da “Enrico IV” / “Enrico V”
di William Shakespeare
traduzione Nadia Fusini
con Giuseppe Battiston
e con Gennaro Di Colandrea, Giovanni Franzoni, Giovanni Ludeno, Martina Polla, Andrea Sorrentino, Annamaria Troisi, Elisabetta Valgoi, Marco Vergani
adattamento e regia Andrea De Rosa
scene e costumi Simone Mannino
luci Pasquale Mari
suono Hubert Westkemper
movimenti scenici Francesco Manetti
produzione Fondazione Teatro Stabile di Torino | ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione
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Il Falstaff di Giuseppe Battiston e Andrea De Rosa inaugura il 2015 della Pergola. Una nuova creazione drammaturgica che unisce teatro, filosofia, opera lirica e cinema.
“Tutto nel mondo è burla”. Millantatore, sbruffone, vorace, vitalista, furfante, il Falstaff arriva sul palco del Teatro della Pergola accompagnato dalla potente duttilità di Giuseppe Battiston, nel doppio ruolo di Sir John Falstaff e di re Enrico IV, sulla partitura drammaturgica di Nadia Fusini, impreziosita dalla regia di Andrea De Rosa. Il loro buffone shakespeariano rivela di sé qualcosa di inaspettato e imprevedibile sotto la maschera solo apparentemente tranquilla che sembra mostrarci.
“Falstaff ci conquista subito”, ha affermato De Rosa, “ha un amore sfrontato per la vita, che si manifesta soprattutto nella forma dell’amore per la lingua, per le parole, per il motto di spirito.”
Un personaggio dirompente, il cui nome compare nell’Enrico VI, parte prima, per poi tornare come personaggio, oltre che ne Le allegre comari di Windsor, nell’Enrico IV e nell’Enrico V, entrambi fonti dell’adattamento di questo Falstaff, come pure il libretto di Arrigo Boito musicato da Giuseppe Verdi e la rivisitazione dell’Enrico IV che Gus Van Sant ha portato sul grande schermo con Belli e dannati (My Own Private Idaho). Nel testo risuonano anche echi da Lettera al padre di Kafka e da Così parlò Zarathustra di Nietzsche.
Il felice incontro di Giuseppe Battiston e Andrea De Rosa con Macbeth del 2012 si rinnova dunque oggi in un lavoro corale popolato in scena di grandi pance finte. “Il pensiero che sta dietro a questi oggetti scenici è legato all’impossibilità di interpretare un carattere come quello di Falstaff”, ci ha raccontato Battiston, “la sua pancia rimane un mistero: anche per questo motivo lo scenografo Simone Mannino ha avuto l’intuizione di creare dei grandi ventri, enorme pance finte, che stanno a simboleggiare il mondo di Falstaff. Nello specifico la pancia di Falstaff diventa una cornucopia che dispensa piaceri e, a sua volta, chi indossa queste pance accede all’animo falstaffiano entrando in questo universo fatto di eccessi e sfrenatezze.”
Falstaff è di bontà elementare, come il pane, come il vino, trabocca d’amore; chiede poco, e alla fine non ottiene nulla. Tutta la canaglieria, le spiritosaggini da taverna, le bugie e le fanfaronate sono solo un tratto marginale, solo una maniera di sposare pranzo e cena.
“A lui non importa niente della salute. Falstaff vuole la sua pancia”, prosegue De Rosa, “Falstaff vuole la sua libertà, anche quando questa si presenta come dissoluzione. Il tempo di Falstaff non va da nessuna parte, è bloccato. Le sue giornate si ripetono sempre uguali, in modo circolare e inconcludente e in questo stallo improduttivo, in questo sottrarsi agli impegni e alla maturità sembra crescere e alimentarsi il segreto e il mito della felicità di questo ciccione e della sua scombinata banda di amici. O perlomeno della sua allegria perché, a ben guardare, il bene supremo per Falstaff è proprio l’allegria.”
Il giovane principe Hal, futuro re Enrico V, viene attratto e risucchiato in questo mondo e decide di restarvi tutto il tempo che può per allontanare le responsabilità della corona e del governo. Falstaff diventa allora un secondo padre, il padre che lui, figlio di re Enrico IV, non ha mai avuto e non avrà mai. Al centro della messinscena irrompe così il rapporto padre/figlio: per indagarlo al meglio Andrea De Rosa ha chiesto a Giuseppe Battiston di interpretare sia il ruolo di Falstaff che quello di Enrico IV. “Volevamo rappresentare due diverse visioni del rapporto padre/figlio”, ha sottolineato Battiston, “da una parte l’universo Falstaff, con la spensieratezza della gioventù, e dall’altra Enrico IV, con la razionalità del mondo adulto. Quello che più mi ha affascinato di questa figura è il senso di anticonformismo: Falstaff si chiama fuori dal mondo, in qualche modo, e dispensa la sua saggezza.”
