con Iaia Forte regia Iaia ForteTratto dal testo di Paolo SorrentinoCanzoni di P. Catalano e P. Di Capri eseguite da Fabrizio RomanoElementi scenici Katia Titolo, Marina SchindlerAiuto regia Carlotta CorradiDisegno luci Paolo MeglioFoto di scena Rocco TalucciAmministrazione Valeria PariProduzione Pierfrancesco Pisani e OFFROME in collaborazione con INFINITO SRL
A volte arriva inatteso e sconvolgente: un fiotto violento di nostalgia, nostalgia di un tempo andato in cui tutto era un po’ più semplice, meno sovrastrutturato ma sincero ed immediato ed anche l’applauso del pubblico a inizio spettacolo era convinto. Sicuramente l’America era più lontana e ben si può comprendere l’emozione e l’ansia da prestazione che deve affrontare Tony Pagoda, cantante napoletano anni ’50 arrivato al Radio City Music Hall per esibirsi davanti al grande Frank Sinatra.
La scena è vuota: solo delle grandi lettere dorate “TONY P.” invitano lo spettatore ad immaginare l’atmosfera di un concerto, il più importante della vita del cantante, che solo nel camerino si prepara ad affrontare il pubblico e il mitico Frank Sinatra.
Parrucca rossiccia, occhiali da sole, giacca scintillante di lustrini, camicia rossa (che lascia intravedere la forma del seno), cravatta e costosi anelli luccicanti e tintinnanti, ma solo brillocchi a confronto dell’anello di Frank. Ci sarà un incontro fra i due ‘colleghi’, quando a fine concerto il grande Sinatra andrà in camerino a complimentarsi con Tony, incontro che potrebbe segnare la svolta nella sua vita… ma poi Frank se ne va, dopo aver pronunciato una frase memorabile e Tony rimane solo.
La solitudine (come rifugio della disperazione, come isolamento del successo, come nascondiglio esasperato di vizi e passioni?) tratteggia un filo sottile nello spettacolo.
Tony Pagoda, il personaggio interpretato da Iaia Forte è esagerato: schiavo dell’ alcool, dedito da vent’anni alla cocaina e sesso sfrenato (risoluzione moderna del sempre citato “Bacco Tabacco e Venere”) dà sfogo alle sue paure travestite da ricordi ed esternazioni.
“Tony è un vulcano in eruzione, un filosofo della sottocultura: “In ultima analisi, dico io, la vita è una meravigliosa rottura di coglioni. Ma su cosa dobbiamo concentrarci? Sulla rottura di coglioni? O sul favoloso? I comodi si adagiano sulla rottura di coglioni. Li rassicura. Come il telegiornale delle otto. Gli altri, Cercano il favoloso. E non lo trovano. Perché lo hanno già vissuto.” Abita una vita eccessiva e mediocre, lussuosa ma povera, Tony. Ha un’opinione crudele per tutto e per tutti. La moglie: «Quindici anni fa, con mia moglie, si scopava da bufali. Ora è un oggetto d’arredamento»; la gente: «La gente, questa articolata organizzazione umana che crede sempre di sfilare sull’orlo di un precipizio senza ritorno, mentre si sta solo trascorrendo la vita; i sentimenti: «l’uomo, si sa, è come la Coca-Cola. Basta scuoterlo un po’ e attacca a spruzzare di tutto. Sangue e sentimenti. Calore e risentimento. Tutto di fuori”
Si racconta , il protagonista, in una descrizione minuziosa: i momenti che lo separano dall’entrata in scena, quasi una radiocronaca in diretta in cui interagisce con i componenti del gruppo musicale e poi inizia a cantare, appollaiato su un trespolo in un amplesso solitario . Esaltazione euforica. Si muove in scena, accennando passi danzati, ammicca al pubblico, sollecitandone la partecipazione. Cantiamo tutti insieme – sembra voler dire – appare una donna, parodia della ballerina sexy che si contorce e si accarezza con movenze da quasi-pantera e finalmente il concerto termina e Tony-Iaia ritorna in camerino. Il calo di adrenalina lo accompagna, nel tragitto in taxi, fino all’ albergo, dopo aver girovagato alla ricerca di compagnia femminile.
Tre donne a pagamento lo seguono, di tre “colori” diversi, di tre luoghi del mondo esotici e lontani… lontani da lui e dalla sua realtà deformata… Non ci risparmia Iaia Forte un amplesso di gruppo, con tanto di luci rosse e descrizione con parole e gesti di movimenti e posizioni e sguardi e… poi tutto rimane incompiuto…Sul più bello, si fa per dire, arriva la telefonata della moglie e le donne fuggono via, non senza prima averlo derubato di gioielli e denaro.
…..E la tristezza diventa patetica e imbarazzante….
Scontato, ma pur sempre efficace il momento del ricordo, del ritorno all’infanzia: al centro della scena Tony-Iaia con le braccia alzate, diventa bambino con le manine strette alla mamma da un lato e al papà dall’altro, che lo rassicurano “Non moriremo mai” ma la vita presenta sempre il conto e Tony si dice “Mi avevamo mentito” ed appare meno sbruffone e per un momento , non dico simpatico, ma più vero nel suo dolore.
Gli uomini hanno sempre interpretato ruoli femminili, per secoli ed anche la dolce Giulietta, sotto l’abito verginale era un uomo con la voce in falsetto. Ma siamo meno abituati a vedere una donna interpretare un ruolo maschile e può risultare un po’ forzato.
“Questo cantante cocainomane, disperato e vitale, è una creatura così oltre i generi che può essere, a mio avviso, incarnato anche da una donna. – dice Iaia Forte – Mi piace immaginare che il ghigno gradasso di Pagoda nasconda un anima femminile, una “sperdutezza”, un anelito ad un “armonia perduta”.
Ed aggiunge: “Per la trasformazione è stato essenziale il lavoro sul corpo. Nel modo di camminare e nelle posizioni ho cercato il baricentro maschile, diverso dal femminile. A quel punto anche la voce viene naturale”.
Si coglie il piacere e lo sforzo dell’attrice nella sua convinta interpretazione e il pubblico l’ha ricompensata con applausi (sinceri o formali?).
Spesso il pubblico è addomesticato, manipolato da bombardamenti ipnotici di informazione di massa, che rende il senso critico una possibilità dimenticata.
Il testo lascia indifferenti, non vuole lanciare messaggi né emozioni. È solo un esercizio di memoria. E ritorna la nostalgia del Teatro che vuole smuovere le coscienze o almeno lasciare un segno. Un tempo era abitudine il dibattito a fine spettacolo per uno scambio di vedute ed interpretazioni e gli stimoli accompagnavano lo spettatore nel suo ritorno alla vita “normale”.
Mi sfugge il significato profondo di questa operazione , perché ben nascosto… forse dovrei rivedere lo spettacolo?… ma preferisco rimanere con questa lacuna.
A fine spettacolo Iaia Forte si è fermata con il pubblico per un brindisi. Rustici e pizzette in abbondanza.