il quale ho fatto quest’ultimo spettacolo (“Un po’ di me”, n.d.a.). Io non mi ero mai, in vent’anni di carriera, cimentato in cose scritte da altri, perché non riuscivo a trovare feeling con nessuno degli autori che si erano proposti di fare qualcosa insieme, o non trovavo modo e maniera di legare. In Carlo invece ho trovato una persona con una sensibilità come la mia, e un modo di vedere le cose molto vicino a me; è stata una gran soddisfazione riuscire a fare quei 4/5 pezzi all’interno dello spettacolo scritti da lui, e una soddisfazione per entrambi vedere che questi pezzi mi stanno perfettamente addosso. Questa è la collaborazione più bella che ho avuto.
Ringraziamo Giuseppe Giacobazzi per il tempo che ci ha dedicato e la simpatia e cordialità dimostrata.