La vita scorre monotona per Rocco Pellecchia, un anonimo piccolo borghese tutto casa e lavoro, ma le cose cambiano improvvisamente quando la mattina di Ferragosto si rende conto che la sua virilità lo ha abbandonato o meglio si è staccata da lui diventando un’entità autonoma. L’entità in questione esige di essere chiamato Tronchetto della felicità recriminando di non voler più essere solo e semplicemente un inquilino del piano di sotto, cercando di scuotere Rocco dalla monotonia della sua vita, a infondergli nuova linfa vitale, a non lasciarsi trasportare dagli eventi in un dialogo sempre più surreale.
“Se non ricominci a sognare, tu non mi vedi più” minaccia il Tronchetto intavolando con il suo ex sbigottito padrone e un ispettore di polizia che si trova in casa, una serie di conversazioni e semiserie sul senso della vita, sui ricordi lontani di una giovinezza spensierata, sulle responsabilità e la rassegnazione del presente. Il senso della commedia sta proprio nella rivendicazione dell’importanza del sogno che traduce le esigenze e i bisogno degli uomini. La conclusione di questa surreale commedia sarà sorprendente fino a virare improvvisamente ritmo e tono con un interessante monologo dell’attore-regista-autore rivolto al pubblico nel tentativo di scuotere le coscienze in un appello quasi moralistico.
Nel triplice ruolo di attore, regista e autore, Vincenzo Salemme torna in teatro con Sogni e bisogni (incubi e risvegli) una commedia borghese che prende atto e s’ispira chiaramente al famoso romanzo Io e lui di Alberto Moravia: ma si tratta solo dell’inizio perché l’iter narrativo assume strade del tutto diverse. Nella commedia l’organo maschile maschile è interpretato da Salemme e rivendica una vera e propria autonomia, lo status di assoluto protagonista della vita e della scena. La commedia di Salemme piace al pubblico che accorre numeroso e rappresenta un nuovo tassello evolutivo della drammaturgia dell’autore napoletano vale a dire quella di scardinare la confezione borghese della commedia classica con venature comiche anche per poter meglio interloquire con il pubblico. Salemme scende in platea e coinvolge gli spettatori con una cifra stilistica apprezzata dal pubblico anche al cinema facendo
E portando sulla scena piccole, grandi verità ricordando quanto possa diventare difficile per l’uomo continuare a sognare, ma al tempo stesso di quanto gli sia indispensabile. Un atto unico divertente e a tratti irriverente che non scade nella facile volgarità e che nonostante si abbandoni di tanto in tanto a qualche eccesso e qualche ridicolizzazione di troppo, resta piacevole da vedere complice anche la spontaneità della lingua napoletana e l’affiatamento degli attori sul palco. La replica speciale del 31 dicembre vedrà a mezzanotte il pubblico in sala brindare al nuovo anno assieme alla Compagnia.