regia, testi ed interpretazione di Giuseppe Carullo e Cristiana Minasiscene e costumi Cinzia Muscolinodisegno luci Roberto Bonaventuraaiuto regia Roberto Bittoproduzione TFP in collaborazione con Associazione Carullo Minasi e Il castello di Sancio PanzDURATA 50′Spettacolo Vincitore Premio Scenario per Ustica 2011Spettacolo Vincitore Premio In-Box 2012Spettacolo Vincitore della 5° Edizione del Premio internazionale Teatro Nudo di Teresa Pomodoro – 2013
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Entriamo in sala e la scena è già illuminata. Il pubblico non guarda ancora, intento a saluti e convenevoli con amici e conoscenti, mani che si agitano da lontano, sorrisi da una fila all’altra, fin quando qualcuno dice: “Fra poco ci sarà il buio in sala e non riuscirete a trovare i posti. Sta per iniziare” Ma in fondo, a teatro si viene anche per questo, per vedere chi c’è, commentare uno spettacolo già visto o chiedere informazioni su quello a cui si sta per assistere.
Finalmente i mormorii tacciono e si può incominciare.
Un pavimento a scacchi delimita la scena. Comincia la partita.
Sono di spalle, si intravedono ovviamente due persone (a scacchi si gioca in due) e si intuiscono due individui di sesso opposto. Una lampada accesa illumina una consueta intimità, fatta di gesti quotidiani e ripetitivamente monotoni. Si girano, si guardano, muovono la testa, si toccano gli occhiali (ciascuno i suoi) e pur essendo seduti accanto sembrano lontani.
“Pè!” una voce femminile chiama. “Cri!” una voce maschile risponde. Di nuovo e poi ancora e poi di nuovo ancora. “Pè “ e “Cri” si chiamano, forse si amano… Non è ancora chiaro.
Claustrofobico l’inizio, che la musica rende più leggero, anzi divertente. Fisioterapia a suon di musica, con ritmi veloci e coinvolgenti. Vien voglia di alzarsi e sgranchirsi le gambe, ma ci si limita ad accavallarle. Cri esegue esercizi di Motoria creativa in modo convulsivo con gesti geometrici e frenetici (sarebbe originale come guida in palestra) e Pè li ripete lenti, impacciati, imprecisi, forse stanchi… Si intuisce la sua debolezza: convalescenza dopo malattia? Grave, quanto?
Si può fare ginnastica anche con un quotidiano, ovviamente in carta stampata! Mi dispiace ma ci son cose che ancora devono essere reali e non virtuali.
Quanto son reali o invece virtuali questi due personaggi che si rimbeccano con frasi che sembrano banali ? Cosa si nasconde dietro. “Ho fame! Voglio il pane!” – “Io il pane ce l’ho, ma non te lo posso dare perché ti fa male!” e ancora “Voglio uscire!” – “Non si può”?
Ripetendole caparbiamente si addentrano quasi per caso (ma noi sappiamo che il caso non esiste in nessun luogo e tantomeno a teatro) in ragionamenti filosofici:
Pè: “e se desiderassimo che questo durasse per sempre?”
Cri: “per sempre, sì, tutta la vita!”
Pè: “non per tutta la vita, Cri, per sempre”.
Lei conta le mattonelle, lui le stelle, ma poi lei dice, parlando di un verbo, “presente infinito” e subito si perde nella bellezza improbabile e contraddittoria del significato di tale ossimoro.
Intanto un fiore cresce alto, nel suo vaso, alto più di quanto lo siano i due piccoli giganti, imprigionati nei desideri che non possono neanche desiderare.
Specchio inquietante di una realtà predefinita, dove il mondo sembra non entrare, lo spettacolo invita ad una attenta riflessione sulla capacità di ciascuno di andare ‘oltre’ i limiti e i divieti.
E si arriva al finale, che altro non è se non un punto di partenza per un’avventura da vivere con gioia e leggerezza nonostante le evidenti difficoltà.
“Cri” trova il coraggio di uscire dalla scacchiera bicolore per gustare a pieno tutti i colori della vita e, dopo una breve incertezza, che il pubblico vive con suspense, anche “Pè” la raggiunge regalandole un tesoro nascosto nel cuscino bianco, che smette di essere simbolo di malattia e diventa pegno di felicità! Come Giulietta aspetta il suo Romeo sul balcone, così “Cri” aspetta il suo “Pè”, che rafforzando le sue gambe molli la segue coraggiosamente… in fondo “Due passi sono”.
Bravi i due attori che hanno regalato uno spettacolo delicato e romantico, sempre fresco, nonostante le numerose repliche. A tal proposito va ricordato che domenica 18 gennaio, proprio a Salerno, al Teatro Ghirelli andrà in scena la centesima replica dello spettacolo.
Applausi convinti.