Michele Placido – Re Lear
Gigi Angelillo – Conte di Gloucester
Francesco Bonomo – Edgard
Federica Vincenti – Cordelia
Francesco Biscione – Kent
Giulio Forges Davanzati – Edmund
Peppe Bisogno – Conte di Albany
Brenno Placido – Il Matto
Alessandro Parise – Duca di Cornovaglia
Marta Nuti – Gonerill
Maria Chiara Augenti – Regan
Mauro Racanati – Re di Francia
Gerardo D’Angelo – Osvald
Bernardo Bruno – Principe di Borgogna regia Michele Placido e Francesco Manetti
traduzione e adattamento: Michele Placido e Marica Gungui
scene: Carmelo Giammello
musiche originali: Luca D’Alberto
costumi: Daniele Gelsi
light designer: Giuseppe Filipponio Il Re Lear nella versione di Michele Placido è apparsa una messinscena attualizzata ed estremizzata, della tragedia di Shakespeare, ma di notevole intensità.Il palcoscenico appare fin da subito aperto e immerso in una scenografia ridotta all’essenziale la cui sussistenza è indispensabile. Chi conosce Placido ne immagina le scelte, chi non ha mai visto un suo spettacolo vede il pensiero di teatro stravolto; non visivamente ma concettualmente.Tra performance recitative intense, spicca Placido in un’interpretazione ricca di profondità e di sfumature. Sono in molti a pensare che Re Lear sia una tragedia esagerata quanto a sentimenti e a drammaticità, ma anche se questa rilettura a tratti diventa affannosa per alcune scelte stilistiche, in essa rimane una sofferenza che si manifesta con forza, energia e impeto.La storia è nota: l’anziano Re Lear, prossimo ad abdicare, decide di dividere il regno tra le tre figlie sulla base dell’amore che sapranno dimostrargli. Le prime due, Goneril e Regan, gli offrono maestose dichiarazioni affettuose, mentre la preferita, Cordelia, gli narra con estrema sincerità, senza particolare rilievo il suo amore: proprio perché ama convinta il padre crede non necessaria un’esagerata enfasi. Irritato dalla risposta, re Lear la ripudia e divide l’intero suo regno tra Regan e Goneril. Dopodiché Cordelia, sposatasi con il Re di Francia, abbandona il regno. Ma Lear ha ben presto modo di cogliere l’ingratitudine delle due figlie rimaste e impazzisce dal dolore valutando il grave errore compiuto nei confronti della fedele Cordelia. Alla vicenda principale si intreccia quella secondaria che vede protagonisti il conte di Gloucester e i suoi due figli, Edmund ed Edgar, verso l’epilogo nel tragico finale.
Michele Placido e Francesco Manetti allestiscono un teatro della follia, trasformando un sovrano saggio in un pazzo che si estranea dalla meschinità di un mondo che non gli appartiene più, per finire nell’oblio della morte, non prima di aver visto distrutto ciò che gli è più caro.
Un adattamento che ha saputo cogliere la potenza e la miseria più devastante e drammatica dell’animo umano, il quale rimane totalmente identico pur nel mutare dei tempi offrendo un significativo esempio di modernità e contemporaneità. Un’opera complessa, che presenta elementi di conflitto particolarmente significativi e simbolici, supportata da un applauditissimo cast.