dal libro di Antonio Menna (edito da Sperling&Kupfer)
scritto e ideato da Mauro Di Rosa
regia Pasquale Ioffredo
con Chiara De Crescenzo | Mauro Di Rosa | Alessandro Errico | Pasquale Ioffredo | Demi Licata | Pierpaolo Stellato
musiche originali Eddy Napoli
Supervisione artistica Ludovica Tinghi | Acting coach Pasquale Ioffredo | Scenografia En Art | Scenografa di scena Carmela Serpe | Scenotecnica Andrea Ciappa | Costumi Francesca Filardo | Disegno luci Pierfrancesco Borruto | Musiche originali Eddy Napoli | Organizzazione a cura di En Art | Grafica Valentina Buongiorno, Alessandro Leone del Centro Studi ILAS
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Venerdì 12, sabato 13 e domenica 14 dicembre (venerdì e sabato ore 21, domenica ore 18) il Nuovo Teatro Sanità, in piazzetta San Vincenzo 1 a Napoli, ospita in cartellone lo spettacolo “Se Steve Jobs fosse nato a Napoli”, tratto dal libro di Antonio Menna (edito da Sperling&Kupfer, ambientato nel 2012, oggi alla terza ristampa) nel riadattamento di Mauro Di Rosa, ideatore del progetto, nonché interprete insieme a Pasquale Ioffredo che firma la regia, e Chiara De Crescenzo, Alessandro Errico, Demi Licata e Pierpaolo Stellato.
Napoli 1982. Due ragazzi hanno un’idea geniale e sfidano chiunque pur di riuscire nella loro impresa – la creazione del computer perfetto – ma si trovano a fare i conti con un’amara verità: il genio non basta a cambiare un destino. I due giovani, Ste’ e ‘o Ge’, per avviare l’attività e vendere il loro rivoluzionario computer si scontrano con ostili circostanze: in Italia i prestiti si fanno a chi ha già i soldi, le regole sono scritte per gli stupidi perché i furbi se le scrivono da soli, i bandi li vincono gli amici di amici, la burocrazia chiude un occhio su chi è ben ammanigliato, ma li tiene spalancati sui poveretti. I due ragazzi sono abbastanza folli da non arrendersi, ma quando ci si mette di mezzo la camorra – sistema nel sistema – il loro sogno va in fumo.
Lo spettacolo è una denuncia nei confronti di una società marcia, capace di stroncare le idee sul nascere e costringere i talenti ad emigrare o abbandonare. Mescolando sapientemente ironia e dramma, il testo teatrale mette in scena la crisi dei giovani, incerti nella definizione di sé, della propria identità, del proprio futuro.
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Nuovo Teatro Sanità
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