David Hansen, controtenoreAlessandro De Marchi, clavicembalo e direzioneAcademia Montis Regalis
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Memorabile serata quella che il 18 dicembre ha visto, sul palco del Teatro G. Verdi di Pordenone, il controtenore David Hansen e una delle formazioni italiane più importanti nel panorama del repertorio sei-settecentesco, l’Academia Montis Regalis diretta da Alessandro De Marchi. Il concerto promuove Rivals. Arias for Farinelli & Co., ultima fatica dell’artista australiano dedicata a Farinelli e altri castrati, quali Gaetano Majorana, Antonio Maria Bernacchi, Giovanni Carestini e Domenico Tempesti. Essi erano vere e proprie idolatrate superstar, le Lady Gaga del diciottesimo secolo, capricciose, lussuriose e stravaganti, che, stando alle cronache, con le loro prodezze vocali mandavano letteralmente in visibilio il pubblico, delirante al grido di “Evviva il coltellino!”. Eternamente in competizione, non solo con i loro antagonisti, ma anche con le primedonne, furono in toto espressione di un’epoca in cui lo stupor, la variatio, l’eccesso, l’affannosa lotta contro l’horror vacui divennero i pilastri portanti della cultura e della società barocca.
David Hansen possiede tecnica solida e raffinata presenza scenica, qualità maturate dopo lunghi studi e una navigata carriera teatrale. Omaggi händeliani sono stati Se in fiorito dal Giulio Cesare e Dopo notte dall’Ariodante. Nella prima, in particolare, ha spiccato il meraviglioso violino primo, Olivia Centurioni, dal suono sempre pulito e sicuro, in continuo duello con il cantante che ha arricchito l’ineccepibile esecuzione di scherzosi sberleffi interpretativi rivolti alla strumentista. L’elegiaca Cara sposa, aria della Griselda di Antonio Maria Bononcini, è complessa per gli ardui e repentini passaggi di registro che non hanno preoccupato minimamente Hansen, a suo agio ovunque grazie alla notevole estensione. Largo spazio è stato dato alla musica di Leonardo Vinci. Taci, o di morte e Sento due fiamme in petto, dal Medo, sono impegnative non solo dal punto di vista tecnico, ma anche per la durata, ben dodici minuti ciascuna. La seconda è un languido conversare con l’oboe, il superbo Aviad Gershoni, a cui fa coro l’orchestra, in un suggestivo gioco di affetti ben dimostrato dagli archi che, prima del da capo, quasi simulano il tremolare delle vampe. Risveglia lo sdegno, dall’Alessandro, ha esaltato il registro acuto in tutta la sua magnificenza, indiscutibile punto di forza del controtenore.
Sono stati volutamente inseriti in programma quattro concerti vivaldiani per evidenziare anche l’alto livello dei membri dell’Academia. Ha aperto la serata il brioso Concerto RV 151 “Alla rustica”, titolo designato ad indicare lo stile musicale permeante la composizione, che avrebbe però meritato un Presto iniziale ancor più concitato, mentre la seconda parte è stata introdotta dal Concerto RV 149 che si distingue per un peculiare Andante ove i pizzicati degli archi si inseriscono sullo slanciato canto pieno del primo violino. Il Concerto RV 443 per flautino ha tolto, letteralmente, il fiato, sia all’ascoltatore sia all’esecutore. Solo un genio diabolico come Vivaldi ha potuto dare dignità a uno strumento così umile e l’ha fatto pensando di sicuro alla voce, tanta ne è la cantabilità. Maria De Martini ne è stata abile interprete, disimpegnandosi agilmente tra gli impervi virtuosismi e le ingannevoli cadenze. La violoncellista Giovanna Barbati ha infine affrontato con piglio sicuro il Concerto RV 401, restituendo appieno le tinte scure che contraddistinguono la malinconia lagunare di questo quasi canto notturno.
Applausi meritati e calorosi. Come bis, Hansen ha proposto il da capo di Se in fiorito, arricchendolo con i temi di We Wish You a Merry Christmas e Silent Night, e il da capo di Sento due fiamme.