Nella luce opalina della luna riflessa nelle tremule acque del lago, la virginale Odette subisce il fatale sortilegio del perfido mago Rothbart che la trasforma in candido cigno durante il giorno e, solo al tramonto, le consente di assumere le sembianze di giovinetta.
Il principe Siegfried festeggia il compleanno nella fastosa reggia in compagnia della madre che lo esorta a scegliere la sua sposa, ma il suo cuore è ammaliato dalla grazia di Odette, la fanciulla-cigno incontrata sul lago. Tra gli invitati al ballo arriva Odile sinuosa e seduttiva (in tutu nero) figlia del mago, cui il padre fa assumere le sembianze di Odette per ingannare il principe, che la chiede in sposa.
Nell’eterno conflitto tra bene e male, il male prevale, e nel dualismo tra vita e morte l’amore rende immortali.
La storia romantica e fiabesca nel balletto più noto e rappresentato del repertorio classico, è sublime sintesi di virtuosismo, magia musicale ed emozione, che tocca le corde dei sentimenti di ogni categoria di pubblico.
Il libretto di Vladimir Petrovic Begičev musicato da Pëtr Il’ič Čajkovskij, si ispira all’antica fiaba tedesca “Il velo rubato” che narra la storia d’amore fra un principe e una creatura fatata. Prima opera composta da Čajkovskij per il Balletto dei Teatri Imperiali di San Pietroburgo, subì un clamoroso insuccesso al debutto nel 1877, approdando alla fortunata versione definitiva nel 1895 con le coreografie di Marius Petipa (I e III Atto) e del suo allievo Lev Ivanov (II e IV Atto o atti bianchi), col direttore d’orchestra Riccardo Drigo che apportò modifiche ed effettuò trasposizioni.
Il Balletto di Mosca “La Classique” rinnova l’appuntamento natalizio col pubblico romano, ininterrotto da 24 anni, proponendo Il Lago dei Cigni nella versione classica di Petipa e Ivanov del 1895. Elik Melikov, fondatore nel 1990 e direttore artistico della Compagnia, infatti, mette in scena balletti conformi alla produzione originale, attenendosi alla lunga e importante tradizione russa nella danza classica.
Ondeggia come un esile cigno Odette, fluttuando le braccia leggere, col tutu che evoca uno sfarfallio di piume. Incanta l’etoile Nadejda Ivanova eterea, leggera, priva di gravità, morbida, affiancata dal primo ballerino Alexander Tarasov, in un tripudio di “a solo, passi a due, fouetté, arabesque, piroette, pliè, croisé”.
Tecnica, eleganza, sincronia, allineamento, sinuosità, grazia sono le caratteristiche dominanti degli atti bianchi in cui i candidi cigni sfiorano le placide acque.
Di grande impatto le scenografie di Evgeny Gurenko: lussureggiante e malinconica quella animata dall’eterea nuvola dei sinuosi cigni, luminosa e dorata quella dei balli nella sala di corte.
Al candore dei tutu si contrappongono i fastosi e sofisticati costumi delle dame e le colorate divise folkloristiche militari, disegnati da Elik Melikov.