Per il Giorno della Memoria (la ricorrenza internazionale celebrata ogni 27 gennaio in ricordo delle vittime dell’Olocausto) il Teatro Elfo ospita la mise en espace del testo teatrale IL VICARIO, proposta da un gruppo di bravissimi attori che dopo le comuni esperienze di spettacoli con Latella, si sono ritrovati per questo progetto.
“Il Vicario” di Rolf Hochhuth, uscito in Italia per i tipi di Feltrinelli nel 1964, non mancò di suscitare polemiche per le accuse alla Chiesa sui suoi presunti silenzi durante lo stermino degli ebrei. La polemica si elevò di tono tanto da sfociare in una vera e propria censura. “Il Vicario” venne rappresentato nel 1965 da Gian Maria Volontè e Carlo Cecchi, ma la pièce non fu portata a termine per l’arrivo delle forze dell’ordine. E da allora è calato sul “Vicario” un’inquietante cortina di silenzio. Scompare, infatti, dai cartelloni teatrali e dalle librerie fino a quando una piccola casa editrice, la Wizarts nel 2002 non decide di rieditarlo.
A questo punto però si impone una domanda. Perché il sistema editoriale, almeno quello di sinistra (allora maggioritario), non ha più ristampato “Il Vicario”? Perché il sistema teatrale sensibile ai diritti civili non l’ha più messo in scena quando i teatri di molti paesi europei hanno continuato a rappresentarlo fin dal 1963? Evidentemente, in Italia, la moral suasion (per usare un eufemismo) vaticana non ha incontrato barriere libertarie, ma sterili ipocrisie.
Il tema della pièce non è tanto il silenzio della Chiesa sull’Olocausto, ma quello specifico di Papa Pacelli. I personaggi cardine del dramma sono il giovane gesuita Padre Riccardo (voleva informare la Chiesa dello sterminio in corso), l’ufficiale delle SS Gerstein (si schiera contro il regime nazista), il dottore (Mengele?) che incarna il male assoluto, e Pio XXII il cui silenzio sul genocidio è stato assordante. Solo un fermo intervento del Papa avrebbe, forse, avuto la forza di fermare gli eventi. Padre Riccardo e Gerstein dismettono le loro divise (metafore delle ideologie) e tentano inutilmente di farsi ascoltare da vari prelati in Vaticano. Fino ad arrivare al Pontefice. Alla fine il giovane Riccardo decide, vista la totale indifferenza generale, di mettersi una stella di Davide sul petto davanti al Pontefice e di finire anche lui in un carro alla volta dei forni.
La decisione di riportare sulla scena una pagina oscura della storia della Chiesa, cade in un momento topico: il processo di beatificazione in corso di Papa Pacelli. D’altra parte questo processo è coerente con l’atteggiamento delle gerarchie vaticane che, con la elezione al soglio di Pietro del cardinale Ratzinger, hanno indossato una veste integralista nel dominio della fede e assunto un atteggiamento invadente ed arrogante nel dominio temporale. Se non ci saranno svolte impreviste, Ratzinger continuerà a risalire la corrente della storia per essere alla fine incoronato Papa Re.
“Il Vicario” è presentato in forma di lettura scenica da un valentissimo gruppo di giovani, ma già affermati attori: Matteo Caccia, Marco Foschi, Enrico Roccaforti, Cinzia Spanò, Fabio Pasquini e Rosario Tedesco che ha curato l’adattamento (scegliendo le scene più rappresentative del testo) e la regia. La forza del testo e l’intensa e sofferta interpretazione degli attori hanno coinvolto razionalmente ed emotivamente un pubblico attento, numeroso e riconoscente. Luci di Giuliano Almerighi