Opera in cinque atti
Libretto di Jules Paul Barbier e Michel Florentin Carré, tratto da Faust et Marguerite di Michel Florentin Carré e Faust. Der Tragödie erster Teil di Johan Wolfgang von Goethe
Musica di Charles Gounod
Personaggi e interpreti:
Faust: Mario Zeffiri
Méphistophélès: Mark Schnaible
Marguerite: Marika Schönberg (21.01); Olena Toker (22.01)
Valentine: Jonathan Michie
Siébel: Kathrin Göring
Wagner: Matteo Ferrara
Marthe: Karin Lovelius
Direzione musicale: Anthony Bramall
Regia, scene: Michiel Dijkema
Costumi: Claudia Damm
Ripresa allestimento: Patrick Bialdyga
Luci: Michael Röger
Drammaturgia: Cristian Geltinger
Maestro del coro: Alessandro Zuppardo
Coro dell’Opera di Lipsia
Orchestra Haydn di Bolzano e Trento
Coproduzione Oper Leipzig, Fondazione Orchestra Haydn di Bolzano e Trento
La paura dell’operato malefico del diavolo agitò per secoli le anime pie, ma fornì pure, in un naturale processo d’esorcizzazione, lo spunto per la creazione di numerose opere letterarie, artistiche e musicali. Il Faust di Gounod è uno straziante atto di fede alla misericordia di Dio, da parte dell’umanità abbandonata alle insidie e alle tentazioni del demonio. A lasciarlo intendere è l’alternanza tra sonorità talora cupe, atte a descrivere il mondo luciferino, e talora eteree e solenni, impiegate per ricreare i sentimenti contrastanti dei credenti, dalla speranza alla disperazione, dall’amore alla dannazione.
Michiel Dijkema cura sapientemente scene e regia di questa coproduzione proveniente dall’Oper Leipzig e ripresa a Bolzano da Patrick Bialdyga. Nell’epoca odierna, è inutile nascondercelo, continua a persistere tra le arti il decostruttivismo, sovente impiegato per mascherare un imbarazzante vuoto di contenuti. Il regista olandese si affranca da codesta forma mentis e va controcorrente. Opta, infatti, per un allestimento tradizionale, dimostrando come per far bene non serva strafare o, ancora peggio, stravolgere. La scenografia è semplice, costituita dal muro di una fornace con cinque porte, che si aprono a rivelare controscene scarne ma efficaci, e arricchita man mano di pochi altri elementi, quali una panchina, un letto, un crocifisso, sineddoche degli ambienti previsti dal libretto. I costumi ottocenteschi di Claudia Damm e le luci di Michael Röger completano la piacevole ambientazione passatista. A livello drammaturgico, le modifiche approntate da Cristian Geltinger risultano pertinenti, si voglia anche per l’indefinitezza dell’opera che lascia sospese le vicende di alcuni personaggi e quindi le permette.
Tra gli interpreti spiccano Mark Schnaible, Méphistophélès dalla voce omogenea, sontuosa e dai bei colori, e Karin Lovelius, Marthe anzianotta ma dall’ottima intonazione. Kathrin Göring è un Siébel pulito e argentino. Jonathan Michie, nel ruolo di Valentine, è baritono davvero interessante e dotato. Matteo Ferrara tratteggia un buon Wagner. Deludenti, invece, sono state le prestazioni dei due amanti dannati. Faust sta troppo largo a Mario Zeffiri che, nonostante qualche momento ben riuscito nel primo atto, manca di estensione e slancio. Evidenti sono i problemi d’intonazione di Marika Schönberg che non dà l’impressione di essere un vero soprano di coloratura. Peccato, perché è attrice talentuosa nell’interpretare Marguerite e una maggior studio della vocalità avrebbe reso ottima la sua esecuzione.
Ben preparato da Alessandro Zuppardo il Coro dell’Opera di Lipsia.
Anthony Bramall dirige in maniera assai equilibrata l’Orchestra Haydn, tingendo dei giusti colori i vari momenti della tragedia. Scolpisce la musica, tirando fuori dalle sezioni un’omogeneità di suono che accompagna i cantanti senza mai sovrastarli. Tutto è analizzato nei minimi dettagli e chiare sono le idee interpretative del maestro, costituite da dinamiche e pigli che restituiscono adeguatamente ora l’intensità ora la frivolezza ora la tragicità del linguaggio di Gounod. Commovente il terzetto finale ove, al culmine dell’opulenza sonora, la bacchetta di Bramall colpisce il cuore dello spettatore, elevandolo per un attimo al cielo.
Applausi entusiasti da parte del gremito pubblico.