Un gruppo di ragazzi dai molteplici tratti somatici, vestiti con jeans e magliette sdrucite, impugnano scope con cui iniziano a percuotere ritmicamente le tavole del palcoscenico, in una sorta di danza tribale che evoca i ritmi del suono primordiale.
È l’inizio del travolgente spettacolo di musica e danza che ha fatto riscuotere successi in tutto il mondo a questi performers a tutto tondo. Sono otto (di cui due donne) ballerini, acrobati, percussionisti che con spericolate coreografie fanno emettere suoni, armonicamente coordinati, a tutti gli oggetti con cui ci relazioniamo nel quotidiano e soprattutto a quelli che scartiamo, nella visione consumistica della vita moderna.
Ininterrottamente scatenati, battono e strofinano mani e piedi, entrano ed escono dalla scena percuotendo corpi sonori di vario genere (compreso il loro stesso corpo) che afferrano o si appendono al collo: bidoni della spazzatura, vaschette di plastica, pneumatici, cerchioni di ruote, lamiere, tubi flessibili, coperchi, rastrelli, tappi, scatolette di fiammiferi, buste di plastica gonfie d’aria, bastoni, giornali, sedie, tazzine. Tutti gli oggetti sono utili e utilizzabili, tutti vibrano del soffio vitale dell’universo, che la sensibilità e l’abilità performativa di questi artisti rendono percepibile.
Di forte impatto visivo il numero con i lavandini metallici appesi al collo, la cui stridente vibrazione metallica è addolcita dai leggeri sibili degli schizzi d’acqua del catino, o quello con gli accendini i cui “clic” d’accensione producono fiammelle intermittenti, come nelle luminarie natalizie.
Questa forma di recupero degli oggetti quotidiani attinge all’arte di Deschamps, alla Pop Art, all’umorismo del cinema muto, ai cartoons.
Infatti teatro, circo, balletto, riti tribali, heavy metal, satira ecologica si fondono in una travolgente opera di street art in stile videoclip, che trasforma i rumori della civiltà contemporanea in musica e danza, in cui la musica si fa immagine e l’immagine diventa ritmica, sfidando i confini di genere.
L’ensemble è nato a Brighton nel 1991 dall’idea di Luke Cresswell e Steve McNicholas, che avevano iniziato nel 1981 come membri della band di strada Pookiesnackenburger e del gruppo teatrale di Cliff Hanger che presentarono una serie di commedie musicali da strada al Festival di Edimburgo. Dopo le prime affermazioni, i due sperimentarono nuove forme espressive all’aperto, tra cui “Beat the Clyde” in cui un’orchestra percussiva fluttuava su un ponte nel centro di Glasgow. Nel 1991 viene prodotto lo spettacolo Stomp che inizia una lunga serie di tournée in oltre 40 Paesi di tutto il mondo. Tanto successo li ha costretti a clonarsi in altri gruppi, sempre di otto performers, di cui uno si esibisce stabilmente negli Stati Uniti.
Gli Stomp hanno ottenuto un Premio Laurence Olivier per la Migliore coreografia e una nomination per il Miglio spettacolo.
Il ritmo e l’energia dal palcoscenico invadono la platea e gli spettatori (prevalentemente giovani) battono e strofinano mani e piedi, come un corpo unico, replicando i suoni e i timbri suggeriti dagli artisti, creando uno spettacolo corale di sonorità contemporanee che sembra non volersi concludere.