Al Teatro dell’Opera di Roma arriva finalmente il Werther di Jules Massenet nel celeberrimo allestimento dell’Opera di Francoforte (del 1996) con la regia di Willy Decker. Dopo l’inaugurazione di Rusalka, la stagione del teatro romano riparte con il Settecento di Goethe e l’Ottocento di Massenet in un allestimento pregevolissimo, minimalista e fortemente simbolico, ma perfettamente calato nel preciso momento storico per raccontare la struggente storia d’amore di Werther e Charlotte. La messa in scena concepita da Decker è una perfetta sintesi tra Goethe e Massenet. “La sostanza è goethiana, ma la prospettiva, cioè il modo di guardare quest’imprescindibile sostanza, è ottocentesca. Ho voluto insomma immaginare Massenet mentre osserva o contempla il Settecento di Goethe” spiega il regista che fa muovere i due innamorati infelici su un’unica grandiosa scena, quasi una sorta di scatola dal taglio sghembo e che sembra racchiudere l’animo infelice di Charlotte, imprigionato nel suo piccolo mondo borghese fatto di convenzioni e di regole, ma letteralmente squarciato dall’arrivo inaspettato del giovane Werther, di animo tormentato e puro in un incontro folgorante che li estrania dal resto del mondo.
Il decisivo contrasto emotivo è giocato efficacemente non solo sulle scene e i costumi storici di Wolfgang Gussmann, ma anche con le luci (di Joachim Klein) e i colori stessi degli abiti (dallo sfolgorante giallo di Werther al magnifico blu di Charlotte), dalla luce accecante dell’esterno dove si muove Werther al buio tetro della dimora di Charlotte fino al manto bianco della neve nel quarto atto. Di certo i due amanti appaiono sempre totalmente immersi nella loro solitudine, nell’impossibilità di amarsi in ogni luogo e in ogni momento in duetti spesso struggenti e infinitamente toccanti: merito anche di Francesco Meli che nel ruolo di Werther fa mostra di un timbro perfetto per il ruolo, ma anche di una notevole aderenza psicologica ripercorrendone tutte le sfumature dell’animo e della composta Veronica Simeoni nel ruolo dell’infelice Charlotte, ora moglie infelice e poi innamorata disperata. Jean-Luc Ballestra è il severo Albert, Ekaterina Sadovnikova la giovane Sophie. Mentre Johann (Alessandro Spina) e Schmidt (Pietro Picone) vengono trasformati in una sorta di coppia comica che fa capolino dalle scene quasi a stridere con la drammaticità del testo.
Dirige l’Orchestra romana sul podio il maestro Jesùs Lòpez-Cobos perfetto nel restituire colore e pathos romantico, ma intimo alla struggente partitura. Ultime due repliche martedì 27 alle ore 20 e giovedì 29 alle ore 18. Da non perdere prima del prossimo appuntamento della stagione, il Rigoletto di Verdi ripreso da Leo Muscato in scena dal 4 all’8 febbraio.