Su questo doppio binario Andrea De Rosa ha spinto la sua regia, separando nettamente i luoghi dell’azione: da un lato, nella prima parte, la taverna-bordello di Eastcheap con i suoi giorni sempre uguali, nutriti di vino, rapine, scherzi, sesso, parole, parolacce, insulti, corpi, musica, caos, dall’altra il mondo del potere, algido e duro, in cui le regole spietate dell’assassinio e dell’inganno, che hanno accompagnato l’ascesa al trono di Enrico IV, devono essere trasmesse al giovane Hal.
“Si tratta di un personaggio che a volte deride gli altri, a volte arriva addirittura a rubare”, ha concluso Battiston, “pratica l’eccesso ma, alla base dei suoi comportamenti, c’è un uomo libero. Seguendo questa direzione ho cercato di rappresentare Falstaff. L’idea della libertà mantiene in sé un fascino irrepetibile.”
Il vero Sir John Falstaff è tutto da scoprire.
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IL FASCINO DELLA LIBERTÀ
Intervista a Giuseppe Battiston di Angela Consagra, tratta da Pergola in sala
Falstaff è un personaggio fondamentale nella storia del teatro, frutto di innumerevoli interpretazioni. Come si è avvicinato a questo ruolo?
“Dal punto di vista visivo, il nostro è un lavoro pieno e decisamente corale. Nello spettacolo grandi pance finte popolano la scena: il pensiero che sta dietro a questi oggetti scenici è legato all’impossibilità di interpretare un carattere come quello di Falstaff. La sua pancia rimane un mistero: anche per questo motivo lo scenografo Simone Mannino ha avuto la felice intuizione di creare dei grandi ventri, enorme pance finte, che stanno a simboleggiare il mondo di Falstaff. Nello specifico la pancia di Falstaff diventa una cornucopia che dispensa piaceri e, a sua volta, chi indossa queste pance accede all’animo falstaffiano entrando in questo universo fatto di eccessi e sfrenatezze. Nella nostra messinscena, per raccontare questa vicenda, siamo partiti dalla concezione dello spazio: all’inizio ci muoviamo all’interno di una pecie di osteria dove Falstaff dispensa la sua filosofia di vita. È lui ad educare il giovane principe ai piaceri della vita e all’eccesso, mentre nella seconda parte la scena viene repentinamente spogliata e si entra, come in un girone dantesco, in un luogo cupo ed inospitale che è il mondo di Enrico IV, il vero padre del principe che lo richiama all’ordine e ai suoi doveri.”
Lei interpreta entrambi i personaggi – sia Falstaff sia re Enrico IV – due figure che ci appaiono agli antipodi…
“Il motivo di questa doppia interpretazione sta nel fatto che, insieme con il regista Andrea De Rosa, volevamo rappresentare due diverse visioni del rapporto padre/figlio: da una parte l’universo Falstaff, con la spensieratezza della gioventù, e dall’altra Enrico IV, con la razionalità del mondo adulto. Quello che più mi ha affascinato di questa figura è il senso di anticonformismo: Falstaff si chiama fuori dal mondo, in qualche modo, e dispensa la sua saggezza. Si tratta di un personaggio che a volte deride gli altri, a volte arriva addirittura a rubare: pratica l’eccesso ma, alla base dei suoi comportamenti, c’è un uomo libero. Seguendo questa direzione ho cercato di rappresentare Falstaff. L’idea della libertà mantiene in sé un fascino irrepetibile.”
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BIGLIETTI
INTERI
Platea € 32,00 ● Posto palco € 24,00 ● Galleria € 16,00
Ridotti (escluso domenica)
OVER 60
Platea € 28,00 ● Posto palco € 20,00 ● Galleria € 14,00
UNDER 26
Platea € 20,00 ● Posto palco € 16,00 ● Galleria € 12,00
SOCI UNICOOP FIRENZE (martedì e mercoledì)
Platea € 25,00 ● Posto palco € 18,00 ● Galleria € 13,00