Incontro Paola Tortora in una giornata buia, piovosa e fredda al Garage Vian, bel locale torinese dove si può mangiare e fare teatro. Infatti, troneggia nella sala una grossa pedana. La incontro per almeno due motivi:
– ho visto una sua emozionante interpretazione al Castello del Valentino sabato 7 novembre su un’installazione di Sandro Martini, artista molto conosciuto nel settore;
– vorrei saperne di più su questa ragazza quarantenne dall’aria decisa e testarda, che ricorda certe immagini di Dee greche, conosciuta al Lavoratorio di Michele di Mauro.
Arrivo all’appuntamento in ritardo, come non è mio solito, sia perché i mezzi pubblici oggi sono lenti, e sia perché è dall’altra parte della città. Mi accoglie con un sorriso, elegante e semplice come il suo vestito. Anche lei era in ritardo pur abitando vicinissimo. Iniziamo a chiacchierare dopo aver ordinato un tè. Mi racconta della sua esperienza teatrale, iniziata praticamente quando aveva 11 anni. A 15 si è iscritta a quella che sarebbe poi diventata l’Accademia di Teatro di Napoli, ed a soli 17 si è diplomata. Si porta dietro una nomea di attrice Grotowskjana, ma per quello che ho visto è molto di più.
Nella sua spiegazione, prima della performance, ha detto di essere stata toccata dall’installazione di Martini come di fronte a vele di navi, ed ha voluto narrare a suo modo alcune profezie di Cassandra, quando torna con le navi da Troia. In questa sala, (detta delle colonne) con due grandi vetrate che limitano la stanza, una che dà sul Po ricca di gente che parlava, faceva footing e usava musica, l’altra che dà sul grande piazzale del Castello, colorato da mille ciottoli e molto silenzioso, lei era sola, senza musiche o effetti visivi se non la luce che inondava le tele. Che venivano smontate, e sembrava davvero di essere al ritorno da una grande avventura con i marinai, in questo caso lo stesso Martini con due aiutanti, che ammainavano rande e genoa. Ho visto una Cassandra mediterranea, bellissima con lunghi capelli sulle spalle, potente nei gesti e nell’uso delle parole, che spesso diventavano suoni di quest’area, ha usato frasi di Greco Moderno e Antico, Siciliano, Cilentano e quindi, oltre alla pulizia scenica e la presenza da Odin, ho visto la tradizione Napoletana, la maschera popolare ed una ricerca raffinata sul testo.
Le dico che, a mio avviso, con la sua interpretazione ha dato un senso dinamico e di forza all’installazione di Sandro Martini, che probabilmente era già insito nell’opera sia per la posizione strategica della sala e sia perché la sovrapposizione di tele colorate e disegnate crea già di suo un certo movimento. Mi spiega che Martini le ha fatto intendere le stesse cose, e che per questo motivo sarà probabilmente invitata a rifare la performance in altri luoghi di sue installazioni.
Mi racconta ancora che dietro questo lavoro c’è un laborioso progetto durato anni, sia per quello che riguarda i testi (ha voluto inserire, fra gli altri, una traduzione fatta in Cilentano dal padre poeta), e sia per quello che riguarda l’esperienza del sogno. Ha passato un lungo tempo ad analizzare se stessa nella fase onirica. Nel repertorio ha altri spettacoli di impronta mitologica, infatti oltre a Cassandra ha lavorato su Elena. Attualmente si occupa anche di formazione teatrale, infatti la pagina Facebook recita “Paola Tortora Vintulera Allenattore”, con incontri settimanali al Cecchi Point. Mentre ci salutiamo non posso fare a meno di considerare come il lavoro teatrale, in direzione ostinata e contraria, non possa che dare di questi frutti.