Se gli uomini (o almeno la maggior parte) soffrono incontrovertibilmente della sindrome di Peter Pan che li condanna a vivere un eterno presente e a scappare, è pur vero che esiste il corrispettivo femminile di questa “patologia”.
Potrebbe chiamarsi benissimo la sindrome di Campanellino-Trilli, l’alata e delicata fatina, gelosa compagna di avventure di Peter: anche lei non riesce proprio ad assumersi le sue responsabilità e fugge. O almeno vorrebbe farlo. Della sindrome di Campanellino sembrano essere affette le protagoniste di Parzialmente stremate, commedia scritta e interpreta da Giulia Ricciardi in scena al Teatro Sette di Roma fino al 21 dicembre.
Le quattro frizzanti attrici, Beatrice Fazi, Federica Cifola, Giulia Ricciardi, Barbara Begala, sono le protagoniste di uno spaccato tutto al femminile che indaga con sguardo divertito e attento l’essere donna, anche attraverso una serie di clichè che vengono via via smascherati.
La pièce tragicomica comincia un po’ come l’ultimo degli episodi di Appartamento al Plaza: la sposa (Giulia Ricciardi) è chiusa in bagno dopo aver piantato il promesso sposo sull’altare. Poco cambia se la coppia in realtà ha una figlia e convive da anni: la mancata sposa si rende conto di non potersi assumere le sue responsabilità e in un momento di debolezza, fugge.
Intorno a lei si muovono le tre amiche amiche storiche, ciascuna con un passato e delle responsabilità diverse: c’è la mamma intrappolata nella (apparentemente) appagante e felice vita coniugale, ma in realtà stremata dalla stanchezza e dalla noia del rapporto di coppia. C’è la single incallita e realizzata sul lavoro che si innamora ovviamente dell’uomo sbagliato e sogna una famiglia, c’è chi vive un momento di crisi e cerca conforto nella religione.
Insomma il matrimonio schivato della protagonista-autrice mette a nudo le fragilità e le insicurezze di ogni donna, di diversi tipi di donna, accomunate però dal fatto di sentirsi spesso inadeguate, di essere insoddisfatte delle proprie scelte di vita, di sognare una prospettiva diversa che forse avrebbe regalato loro la vera felicità.
Un atto unico trascinante e divertente in cui fra monologhi e gag a raffica, le protagoniste riescono a mettere tutto in discussione, dal tragicomico rapporto con gli uomini, alla solidarietà femminile alle scelte di vita portate avanti.
L’incontro si rivelerà catartico per tutte le protagoniste: riusciranno a superare la sindrome di Campanellino e ad accettare di nuovo i propri ruoli nella vita e nella società? Dirige con tatto e garbo Michele La Ginestra.