Dopo il successo di “All’ombra dell’ultimo sole” Emilio Russo continua il percorso conoscitivo nel mondo di Fabrizio De Andrè, nella sua poetica (musica e parole), nel dualismo carne e spirito, nel suo essere contro il potere, a difesa delle ragioni dell’altro. Chi meglio di Gesù avrebbe rappresentato l’amore per il prossimo, l’umile, il diseredato, per gli ultimi che ancora oggi vengono perseguitati, bombardati. Fratelli che fuggono dalle guerre che insanguinano il mondo. Gente che chiede di vivere in pace (anche in dignitosa povertà) nella speranza di ritrovare se stessi, la propria identità stuprata. Sulla base di questo sostrato ideologico Emilio Russo ha scritto questo spettacolo mettendo al centro del racconto una comunità multietnica di uomini e donne in fuga che nello sviluppo dell’azione prendono le vesti di personaggi presi dal vangelo canonico, da quelli apocrifi e di sconosciuti personaggi minori, il vangelo degli ultimi quello dei preti di frontiera. Personaggi molto umani fatti di carne e di spirito, combattuti, come tutti noi, tra fede e ragione, fra dubbi e certezze, carichi di umanità e di speranza. Il lettore che abbia avuto la pazienza di leggere questo preambolo difficilmente andrà ad intristirsi al Menotti. ERRORE!
“Buona novella” è un’alchimia perfetta di parole e musica, un musical bellissimo con canzoni di Fabrizio De Andrè che il maestro Alessandro Nidi ha arrangiato anche in versione blues e che un gruppo di 14 bravissimi ragazzi e ragazze hanno cantato strappando ovazioni da stadio. Dovrei dire 14 artisti che interpretano le parti dei personaggi del Vangelo (Gesù, Maria, Giuseppe, Barabba, il buon Samaritano, Giuda, la peccatrice, la sorella di Lazzaro…), che cantano splendidamente, tutti suonano uno strumento e all’occorrenza danzano. Cosa si vuole di più! Se non vogliamo dare giudizi troppo encomiastici possiamo dire che il racconto è un po’ discontinuo nel senso che a volte si perde il filo del racconto per il sovrapporsi di episodi sconosciuti e che il testo cantato non sempre aiuta la comprensione. Anzi presi dal fascino, dal ritmo della musica e del canto il valore della parola diventa spesso ancillare all’emozione.
Ottima la regia di Emilio Russo e Caterina Spadaro, funzionali le scene di Lucia Rho e i costumi di Mariella Visalli. Il disegno luci di Mario Loprevite è come sempre a punto.
Ed ora l’elenco dei versatili e (repetita juvant) bravissimi giovani: Enrico Ballardini, Mohamed Ba, Valeria Perdonò, Fabio Zulli, Debra Zuin, Beniamino Borciani, Francesca Gemma, Diego Maffezzoni, Maria Laura Palmieri, Alessandra Salamida, Dario Sansalone, Giulia Vecchio, Sara Zanobbio, Marouane Zotti.