Nel cammino che lo ha riportato dal cinema al teatro, Woody Allen non ha perso niente della sua spietata comicità. In Sesso & bugie, così, il vecchio regista semina del consueto cinismo i temi dell’infedeltà e del perdono, dell’amore e del sesso, non lesinando – come d’abitudine – di fare il verso alla pratica psicanalitica. L’impianto della commedia non è complesso né differente dai precedenti lavori dell’autore: Phyllis, psicoterapeuta in carriera, scopre che una tra le sue più fidate amiche, Carol, ha una relazione clandestina con suo marito, Sam, un brillante avvocato vessato, tuttavia, dalle rigide attitudini della moglie. A queste tre figure si aggiunge quella di Howard, marito di Carol e probabile alter ego dell’autore: scrittore fallito in odore di profonda depressione, disperato per la malattia del vecchio padre, Howard è l’emblema della genuina incapacità del malato di adattarsi alla finzione di un mondo borghese incentrato solamente sull’apparire.
La commedia prende spunto proprio da una lite furiosa tra le due donne: Phyllis accusa Carol di aver sedotto suo marito, di averlo, per così dire, strappato dalle sue braccia. La giovane, personaggio che Allen ha voluto fragile e ingenuo, si difende come può: Sam, naturalmente all’insaputa della moglie, si era già abbandonato alle lusinghe dell’amore fedifrago; con lei, al contrario, è scoppiato un amore contro il quale Phyllis non potrà nulla. L’ingresso in scena di Howard, il cui umore tocca momenti di innaturale euforia e di profonda depressione, fa esplodere la commedia: l’ironia si fa più acuta, surreale. Le nevrosi di Howard divertono il pubblico, ed altrimenti non può essere, ché Simone Martini è bravo a rendere ben più di una semplice macchietta il suo personaggio. Mentre le accuse e le scoperte si susseguono, arriva in scena anche Sam, che liberatosi ben presto dalle grinfie della moglie, altrettanto fa con quelle dell’amante, per poi presentare ad entrambe la sua ultima fiamma, di cui pare sinceramente innamorato: Juliette, una giovane fresca e bellissima, peraltro paziente della sua ex moglie. L’immagine di uomo realizzato, ad ogni modo, si sgretola alla svelta, grazie al dinamismo straordinario del personaggio di Juliette, che non solo sceglie di scaricare Sam, ma arriva persino a sparargli, nel tentativo di difendere l’improvvido Howard, che stava per pagare con la vita la scelta di corteggiare la giovane. Il finale è assai facile da immaginare: Howard e Carol scappano assieme, Juliette si libera di Sam e corre verso la sua ritrovata gioventù, lasciando l’uomo ferito sul pavimento di casa, sotto lo sguardo truce della moglie.
Ebbene, Sesso e bugie è una denuncia del mondo borghese: le menzogne non sono soltanto le falsità che marito e moglie si raccontano, ma anche la più generale menzogna del mondo borghese stesso, più interessato all’apparire che all’essere, in una denuncia vecchia ma sempre efficace. La compagnia del teatro a Manovella, sotto la guida del bravo Massimo Alì, dimostra che anche nei teatri considerati minori si celano grandi individualità, ché tutti gli attori conoscono, eccome, il senso ultimo del verbo recitare: splendida nel gestire persino i silenzi Vania Rotondi, altrettanto brava Enrica Pecchioli, la cui mimica merita più di un plauso.
Non solo uno spettacolo, ma una vera scoperta: Woody Allen, probabilmente, ne sarebbe fiero.
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di Woody Allen
Regia Massimo Alì
Con Vania Rotondi, Enrica Pecchioli, Simone Martini, Leonardo Venturi
Scene Francesca Leoni
Aiuto Regia Sara Santarnecchi Assistente Angela Pisana
Luci Giacomo Casali
Produzione Teatro a Manovella