…..dunque dove eravamo rimasti? Ah sì.
– Jimmy Page, chitarre: prende in mano la sua prima chitarra all’età di tredici anni ed ha come insegnante il session man “Big” Jim Sullivan, lo stesso di Ritchie Blackmore dei Deep Purple. I suoi gusti spaziano dal folk di artisti come Bert Jansch e John Renbourn e al blues di Robert Johnson, Elmore James, B.B. King, Freddie King. Lo stile di Jimmy Page è uno stile di diretta derivazione blues, con uso pressoché costante di scale pentatoniche, ma con uno stile compositivo ed esecutivo personale. A venti anni può già contare esperienze ed incisioni come apprezzato session-man con, tra gli altri: The Crusaders, Jeff Beck, Eric Clapton, Marianne Faithfull, The Rolling Stones, Van Morrison, Dave Berry e al primo singolo degli Who: I Can’t Explain. Così viene assunto da Andrew Loog Oldham, manager dei Rolling Stones, in qualità di produttore della neonata etichetta Immediate Records. Il nuovo ruolo gli permette di incidere e produrre canzoni di John Mayall, Nico, Chris Farlowe ed Eric Clapton, ormai suo grande amico. Per questo motivo Page rifiuta l’offerta di sostituire proprio Clapton negli Yardbirds, suggerendo, al suo posto, Jeff Beck. Durante maggio del 1966, il batterista Keith Moon, il bassista John Paul Jones, il tastierista Nicky Hopkins, Jeff Beck e Page registrarono Beck’s Bolero negli studi londinesi IBC Studios. Entro poche settimane a Page viene nuovamente offerto un posto negli Yardbirds e stavolta accetta, anche se il posto da coprire è quello del bassista. Passato, poi, alla chitarra insieme a Beck, con Chris Dreja nel ruolo di bassista, la band si trova nella singolare e scomoda circostanza di avere due assolute primedonne nel ruolo di solista; i cui conflitti minano il potenziale di questa formazione. Lasciando spazio alla nascita di un gruppo con un successo planetario, all’epoca, secondo solo, e non sempre, a quello dei Beatles. È stato collocato sul podio nella lista dei migliori cento chitarristi insieme a Jimi Hendrix e Eric Clapton.
“Penso che nessuno abbia mai incarnato la composizione di un riff meglio di Jimmy Page, è una delle menti musicali più eccelse della musica rock”. (Brian May, Queen).
– John Paul Jones, basso, polistrumentista: è stato fortemente influenzato da artisti quali Big Bill Broonzy, Charles Mingus e Sergej Rachmaninov. Viene mandato a studiare musica nel collegio di Blackheath e all’età di 14 anni diventa organista in una chiesa locale; è in questo periodo che acquista il primo basso. A 15 anni entra a fare parte della sua prima band, The Deltas; poi nella band jazz-rock dei Jett Blacks, della quale faceva parte anche il chitarrista John McLaughlin. La sua fama inizia quando conosce Jet Harris e Tony Meehan, appena separatisi dai The Shadows. Dopo aver suonato per i due in alcuni brani, intraprende la carriera di turnista dal 1962 al 1968, già sotto contratto dalla Decca Records. Quindi si occupa dell’arrangiamento degli archi nel brano “She’s a Rainbow” dei Rolling Stones. Fra le altre collaborazioni spiccano quelle con Jeff Beck, Cat Stevens, Rod Stewart, Shirley Bassey, Dusty Springfield, Tom Jones e Nico. John Paul Jones conosce Jimmy Page durante la registrazione dell’album di debutto di Jeff Beck, Truth. Nel 1968 Jimmy Page vuole formare un gruppo con il nome di New Yardbirds. La prima formazione di questa band prevede, oltre allo stesso Page, il cantante Terry Reid e il bassista Chris Dreja, che aveva sostituito John Entwistle (Who), ma anche questi ultimi si defilano, lasciando il posto alla voce di Robert Plant e al batterista John Bonham, che sostituisce le bacchette di Keith Moon (Who). Allo scioglimento della band del dirigibile, perché è così che poi si chiamerà, nel 1980, collaborerà, tra gli altri, con Robert Fripp, R.E.M., Heart, Ben E. King, Paul McCartney, Peter Gabriel, Foo Fighters, Brian Eno.
“Stavo vagando da un paio di giorni assonnato per casa, dopo diverse collaborazioni non avevo nulla da fare. Fino a che mia moglie mi ha detto: “La smetti di trascinarti per casa? Esci di qui, fai qualcosa, cercati una band!”. Avevo appena saputo che un musicista con cui avevo precedentemente collaborato, Jimmy Page, cercava un bassista”. (John Baldwin aka John Paul Jones).
– John Bonham aka Bonzo, batteria, percussioni: è considerato uno dei più grandi e influenti batteristi della storia della musica rock e blues. Il suo stile, basato su un’alchimia di estro e aggressività, creatività e tecnica, ha contribuito a innovare e stravolgere completamente il modo di concepire la batteria e le percussioni nella musica contemporanea. Inizia con un piccolo drum kit fatto di lattine di caffè imitando i suoi idoli Buddy Rich e Ginger Baker. Non ha mai preso nessuna lezione di batteria, si limita a chiedere consiglio ad altri batteristi della sua città. Incontra non poche difficoltà nella sua carriera perché viene ritenuto troppo rumoroso, e, per un periodo, i locali della sua zona giungono addirittura a non far suonare gruppi che abbiano John Bonham alla batteria. Terminata la scuola va a lavorare con suo padre come falegname apprendista ma entra a far parte di una band semi-professionale chiamata Terry Webb and the Spiders. Successivamente suona anche in band come The Nicky James Movement e The Senators (che ebbe anche un discreto successo col singolo “She’s a Mod”), diventando un batterista a tempo pieno. Infine suona con i Crawling King Snakes, con un giovane Robert Plant al microfono. John e Plant diventano amici, così nel, 1968, viene invitato nella nuova band di Plant chiamata Band Of Joy e lui accetta. All’inizio della carriera, John è talmente mansueto da venire soprannominato “Bonzo” come il cane bonario di un cartone animato. Ben presto lo shock di passare da ragazzo della campagna inglese, quale era, a una superstar acclamata da milioni di fans, perennemente in viaggio lontano dalla famiglia che ama profondamente, lo porta alla vicinanza con gli alcoolici. Che spesso lo trasformano da Bonzo a “the beast”. Ogni volta che torna a casa, invece, ritrova la quiete familiare nella sua fattoria e il suo vero carattere. In una notte di ulteriori eccessi, sottoforma di quaranta bicchieri di vodka, il suo cuore decide che non è più il caso di continuare a battere. Aveva trentadue anni, era il 1980.
Nel 2011, la rivista Rolling Stones lo ha insignito del titolo di miglior batterista di tutti i tempi.
“Ragazzo, il tuo piede destro è più veloce di quello di un coniglio!” (Jimi Hendrix)
– continua –