Spettacolo inserito nella manifestazione TORINO INCONTRA BERLINO 2015 con il sostegno del Sistema Teatro Torino e Provincia con il patrocinio del Goethe-Institut Torino e della Else-Lasker-Schüler-Gesellschaft und – Stiftung “Verbrannte und verbannte Dichter” – für ein Zentrum der verfolgten Künste und Intellektuellen di Wuppertal da Le Notti di Tino di Baghdad di Else Lasker-Schüler
traduzione e drammaturgia di Eloisa Perone
con Pierpaolo Congiu, Eloisa Perone, Antonio Villella
video di Coniglio Viola
scena di Francesco Apuzzo, Raumlabor Berlin
musica e suoni di Bruno Franceschini
costumi Roberta Vacchetta
aiuto regia Alessandro Berruti, Francesca Cassottana
regia di Eloisa Perone
Sono già cinquantadue lune che Tino di Baghdad non vede la terra senza il velo, ed era stanca degli sguardi ciechi e malediceva i suoi lunghi capelli castani e tutto ciò che aveva ereditato da Eva. Scrisse ad Apollides, che era un bel giovane – sulle piazze della città cantava l’amore…
È un’ardita sperimentazione poetica quella inserita nel cartellone del Teatro Gobetti. Si tratta di trasportare in prosa Le Notti di Tino di Baghdad, un testo poetico della grande poetessa Else Lasker-Schülerin. Operazione complessa e di non facile soluzione, soprattutto se le poesie sono di una tedesca di origine ebrea, che visse nella Berlino del primo Novecento, e fu punto di riferimento delle avanguardie letterarie, pittoriche e musicali. Le sue apparizioni – sempre provocatorie – ne fecero un personaggio, criticato o idolatrato ma mai del tutto accettato.
Torino e Berlino s’incontrano in questa messa in scena di uno dei testi più caleidoscopici della grande poetessa, e siamo di fronte ad una prosa che “evoca e trasporta in mondi lontani, dove sopravvive la parola poetica, affidata a una sorprendente sovrabbondanza di immagini, colori, suoni e iperboli teatrali”. L’intento è quello di unire i linguaggi della video arte e dell’installazione, della sperimentazione sonora e del teatro per restituire la ricchezza di un urlo di battaglia artistico celato sotto la seta di un abito poetico. “Un omaggio alla forza evocativa e alla passione dell’Alda Merini tedesca”.
La scena ricorda ambientazioni arabeggianti del primo Novecento, con scenografie essenziali e dinamiche. I filmati sono complementari alla recitazione e gli attori rappresentano più che personaggi, a parte la Perrone nelle vesti di Tino, dei sentimenti (amore e indolenza). Forse non è scattata da parte del pubblico del Gobetti, che riempiva abbondantemente metà della sala, una forte empatia con lo spettacolo ma con l’applauso, non scrosciante ma convinto, ha premiato il grosso lavoro fin lì effettuato. Il Teatro Gobetti, centrale nella città di Torino, rimane ottimale per l’acustica e per la disposizione strategica delle poltrone.